Nella notte gli Warriors sono stati travolti 125-85 da Boston tra le mura amiche del Chase Center, subendo così la peggior sconfitta casalinga negli ultimi quarant’anni per la franchigia. E la batosta subita dai Celtics ha segnato anche altri due record negativi per Golden State, a conferma del momento di crisi profonda vissuto dalla squadra di Steve Kerr, ora come ora fuori anche dalla zona play-in a Ovest
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Che non fosse una gran serata per gli Warriors lo si era capito da subito, perché fin dal 1° quarto i Celticsavevano dato l’impressione di essere arrivati al Chase Center con tutta l’intenzione di portarsi a casa una vittoria. E la vittoria, in effetti, è arrivata al termine di una partita il cui risultato non è mai stato in discussione e nella quale è emersa tutta la distanza che al momento separa le due squadre che si erano giocate il titolo nel 2022. Boston, con una eccellente prova di squadra, ha ribadito di non avere alcuna intenzione di abdicare dopo il trionfo del giugno scorso, mentre Golden State ha confermato di essere piombata in una crisi ora aggravata anche dal punto di vista morale da una sconfitta per molti versi storica.
Mai così male dal 1985
La data del 20 gennaio 2025, purtroppo per Golden State, è destinata a rimanere nella storia della franchigia, perché quella subita dai Celtics è la peggior sconfitta casalinga degli ultimi 40 anni. L’ultimo crollo del genere, infatti, era arrivato il 15 gennaio del 1985, quando la squadra giocava ancora alla Oakland-Alameda County Coliseum Arena e perdeva 149-104 contro i Dallas Mavericks. Non solo, la batosta subita da Boston è la peggior sconfitta dall’avvento di Steve Kerr in panchina, avvenuto nell’estate del 2014, e gli 85 punti totali segnati rappresentano il punteggio più basso mai fatto registrare dagli Warriors con Steph Curry in campo e Kerr in panchina. E ora la classifica, che con il record di 21-21 vede Golden State all’11° poso a Ovest, comincia davvero a preoccupare.
