Chicago esercita la team option prevista nell'ultimo anno del contratto di Rondo (a 13.4 milioni di dollari) e rinuncia alla propria point guard. Lasciati andare lui e Jimmy Butler, accetterà Wade di essere l'unico veterano dei nuovi Bulls?
Proprio Rajon Rondo, la scorsa estate, aveva coniato il termine “tre alpha” per riferirsi al terzetto a cui i Chicago Bulls avevano affidato tutte le loro speranze, un nucleo composto da Jimmy Butler, Dwyane Wade e dallo stesso ex campione NBA 2008 con la maglia dei Boston Celtics. È trascorso un solo anno e – già partito Butler, destinazione Minnesota – è arrivato anche il momento dell’addio (annunciato) di Rondo, che lascia al momento solo Wade ancora a roster per Chicago. Annunciato perché la squadra di proprietà di Jerry Reinsdorf era titolare di una team option sul contratto di Rondo che, se esercitata, avrebbe permesso ai Bulls di terminare il contratto con la propria point guard prima di dovergli versare i 13.4 milioni di dollari previsti per l’ultima stagione dell’accordo. Scelta puntualmente avvenuta (Chicago ora è chiamata a pagarne solo 3) e che va a sommarsi ad altri due contestuali movimenti effettuati nella giornata di venerdì: il taglio di Isaiah Canaan (meno di 5 punti a partita per lui in 39 partite lo scorso campionato) e il rinnovo di Cristiano Felicio, messo sotto contratto per i prossimi quattro anni a una cifra di 32 milioni di dollari, confermandolo sostanzialmente nel ruolo di centro di riserva di Robin Lopez.
L’annata complicata di Rondo
È però la rinuncia a Rajon Rondo la notizia che fa più rumore, non tanto perché non fosse attesa (contando anche l’arrivo da Minnesota di Kris Dunn nel suo ruolo, dallo scambio per Butler) ma per il ruolo comunque polarizzante – nel bene e nel male – rivestito dall’ex Kentucky nella sua unica stagione a Chicago. Da subito il suo braccio di ferro con il coaching staff è stato ben documentato: prima una gara di sospensione per aver lanciato un asciugamano in faccia all’assistente Jim Boylen, poi cinque partite senza mai mettere piede in campo tra fine dicembre e inizio gennaio per decisione di Fred Hoiberg e quindi la retrocessione in panchina, mentre con un post su Twitter Rondo non trova di meglio che accusare gli altri veterani dello spogliatoio (Wade e Butler) di gestire male la loro leadership verso i compagni più giovani. Da marzo però Rondo torna titolare ed è anzi tra i protagonisti della corsa dei Bulls verso l’ottavo e ultimo posto per i playoff e delle due sorprendenti vittorie a Boston nelle prima due gare del primo turno. Sul più bello però gli infortuni al pollice della sua mano destra e al polso lo mettono ko, e senza di lui Chicago perde quattro gare in fila e viene eliminata dai playoff. Un’annata contraddistinta da alti e bassi, come al solito controversa, che forse ha spaventato anche il resto della lega, visto che il tentativo del front office dei Bulls di trovare degli interlocutori per cedere l’ultimo anno del contratto di Rondo non ha avuto nessun tipo di successo.
Che futuro per Dwyane Wade?
Con 11 degli attuali 15 giocatori sotto contratto tra i 20 anni del rookie Lauri Markkanen e i 25 di Joffrey Lauvergne e Michael Carter-Williams – dimostrazione del processo di rebuilding in corso a Chicago – gli interrogativi più pressanti ora riguardano lo status di Dwyane Wade, 35 primavere sulla carta d’identità e 23.8 milioni di dollari da incassare nella prossima stagione, dopo aver esercitato la player option sull’ultimo anno del suo contratto. Una decisione presa seguendo sicuramente i suoi interessi economici ma anche prima degli addii di Butler e Rondo, che hanno ovviamente stravolto il futuro più prossimo della franchigia. Ora sembra che Wade sia intenzionato a chiedere alla società il buyout del suo contratto, ma dai piani alti John Paxson ha già fatto sapere che tale soluzione può essere presa in considerazione solo se “vantaggiosa anche per la società”.