In Evidenza
Tutte le sezioni
Altro

NBA, addio a Connie Hawkins, leggenda da Hall of Fame a Phoenix e sogno proibito a Bologna

NBA

Entrò tardissimo nella NBA, a soli 27 anni, dopo aver giocato negli Harlem Globetrotters e aver dominato la ABA. Quattro volte All-Star con la maglia di Phoenix, dal 1992 è nella Hall of Fame di Springfield ma la sua storia più bella riguarda l'anno clandestino a Bologna...

Condividi:

Il mondo del basket – non solo quello NBA – perde uno dei suoi nomi più leggendari: Connie Hawkins si è spento all’età di 75 anni, come riportato dal network 12 News e confermato dalla famiglia dell’ex giocatore. Un Hall of Famer, quattro volte All-Star con la maglia dei Phoenix Suns, membro del primo quintetto NBA nel 1970 (al suo debutto nella NBA) e prima ancora figura leggendaria della lega alternativa, la ABA, dominata con la maglia dei Pittsburgh Pipers (campionato vinto, classifica marcatori e titolo di MVP incassato nella stagione 1967-68), Hawkins lascia in eredità una carriera controversa e leggendaria. Controversa solo perché il suo nome viene ingiustamente associato a una brutta storia di scommesse che nel 1961 scuote il mondo del college basketball (scandalo a cui Hawkins dimostrerà successivamente di essere totalmente estraneo). Risultato: il prodigio cresciuto sui playground di New York viene espulso da Iowa (senza aver mai giocato una sola partita) e gli viene sostanzialmente impedito di giocare a ogni livello (anche il commissioner NBA dell’epoca, J. Walter Kennedy, pone un veto personale al suo reclutamento da parte di qualsiasi franchigia pro). A Hakwins non rimane che mettere tutto il suo incredibile talento, tecnico e atletico, a servizio degli Harlem Globetrotter, trovando contemporaneamente spazio nella ABA, di cui diventa una delle principali attrazioni con la maglia dei Pirates. Quando la NBA (citata in tribunale dal giocatore) trova finalmente un accordo giudiziario e lo riammette nei suoi ranghi, le porte del grande basket si spalancano per l’ormai 27enne prodotto di Bedford-Stuyvesant, il quartiere di New York dove le sue imprese erano leggendarie già a 11 anni. A quell’età infatti risale la sua prima schiacciata, e i racconti di chi assicurava che il giovane Hawkins fosse in grado di sconfiggere la legge di gravita: “Magari non l’ho sconfitta, ma diciamo che facevo fatica a rispettarla”, le sue parole. 

Dai Phoenix Suns alla Fortitudo Bologna (o quasi…)

La sua prima annata NBA, quella 1969-70, racconta bene del suo talento: viaggia a quasi 25 punti, 11 rimbalzi e 5 assist di media e nell’ultima gara stagionale manda a libri un tabellino che legge 44 punti, 20 rimbalzi, 8 assist, 5 stoppate e 5 recuperi, il suo personalissimo modo di prepararsi a una serie di playoff contro i Lakers di Wilt Chamberlain, Elgin Baylor e Jerry West che i Suns perdono ma che lui chiude a 25 punti, 14 rimbalzi e 7 assist di media. È l’annata migliore delle quattro che trascorre in maglia Suns, anche se viaggia sempre a 20 di media sia nel 1970-71 che nel 1971-72. Poi, superati i 30 anni, il suo rendimento piano piano si allontana dai picchi fino a quel momento esibiti, e prima di arrivare al ritiro dalle competizioni NBA (nel 1976), Hawkins veste anche le maglie di Lakers e Hawks, andando sempre in doppia cifra di media punti con l’eccezione delle ultime due stagioni. È di quell’epoca, corre l’anno 1977, anche il suo leggendario sbarco italiano a Bologna, sponda Fortitudo. Non viene mai messo sotto contratto, ma si innamora della vita nel capoluogo emiliano e ci rimane un anno intero, senza mai giocare ma fingendo di farlo, raccontando alla famiglia rimasta negli Stati Uniti di imprese mai compiute sui parquet italiani. Del 1992 l’ultimo grande omaggio a una carriera a suo modo leggendaria, quando la NBA gli apre le porte della Hall of Fame.