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NBA Preview: Warriors, sfida contro Detroit

NBA

Stefano Salerno

Steph Curry e Kevin Durant hanno dimostrato da subito di essere in sintonia, in campo e fuori (Foto Getty)
SALT LAKE CITY, UT - DECEMBER 8:  Stephen Curry #30 of the Golden State Warriors reacts to a play against the Utah Jazz during the game on December 8, 2016 at vivint.SmartHome Arena in Salt Lake City, Utah. NOTE TO USER: User expressly acknowledges and agrees that, by downloading and or using this Photograph, User is consenting to the terms and conditions of the Getty Images License Agreement. Mandatory Copyright Notice: Copyright 2016 NBAE (Photo by Garrett Ellwood/NBAE via Getty Images)

Nel match che andrà in onda a partire dall'1.30 su Sky Sport 2, i Golden State Warriors sfidano i Detroit Pistons prima di ripartire in direzione Cleveland per l'appuntamento di Natale con il rematch delle ultime finali NBA. Ad attenderli ci sarà una squadra in difficoltà, che arriva da quattro sconfitte e proverà in tutti i modi a invertire la rotta 

Nel calderone da 14 partite che precede la pausa per la vigilia di Natale (si torna sul parquet  irettamente con il Christmas Day del 25 dicembre), c’è anche un interessante Detroit Pistons-Golden State Warriors, in onda dall’1.30 su Sky Sport 2. Per i ragazzi di Steve Kerr è la seconda trasferta in back-to back in un giro di tre gare a Est che si chiuderà alla Quicken Loans Arena domenica alle 20.30 ora italiana (diretta su Sky Sport 2 e in chiaro su Cielo). Un ritorno al Palace of Auburn Hills, pronto a chiudere i battenti a fine stagione, quasi a distanza di un anno dal ko con cui gli allora campioni NBA chiusero una prima metà di stagione perfetta. A Golden State quella sera non bastò uno Steph Curry da 38 punti con 7/15 da tre in una gara in cui tutto il quintetto dei Pistons andò in doppia cifra, guidato dalla doppia doppia di Andre Drummond da 14+21 e dai 20 punti e 8 assist di Reggie Jackson. Una partita anomala in cui Detroit fece gara di testa sin dal primo quarto, senza che gli Warriors riuscissero mai a rientrare realmente in partita. Un incontro nel quale venne a mancare la fiammata che invece è arrivata puntuale nel secondo tempo della sfida della scorsa notte contro Brooklyn: un ciclone che ha travolto le resistenze dei Nets andati negli spogliatoi sul +16 e ritrovatisi 24 minuti dopo sul 117-101 in favore degli Warriors. Una partenza lenta per Golden State, col quintetto in parte rivoluzionato dall'assenza del neo papà Draymond Green, al cui posto ha giocato Kevon Looney.

Regalo di Natale per Green – La presenza del numero 23 nelle prossime due gare infatti è ancora tutta da definire. Draymond Green farà di tutto per esserci dopo che nella giornata di ieri è letteralmente scappato via dal ritiro newyorchese della squadra di San Francisco per assistere alla nascita di Draymond Jr., il suo primogenito. Steve Kerr aveva provato invano a convincerlo a non partire per la trasferta di New York: “Ne avevamo discusso dopo la partita contro Utah della possibilità che restasse a casa in vista della nascita prevista di suo figlio. È il tipico tempismo dei padri. Le donne sono perfette in quel ruolo, gli uomini un disastro. Draymond infatti era convinto che non sarebbe nato prima di una settimana e per questo ha deciso di venire in trasferta con noi e di allenarsi regolarmente. Peccato che stamattina al risveglio in albergo a Manhattan ho trovato soltanto un messaggio in cui diceva che stava tornando a Oakland”. In dubbio quindi la presenza del numero 23 in quella che è a tutti gli effetti la gara di casa per lui che è nato a Saginaw (a poco più di un'ora d'auto da Detroit) dove è cresciuto e dove ha poi frequentato l'università di Michigan State dal 2008 al 2012. “Non ho mai provato un’emozione come questa”, è stato il suo commento una volta arrivato a casa e aver trovato ad attenderlo il più bel regalo di Natale che potesse desiderare.

 

 

Warriors 2.0 – Un’assenza che eventualmente peserà, ma che non fermerà di certo la macchina da pallacanestro che Steph Curry e compagni hanno già rodato in questi primi due mesi di regular season. Il secondo miglior attacco dell’NBA (dietro i sorprendenti Toronto Raptors) e la miglior squadra per Net Rating dell'intera lega (+13), è riuscita a trovare subito la quadratura del cerchio dopo la rivoluzione estiva del roster. Il 71.7% dei canestri di Golden State sono assistiti (i Raptors con il loro 50% tondo sono al 29° posto: davvero strana l’NBA), ma è in difesa che sono subito riusciti a girare quelle due o tre viti che nelle prime gare sembravano essere non ancora fissate al loro posto. Gli Warriors nelle ultime quindici partite sono di gran lunga la miglior difesa NBA (97.6 con i Grizzlies secondi distanti due punti), sintomo di come le sconfitte iniziali contro Spurs e Lakers siano state una doccia rigenerante più che i primi segnali di cedimento. Le dieci vittorie nelle ultime undici gare disputate hanno molto il sapore di cavalcata trionfale, una marcia che i disastrati Pistons di questi ultimi tempi dovranno provare ad arginare.

Pistons in affanno – Detroit infatti ha perso le ultime quattro gare, tre delle quali contro dirette concorrenti per i playoff a Est (Washington, Indiana e Chicago), seguite poi dalla sconfitta contro Memphis, con la squadra del Michigan mai in partita e con enormi problemi in attacco a trovare con continuità il canestro. Il Net Rating delle ultime quattro sfide è impietoso: -20.6, peggior dato NBA e seconda peggior prestazione al tiro con un modesto 41.2% dal campo, davanti solo ai Grizzlies che come loro erano stati chiamati a dare una prova di forza nella sfida che li ha visti sconfitti 98-86. Una risposta che non è arrivata dopo il rovinoso ko contro i Bulls che ha fatto infuriare coach Stan Van Gundy. L'ex allenatore dei Magic non ha digerito l'atteggiamento rinunciatario dei suoi, così come non ha gradito la riunione della scorsa settimana con soli giocatori in cui Andre Drummond e compagni avevano provato a discutere di questo difficile momento. “Team meeting my ass”, ha esordito senza troppi fronzoli il coach. “Abbiamo giocato una partita disgustosa. Non è stato professionale, anzi: è stato umiliante e imbarazzante”. Una bella scimmia da scrollarsi dalle spalle, proprio contro l’avversario peggiore che potesse capitare in questo momento a Detroit.