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Folle Lonzo Ball: le scarpe personalizzate costano 500 dollari!

NBA

Dario Vismara

Lonzo Ball, probabile scelta top-5 del prossimo Draft (Foto Getty)
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Nella giornata di ieri la Big Baller Brand della famiglia Ball ha lanciato le ZO2s a un prezzo completamente fuori mercato, facendo diventare Lonzo il primo di sempre a presentarsi al Draft con delle signature shoes autoprodotte. Ma c'è un senso dietro la campagna di marketing ultra-aggressiva di papà LaVar?

Se il detto “bene o male, purché se ne parli” avesse un volto, sarebbe quello della famiglia Ball, in particolare quello di papà LaVar. Dopo essersi reso noto nell’ultimo anno con le sue dichiarazioni assurde (come quella che nel suo prime avrebbe potuto battere Michael Jordan, o che suo figlio è più forte di Steph Curry, o che i suoi figli sono in condizioni migliori di quelli di LeBron James…), per il debutto delle prime signature shoes del suo primogenito Lonzo ha deciso di fare le cose in grande. Molto in grande. Alcuni addirittura direbbero troppo in grande. Le nuove ZO2s – presentate ieri con un video su SLAM Magazine – avranno l’esorbitante prezzo di partenza di 495 dollari, che aumentano di ulteriori 200 per le taglie superiore al 14 (il 49 e mezzo europeo). Per capire l’assurdità del costo, basti pensare che le ZO2s base verranno vendute a quasi 100$ in più della scarpa più costosa lanciata sul grande mercato negli ultimi due anni – una versione delle Jordan, ovverosia il brand che più domina il mercato delle calzature sportive legate alla pallacanestro. E non finisce qui: una versione autografata delle scarpe da Lonzo, il pezzo più costoso di tutta la linea, verrà venduta a 995$; le magliette e i cappellini brandizzati Big Baller Brand vanno dai 38 ai 100 dollari; perfino un semplicissimo paio di ciabatte costerà la bellezza di 220 dollari – più di quanto le scarpe dei vari Curry, James e Durant vengono vendute sul mercato. La cosa migliore? Tutti i pre-ordini verranno spediti solamente il 24 novembre, e non verranno accettati rimborsi o cambi di nessun tipo. 

Il primo indipendente di sempre

A leggerla così sembra una follia, eppure proprio per questo riesce a essere in linea con il modo in cui LaVar Ball ha lanciato la carriera dei suoi figli, facendo di Lonzo il primo giocatore di sempre a produrre indipendentemente la sua scarpa personalizzata prima ancora di sapere dove verrà scelto al Draft. Già, perché le trattative per trovare un accordo di sponsorizzazione con una delle grandi aziende di abbigliamento sportivo – Nike, adidas e Under Armour – non sono andate a buon fine, dopo che LaVar ha chiesto una cifra esorbitante (addirittura un miliardo di dollari, comprensivi anche dei due figli minori LiAngelo e LaMelo che ancora vanno al liceo pur essendo destinati a UCLA) e soprattutto era alla ricerca di un accordo di partnership, inserendo le ZO2s all’interno della propria proposta – senza però che le aziende potessero mettere mano sul prodotto. La famiglia Ball aveva in mente una timeline precisa per il lancio delle scarpe, un piano di comunicazione e marketing evidentemente pensato con anni di anticipo così come lo stesso stile di gioco dei tre figli è stato sistematicamente programmato per essere particolarmente accattivante, per non dire eccessivo. “Lo abbiamo detto fin dall’inizio: non siamo alla ricerca di un accordo di endorsement, ma di co-branding” ha detto Ball a ESPN prima delle negoziazioni. “Ma loro non sono pronti perché non sono abituati a questo nuovo modello. Ma ehi, anche l’industria dei taxi non era pronta per Uber. E non firmeremo con una compagnia aspettando cinque o sei anni per avere una nostra scarpa come è successo a Paul George con Nike”. Se non altro, è stato di parola.

