Westbrook chiude con 12 punti, 13 rimbalzi e 13 assist contro Chicago e i Bulls diventano così la 29^ squadra con cui ha messo a referto una tripla doppia: mai nessuno come lui nella storia NBA. Memphis batte Houston grazie ai punti dalla panchina
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Chicago Bulls-Oklahoma City Thunder 69-101
IL TABELLINO
L’atterraggio dei Thunder all’aeroporto di Chicago non è di certo stato dei migliori, ma fortunatamente non ha lasciato conseguenze sul roster a disposizione di coach Donovan che ha passeggiato in una sfida che dopo venti minuti era già diventata una non competitiva. Demerito dei Bulls, incapaci di andare gli otto punti segnati nel secondo quarto, ma soprattutto merito dei Thunder, travolgenti grazie a un Paul George da 4/5 dall’arco, a un Carmelo Anthony da 21 punti, ma guidati soprattutto dalla terza tripla doppia stagionale di Russell Westbrook: 12 punti, 13 rimbalzi e 13 assist che permettono al numero 0 di raggiungere un altro traguardo storico; Westbrook infatti è il primo giocatore nella storia NBA ad aver messo a referto almeno una tripla doppia contro tutte le 29 squadre NBA. “Trenta, trenta: l’altro giorno ne ha fatta una in allenamento contro di noi”, racconta sorridente Anthony, felice anche di aver conquistato il primo successo in trasferta in maglia Thunder. Tanti volti nuovi e una lunga fase di rodaggio dunque per OKC, che non può però fare a meno delle sue certezze: in stagione infatti il record nelle partite chiuse in tripla doppia da Westbrook dice 3 vittorie e 0 sconfitte. Scusa Russ, potresti pensare di farne un’altra settantina per favore?
Memphis Grizzlies-Houston Rockets 103-89
IL TABELLINO
Il back-to-back è una brutta bestia con cui fare i conti, con giocatori costretti a ritornare sul parquet a un ritmo vorticoso, incapaci di gustarsi un successo o ancora scossi da un passo falso per riuscire a performare al meglio la sera dopo. Una tagliola che spesso toglie le forze a tutti, anche a campioni come James Harden, protagonista soltanto poche ore fa con la prima tripla doppia stagionale contro Charlotte e ritrovatosi appannato e impreciso contro Memphis in un match chiuso 6/19 dal campo e 2/9 dall’arco, incapace di trovare il fondo della retina nell’ultimo quarto. I Grizzlies quindi ne hanno approfittato, nonostante Gasol e Conley chiudano con 14 punti totali in due: la spinta che non ti aspetti arriva dalla panchina e in particolare da un redivivo Chandler Parsons da 24 punti e un semi-perfetto 9/11 al tiro. I giocatori entrati a partita in corso fanno la differenza, con Memphis che raccoglie ben 67 punti dalle riserve contro i 25 dei Rockets, che tirano soltanto 38 volte dall’arco, ben al di sotto delle 57 di ventiquattro ore fa. Nella giornata no per il Barba verrebbe da pensare a un Chris Paul decisivo al suo posto, ma coach D’Antoni al momento non può ancora disporne. Bisognerà chiedere a Harden di stringere ancora un po’ i denti.
Miami Heat-Boston Celtics 90-96
IL TABELLINO
Kyrie Irving non aveva alcuna voglia di tornare a casa dopo essere stato a Miami sconfitto per l’ennesima volta. Nei sette precedenti all’American Airlines Arena del numero 11 infatti erano sempre coincise altrettante sconfitte, ma questa volta le cose sono andate in maniera profondamente diversa: “È molto strano averlo visto dal vivo al suo fianco per la prima volta, di solito ero abituato a guardarlo in TV”, racconta Tatum, incantato come tutti i tifosi dei Celtics dalla raffica finale piazzata da Irving: nove dei suoi 24 punti totali infatti arrivano negli ultimi due minuti, trascinando così al quarto successo stagionale Boston. “ Ha dimostrato per l’ennesima volta quello che gli viene meglio: è un finalizzatore, un realizzatore puro”, commenta coach Spoelstra, consapevole del fatto che i suoi Heat l’abbiano persa soprattutto a causa del pessimo 7/31 dall’arco complessivo raccolto di squadra, una delle quali porta la firma di Kelly Olynyk, il grande ex della gara che chiude con 14 punti e 9 rimbalzi uscendo dalla panchina.
