I secondi vent'anni di Tony Cairoli

Nel 1984 fece scalpore in Italia l’autobiografia di Marina Ripa di Meana, già coniugata con il duca Lante della Rovere, bellissima, disinibita e trasgressiva donna dell’alta società romana che - con ironia e un pizzico di sadico piacere - raccontò avventure, disavventure e suoi misteriosi e innominabili compagni di viaggio, attorno ai quali si scatenarono le curiosità e le pruderies dei salotti meglio frequentati della capitale. Il titolo di quel libro, azzeccatissimo e di grande successo - tanto che ne fu tratto anche un film - era ‘I miei primi quarant’anni’. Da allora quell’età, i quarant’anni, è diventata nell’immaginario collettivo quasi una sorta di soglia rivelatrice, un’occasione per fare dei bilanci, per raccogliere le idee e ripartire con slancio verso nuovi traguardi, avendo però il coraggio di raccontare soprattutto a sé stessi fallimenti, eccessi e gioie vissuti nella ricerca della piena consapevolezza. Ma ci sono delle eccezioni; ci sono individui che hanno la fortuna di riuscire a sentirsi sempre giovani e di sapere conservare lo spirito di sempre. Sono quegli uomini che Vitaliano Brancati invidiava poiché capaci di avere due volte venti anni, senza festeggiarne quaranta. Ecco, Antonio ‘Tony’ Cairoli è uno di questi, un eterno ragazzino, che continua a curare la propria preparazione fisica, che custodisce la propria resistenza e il grande talento che gli ha fornito la natura. E che in più di venti anni di gare gli ha permesso di fare la differenza e di conquistare ben nove titoli mondiali di motocross, sei dei quali vinti consecutivamente, diventando uno dei piloti della categoria più vittoriosi di sempre. Un eterno ragazzino che non ha mai dimenticato le sue origini, nella siciliana piccola Patti, tra capo Milazzo e capo Calavà, dove nel 1985 di Marina Ripa di Meana e del suo libro si parlava ancora sottovoce. Come abbia fatto un siciliano a innamorarsi del motocross rimane ancora un mistero, ma è storia che Tony, dai capelli ricci e scuri, gli occhi vispi e lo sguardo di chi sa bene quello che vuole, sia salito per la prima volta su una moto da minicross a quattro anni. Gli amici non lo ricordano come un allegrone, anzi ne parlano come di un ragazzo piuttosto introverso, un giovane allegro ma fissato con le moto e perennemente incantato da quei passaggi che il cugino Enzo faceva avanti e indietro nel greto di un fiume vicino casa in sella alla sua moto da cross. Sulla Vespa di papà Benedetto, andando e tornando da scuola aveva imparato ad amare il suono del due tempi e l’effetto del vento in faccia. Poi, una volta in possesso della sua prima moto, il mondo gli era sembrato già ai piedi. Fu quando il babbo arrivò con una Italjet 50 legata al cofano della macchina. Quel ‘velocifero’ gli sembrò un’astronave. Vero, somigliava a un parente poverissimo della Vespa e della Lambretta, ma costava quasi quattro milioni di lire e il babbo si era svenato per regalarglielo. E a volte bisognava tenerlo fermo perché altrimenti uno stipendio sarebbe andato via in carburante. Avuta la moto, mancava la pista. Ma Tony non si perse d’animo e armato di pala scavò e ammucchiò terra fra l’aranceto e il mandorlo, tracciando tutto da solo in cortile un mini circuito che comprendeva anche un passaggio davanti alla porcilaia. E dalla moto non scese più. E presto tutta la provincia di Messina, fino alle Eolie, incominciò a parlare di un grillo salterino che volava in alto sulla pista di Santa Nicolella a Montagnareale - a meno di un chilometro da casa - sulla quale dopo un po' Tony incominciò a girare. Sempre sotto lo sguardo vigile e con il sostegno appassionato di papà Benedetto. Eh sì, perché a suo tempo anche il papà aveva accarezzato il sogno di diventare un