Il futuro di Lonzo

Tutto questo non avrebbe senso, ovviamente, se Lonzo non fosse “un giocatore incredibilmente forte”, come dichiarato in un’intervista con USA Today anche da una leggenda dell’abbigliamento sportivo come Phil Knight, co-fondatore di Nike che è ancora interessata a Ball, ma non al prezzo richiesto dal padre (“Un miliardo di dollari subito, oppure anche 100 milioni in 10 anni”). Lonzo ha resuscitato quasi da solo un programma in crisi come quello di UCLA portandoli fino alle Sweet 16, dove ha perso contro Kentucky, con medie di 14.6 punti, 6 rimbalzi e 7.6 assist col 41.6% da tre – la specialità della casa, nonostante lo stile di tiro non ortodosso. Grazie a queste prestazioni e a un profilo fisico-tecnico estremamente intrigante sui due lati del campo, Lonzo verrà con ogni probabilità chiamato con una delle prime cinque scelte a giugno – pare che i Los Angeles Lakers ne siano innamorati, sempre che riescano a tenere la loro scelta nella Lottery del 16 maggio –, ma è inevitabile che dopo le “sparate” del padre le pressioni su di lui saranno incredibilmente alte. Eppure, se Lonzo riuscisse davvero a concretizzare il potenziale che innegabilmente possiede e avere successo in un mercato enorme come quello ad esempio di Los Angeles, tutte le rischiosissime scommesse che la sua famiglia ha fatto su di lui e sui suoi fratelli verrebbero ripagate. “Perché non fare le cose in modo normale? Perché la normalità è noiosa” ha dichiarato Lonzo nel video di lancio delle scarpe. “Alla fin della fiera, dipende tutto da noi atleti. Siamo noi a spingere in avanti la cultura, non a lasciare che sia la cultura a spingere noi. Ed è nostra responsabilità portare avanti un movimento che dia potere non solo a noi, ma anche alle nostre famiglie e alle nostre comunità. Un movimento che ci permetta di rivendicare quello che è nostro e per cui abbiamo lavorato così duramente. Un movimento che ci permetta di essere imprenditori e non sponsor”. Una dichiarazione di intenti vera e propria, ma che potrebbe rivoltarglisi contro visto che, secondo un esperto del settore interpellato da ESPN, l’annuncio della prima scarpa personalizzata è stato una “battuta d’arresto” e che “nessuna delle compagnie ora lo vorrà firmare. Potrà anche vendere 10.000 paia, ma non lo vedo minacciare chicchessia. Durerà poco, e penso che sul lungo periodo LaVar sia costato tantissimi soldi alla sua famiglia. Lonzo da solo avrebbe potuto firmare a due milioni per quattro o cinque anni nel contratto da rookie, e molto di più di così se si fosse rivelato forte”.

Ma LaVar è bene o un male?

Altre reazioni dal mondo dei media ovviamente non sono mancate, visto che i prezzi astronomici delle scarpe hanno provocato molte reazioni, in grandissima parte negative. Uno dei più noti è stato Shaquille O’Neal, le cui scarpe vengono vendute a prezzi bassissimi (dai 13 ai 68 dollari), che su Twitter ha scritto “Ehi @lavarbigballer, i veri brand dei big baller non chiedono tutti quei soldi ai ragazzini per delle scarpe”. Allo stesso modo, anche un consulente di Nike come George Raveling aveva definito papà Ball “la peggior cosa che sia successa alla pallacanestro negli ultimi 100 anni”, e in generale un comportamento così palesemente e spudoratamente sopra le righe fa venire da chiedersi: ma LaVar Ball ci è o ci fa? Quello che sta facendo ha un senso o è tutto frutto di una mente fuori da ogni logica? E, soprattutto, fa il bene o il male dei suoi figli? Non ci sono risposte univoche a queste domande, e le vostre opinioni a riguardo saranno ovviamente di ogni tipo. Una cosa però è certa: papà Ball aveva in mente di creare questo tipo di divisioni da molto tempo, non è una cosa estemporanea o improvvisata. Era suo preciso obiettivo ottenere la maggior visibilità ed esposizione possibile per se stesso, anche (o soprattutto?) attirandosi critiche negative, certo, ma anche apparizioni in programmi televisivi per sé e per suo figlio che non avrebbe potuto ottenere comportandosi in maniera “normale”. “Bisogna rispettare lo spirito imprenditoriale di LaVar, scommettendo su se stesso e cercando di costruire un business da solo” ha commentato Jason Stein, CEO dell’agenzia Laundry Service a ESPN. “È un personaggio che va oltre i confini dello sport e sta generando tantissime attenzioni. Le scarpe che propone non sono niente di speciale [in effetti la linea è palesemente ispirata a modelli già visti nel passato, ndr] e sono palesemente esagerate nel prezzo, ma il mio sospetto è che sia intenzionale. E nel contesto della costruzione del brand – il suo brand – sta funzionando”. “La quantità di attenzioni che genera è irreale” ha confermato il reporter di ESPN Darren Rovell in un’intervista con SB Nation. “Potete dire quello che volete e dire ‘Basta parlare di LaVar Ball e scoppierà da solo in una bolla’, ma la verità è che la gente non vuole smettere di ascoltare cosa dice. Segretamente lo amano. È un oratore incredibile, e non è uno stupido. Per quanto riguarda le icone del mondo dei media, lui certamente ne fa parte”. Poi, alla fine di tutto, come sempre sarà il campo a parlare – e se Lonzo si rivelerà anche solo un giocatore “normale” una volta in NBA, le reazioni che ne seguiranno saranno imprevedibili. Conviene prepararsi però, perché che vi piaccia oppure no la famiglia Ball non è destinata ad andarsene tanto in fretta.