Portland Trail Blazers-Phoenix Suns 114-107
IL TABELLINO
I fantasmi del recentissimo passato saranno tornati ad affollare la mente dei giocatori dei Suns, travolti all’esordio stagionale proprio dai Blazers che vinsero il match infliggendo alla squadra dell’Arizona la peggior sconfitta della storia della franchigia (che è costata tra le altre cose la panchina a coach Watson). Adesso c’è Traino a bordo campo, il suo assistente diventato capo, e Phoenix sembra aver invertito almeno in parte la rotta; non abbastanza però per vincere al Moda Center un match in cui gli ospiti sono sempre stati a un passo da Portland, senza riuscire a mettere definitivamente il naso avanti. Alla sirena sono 34 i punti realizzati da Devin Booker, conditi da 6 rimbalzi, 6 assist e ottime percentuali al tiro; di gran lunga il migliore dei suoi, battuti dalla completezza e maggiore efficacia della squadra dell’Oregon. Coach Stotts infatti manda nove giocatori sul parquet, sette dei quali chiudono il match in doppia cifra, guidati come al solito dai 48 punti combinati di Lillard&McCollum e dalla doppia doppia sfiorata di un Nurkic da 17 e 9 rimbalzi.
Utah Jazz-Los Angeles Lakers 96-81
IL TABELLINO
Il rookie della serata per una volta è stato un altro. A prendersi la scene contro i Lakers di Lonzo Ball infatti è stato Donovan Mitchell, protagonista nel ritorno al successo degli Utah Jazz dopo due sconfitte consecutive. La scelta numero 12 dell’ultimo Draft ha messo in mostra non solo la sua capacità di trovare con continuità il fondo della retina, ma anche un atletismo davvero fuori dal comune, volando al ferro a inchiodare a rimbalzo d’attacco la schiacciata più bella della serata: alla fine i suoi sono 22 punti in 27 minuti in uscita dalla panchina. Tanti e d’impatto per una squadra a caccia di una nuova identità sotto la guida di un Rubio da 21 punti e 7 rimbalzi. Ancora problemi al tiro per Lonzo Ball che chiude con 3/10 dal campo e si assume le responsabilità dell’ennesimo ko in questo inizio di regular season: “Un paio di mie giocate sbagliate sono pesate sul risultato”, racconta a fine gara rammaricato. “Stiamo ancora cercando la nostra identità di squadra, di capire come muoverci al meglio sul parquet. Credo di aver chiuso con 9 punti e 4 assist: non è di certo sufficiente per portare la squadra al successo”.
Dallas Mavericks-Philadelphia 76ers 110-112
IL TABELLINO
“Non sembra un rookie o un giocatore con cinque partite NBA alle spalle. Scende sul parquet e domina la gara, è incredibile”. Parole e musica di Joel Embiid, riferite in maniera entusiastica al suo compagno di squadra Ben Simmons, protagonista nel successo contro Dallas con i suoi 23 punti, 7 rimbalzi e 8 assist nel risicato successo, messo in discussione per l’ennesima volta dalla tripla a meno di 12 secondi dal termine di Harrison Barnes e reso vano dallo 0/2 finale dalle lunetta di Yogi Farrell, col secondo ripiombato nelle mani dei Mavericks dopo il rimbalzo d’attacco, ma senza lasciare il tempo ai padroni di casa di provare a togliere ai 76ers la seconda vittoria stagionale. “Che fosse un buon giocatore lo sapevamo tutti, ma lui sta dimostrando di poter andare ben oltre le aspettative. Le sue giocate sono mozzafiato”. No, non è coach Brown che lo coccola in allenamento, ma è stato coach Carlisle a pronunciare queste parole alla fine della gara. Trust the process, anche perché si iniziano a vedere i frutti.