Cade anche l'ultima squadra fin qui imbattuta della NBA: i Clippers di Danilo Gallinari (13 punti ma solo 4/16 al tiro) crollano nel secondo tempo contro Detroit, segnando la miseria di 17 punti negli ultimi 16 minuti e 54 secondi della gara. Per Detroit quarta vittoria su sei partite
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Non ci sono più squadre imbattute nella NBA. L’ultima, i Clippers di Danilo Gallinari, si arrendono in casa contro i Detroit Pistons 87-95 in una partita dall’andamento davvero strano. Sopra di 10 all’intervallo, L.A. apre il terzo quarto segnando cinque triple di fila, e portando il vantaggio fino al +13; da quel momento in poi però la squadra di coach Rivers segna solo due punti e incassa un ultimo quarto da 28-15 che manda su tutte le furie l’allenatore dei Clippers: “Abbiamo perso perché non avevamo la testa giusta: non saremo mai una buona squadra se ci comporteremo e giocheremo in questa maniera”. A coach Rivers non sono piaciute le 17 palle perse dei suoi ragazzi (che hanno portato a 22 punti degli avversari), ma ancora meno alcuni atteggiamenti visti in campo, con più di un giocatore ad accusare apertamente un compagno di un errore. “Io non ho visto nessuno puntare il dito contro nessun altro – cerca di minimizzare Blake Griffin, autore di 19 punti e 11 rimbalzi – abbiamo solo commesso tanti piccoli stupidi errori. Nei momenti decisivi il nostro gioco è diventato stagnante, poco fluido”. I Clippers, giunti alla sfida dello Staples Center contro Detroit con un record di 4-0, hanno vanificato l’ottima serata di Austin Rivers, autore di 20 punti con 6/8 dal campo, ma hanno avuto in Danilo Gallinari il terzo ma anche l’ultimo giocatore in doppia cifra. L’azzurro ha chiuso infatti a 13 punti, aggiungendoci anche 6 rimbalzi, ma tirando molto male, con 4/16 dal campo (e solo 3 canestri da tre su 10 tentativi). Un problema, quello delle percentuali al tiro, che non ha riguardato solo il n°8 dei Clippers ma tutti i suoi compagni, titolari di un pessimo 33.3% al tiro di squadra (parzialmente salvato da un buonissimo 15/38 dall’arco, appena sotto il 40%), specchio anche della rocciosa difesa messa in campo dalla squadra di coach Stan Van Gundy.
Quarto quarto dominato dai Pistons (e da Galloway)
Detroit infatti non fa certo delle prestazioni offensive dei suoi uomini l’arma in più: nessun giocatore dei Pistons supera a fine serata quota 15 punti – quelli segnati da Reggie Jackson e da Andre Drummond, che ci aggiunge anche 17 rimbalzi, 3 stoppate e due recuperi, vincendo il duello a distanza con il centro dei Clippers DeAndre Jordan (tenuto a 7 punti in 34 minuti, con 14 rimbalzi). Detroit ha visto anche Langston Galloway contribuire con 13 punti dalla panchina e Avery Bradley aggiungerne 12, pur frutto di brutte percentuali al tiro (4/15). È la difesa dei Pistons però a decidere l’incontro nella sua fase decisiva, il quarto quarto: L.A. viene tenuta al 24% dal campo, con soli 6 canestri dal campo (e due soltanto assistiti), mentre gli 11 punti di Galloway fanno la differenza nei 28 di squadra, ottenuti con un ottimo 50% dal campo e una percentuale dall’arco ancora migliore (62.5%, 5/8). Con la quarta vittoria in sei partite, Detroit diventa la seconda forza (a pari merito coi Celtics) di una Eastern Conference che vede sorprendentemente gli Orlando Magic titolari del miglior record: segno che gli equilibri sono ancora tutti da definire, ma intanto per coach Van Gundy e i suoi decisamente un bel modo di iniziare la stagione.