pilota di moto, ma le condizioni economiche della famiglia avevano soffocato i suoi desideri sul nascere. E avere un figlio così entusiasta per gli sport a motore quasi lo ripagava per quanto aveva sofferto il non poter inseguire le proprie ambizioni, anche perché il suo di padre non aveva mai avuto nessuna intenzione di sostenerlo. A quarant’anni, ma tu guarda il caso, a Benedetto - classe 1946 - la vita spalancò l’occasione di rivedersi un giorno nel figlio, il quarto e ultimo nato di casa Cairoli. E furono sacrifici per tutti quando fu chiaro che Tony le qualità le aveva. Mamma Paola andò a servizio, mentre alle sorelle e ai futuri mariti venne richiesto di adeguarsi alla causa comune: arrangiarsi per aiutare Tony. Furono anni di pezzi di ricambio di fortuna, pantaloni e giubbotti rattoppati, riparazioni fatte con il fil di ferro e il nastro adesivo, gomme di terza mano o addirittura lisce. Al resto doveva pensare il talento di Tony, che non doveva preoccuparsi di nulla più che andare al massimo. E rialzarsi dopo ogni caduta, nella speranza di non aver riportato danni. Dalle prime gare di minicross a sette anni e conseguente conquista di titoli regionali e juniores, fino alla categoria 125 e al campionato italiano cadetti vinto nel 2001 in sella a una Honda CR 125. Un anno prima di vincere poi anche il titolo nazionale junior. Nel 2002, dopo lunghi viaggi, enormi sacrifici e una veloce rincorsa alle categorie superiori, Tony Cairoli approdò al campionato mondiale. Lasciandosi alle spalle anche una grave crisi finanziaria risolta grazie al supporto di Roberto Stefanini, concessionario Honda di Parma. Stefanini si può dire che apparve al momento giusto nella vita di Tony. Era in vacanza in Sicilia quando ebbe occasione di vederlo in azione. Si presentò, facendo presente chi fosse: nientedimeno che il fornitore dei fratelli Cutroneo, titolari del Moto Club Trinacria. Sbalordito, andò in giro ripetendo che “Tony ha un grande talento, ha solo bisogno di una buona moto che sia proporzionata alla sua età”, e detto fatto lo tirò fuori dai guai. Da lì in avanti la carriera di Tony decollò finché - diciottenne - franò alla corte dei fratelli Martin nel campionato iridato. La sede del team di Claudio De Carli -ex pilota del mondiale cross e primo italiano a vincere nel 1987 una manche nella categoria 500 cm3 - è a Roma, in zona Boccea. Dal 1995 la squadra ha messo in bacheca un titolo mondiale 125, quello di Alessio ‘Chicco’ Chiodi, conquistato nel 1997. Il team poteva contare sul supporto diretto di Yamaha Europe. Quando Cairoli arrivò su presentazione di Concetto Giunta nel 2004, le referenze di due stagioni buie con Honda Martin non lo aiutavano, si era qualificato soltanto in Russia, nell’ultimo GP del 2002. A Malagrotta De Carli lo fece montare su una YZF 250 e lo fece girare, poi gli impose preparazione fisica e mentale e lo accompagnò passo passo verso una crescita esponenziale che trovò il suo momento più alto alla prima vittoria di GP alla Cittadella di Namur nel 2004, prima vittoria di un italiano su uno dei circuiti più iconici del mondo. A fine stagione Cairoli fu terzo assoluto. Ma fu solo l’inizio della sua straordinaria ascesa all’Olimpo della disciplina. Nel 2005, dopo una stagione esaltante e piena di sorprese, Tony conquistò il suo primo titolo mondiale, fra cadute e imprevisti, con un GP d’anticipo. Il 2006 fu una stagione vissuta sulla lama del rasoio, in continuo duello con il francese Christophe Pourcel, che alla fine conquistò il successo finale. Fu l’ultimo intoppo vero della carriera di Tony, che da lì in avanti dominerà nelle classi MX2, MX1 e successivamente nella MXGP, tra vittorie, fratture e ritorni esaltanti. Senza mai mollare un attimo. Ottenendo complessivamente 94 successi in 281 partenze e 93 pole position. E rivoluzionando uno sport e la maniera di interpretarlo. Fino al momento in cui è arrivata per lui la fatidica data del ritiro, nell’ottobre 2022, comunicato con sincerità e un pizzico di amarezza: “Non è stata una decisione facile da prendere, ma è arrivato il momento per chiudere un capitolo della mia vita e aprirne un altro… …non può essere sempre Velocità, Fango e Gloria […] Il mio pensiero va a mia madre, a mio padre, alla mia famiglia; a quegli anni in Sicilia quando le prime gare erano solo sogno e sacrificio, per tutti. Ogni volta che ho vinto un titolo, il mio pensiero andava a loro; ne sono arrivati nove di titoli, qualcosa che non avrei mai potuto immaginare quando, attorno a casa, bruciavo litri di miscela girando in tondo". Appesa la pettorina al chiodo, Tony ha intrapreso dapprima l’attività di Team Manager KTM, per poi diventare collaudatore Ducati. Nel 2024 e nel 2025 è tornato a gareggiare in qualche gara iridata e quest’anno ha fatto esordire nell’AMA la Ducati Desmo450 MX. Unanime il giudizio sull’impronta che ha lasciato nel team di De Carli e su quanto abbia inciso sulla storia della KTM, posizionata con cinque titoli di fila nella classe regina, ai vertici della specialità. Tony Cairoli nei suoi primi quarant’anni ha fatto la storia del motocross: nel 2010 ha riportato la KTM al trionfo in MX1 dopo anni di insuccessi seguiti alla vittoria di Heinz Kinigadner nel 1984, nello stesso anno ha portato per la prima volta una 350 a vincere nel mondiale cross, ha saputo tornare ai massimi livelli nel 2017 battendo avversari molto più giovani di lui, è stato protagonista fino in fondo anche nel motocross delle Nazioni nell’anno del ritiro ufficiale. La sua guida morbida gli consentì di battere i rivali sulle 450 di cilindrata pur correndo con una moto di cubatura inferiore, forte delle sue qualità e di una qualità su tutte: imparare osservando gli altri. Per poi fare meglio di loro. Come quando De Carli lo spedì in Belgio, a Lommel, a lavorare sulla sabbia per diventare un campione. Oggi Tony Cairoli non ha rimpianti, il suo sogno è sempre quello di avviare una scuola di livello internazionale per giovani, purché disposti al sacrificio. In attesa magari che uno dei due figli prenda la strada del papà, sotto gli occhi amorevoli di mamma Jill, olandese, figlia e sorella di crossisti e sua inseparabile compagna dal 2005. Un po' più dei diciotto anni passati assieme a Claudio De Carli, che di lui ricorda che “non si lamentava mai, lavorava sodo, non piangeva mai, andava fortissimo ed è stato fedelissimo al team”. Tony Cairoli festeggia quarant’anni, con le ossa segnate da tante cadute e fratture al gomito, alla spalla, al ginocchio che gli hanno condizionato almeno un paio di corse ad altrettanti titoli mondiali. E il cui fisico è ancora da ragazzino di venti anni, appunto, come sarebbe forse piaciuto anche a Vitaliano Brancati. “Mi sorprendo ogni volta perché, in realtà, non so cosa potrei fare se ricominciassi ad allenarmi come prima. Ma comunque, non è più il momento. Ora mi godo solo le corse e la famiglia, godermi la famiglia, godermi le corse, senza correre rischi e semplicemente guidare per migliorare la moto e divertirmi”. Dal 23 settembre del 1985 al 23 settembre del 2025, Tony Cairoli ha portato l’Italia del cross dove nessuno prima era mai riuscito a portarla, diventando una leggenda in uno sport che è un mix di velocità e di spettacolo, dove il feeling con la moto è tutto, il sacrificio la chiave del successo, la passione ne è il motore. A un passo dal belga Stefan Everts, dieci titoli mondiali e 101 gran premi e da Ricky Carmichael, 10 titoli AMA Pro.

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Lucio Rizzica