Il rookie dei Lakers si lascia alle spalle una settimana folle firmando la seconda tripla doppia della sua carriera nella facile vittoria sui Denver Nuggets. Steph Curry fa le veci dell'infortunato Durant e segna 39 punti nel successo di Golden State a Brooklyn. Indiana vince a Miami e Phoenix supera Chicago in casa
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Los Angeles Lakers-Denver Nuggets 127-109
IL TABELLINO
Almeno per una sera, a Lonzo Ball non deve essere sembrato vero di fare notizia solo e unicamente per quanto di buono fatto su un campo da pallacanestro. La sua tripla doppia da 11 punti, 16 rimbalzi (massimo in carriera) e 11 assist ha permesso infatti ai suoi Lakers di vincere comodamente contro i Nuggets, ma soprattutto ha permesso a lui di lasciarsi alle spalle una settimana particolarmente folle anche per gli standard della sua vita, tra crisi di fiducia al tiro, allenamenti a notte fonda, mancato supporto ai compagni di squadra, tagli di capelli e un padre che ha pensato bene di iniziare una faida col Presidente degli Stati Uniti. Insomma, almeno per una sera si può tornare a raccontare di pallacanestro: complice una difesa rivedibile dei Nuggets e l’espulsione nel secondo quarto tanto di coach Mike Malone quanto di Nikola Jokic per proteste contro gli arbitri, i Lakers hanno veleggiato comodamente fino alla vittoria toccando anche il +24 segnando la bellezza di 70 punti in area e mandando sette giocatori in doppia cifra, guidati dai 24 di Julius Randle e i 21 di Brook Lopez. A completare la pessima serata dei Nuggets invece ci ha pensato una distorsione al polso sinistro capitata a Paul Millsap, rimasto in campo per appena 13 minuti prima di rimanere negli spogliatoi, osservando solo da lontano i 20 punti di Gary Harris e gli altri sei giocatori in doppia cifra di Denver, alla sua seconda sconfitta nelle ultime sei gare.
Brooklyn Nets-Golden State Warriors 111-118
IL TABELLINO
Visto che Durant è uscito con una caviglia malconcia dalla sfida con Philadelphia (e mercoledì notte ci sono i Thunder),Steve Kerr decide di dare un turno di riposo al suo numero 35 e per una sera rimette le lancette dell'orologio indietro di due anni, lasciando carta bianca a uno Steph Curry in versione "primo MVP unanime della storia". Sui malcapitati Brooklyn Nets si abbattono la bellezza di 39 punti (massimo stagionale) a cui l'MVP del 2015-16 aggiunge anche 11 rimbalzi e 7 assist, pur dovendo fare i conti con i problemi di falli che lo hanno estromesso dalla partita a 3 minuti dalla fine. Gli Warriors avevano costruito un comodo vantaggio di 22 punti all'intervallo grazie proprio a 22 perle del numero 30, ma nel secondo tempo hanno concesso 69 punti agli avversari (42 nel solo terzo quarto) con Curry autore di 5 delle sue 7 palle perse di serata, a cui si aggiungono anche due falli in attacco per sfondamento. "Ovviamente è stato eccezionale in termini realizzativi e di tiro, ma nel secondo tempo è andato un po' fuori giri: era talmente eccitato che probabilmente è andato oltre il limite, commettendo degli errori" l'analisi di Steve Kerr, che comunque non rinuncerebbe mai a un giocatore del genere neanche facesse 5 punti invece di 39. A chiudere la pratica in contumacia di Curry ci ha pensato Klay Thompson, che si è tenuto da parte 7 dei suoi 23 punti per gli ultimi due minuti, regalando a Golden State il nono successo nelle ultime dieci gare, mentre a Brooklyn non sono bastati i 25 di Allen Crabbe e i 21 con 8 assist di Spencer Dinwiddie.
Miami Heat-Indiana Pacers 95-120
IL TABELLINO
Basta raccontare la chiusura del secondo quarto per capire quanto sia andata male la serata degli Heat: sopra di due a meno di 10 secondi dalla fine, prima hanno subito il sorpasso dei Pacers con una tripla di Myles Turner e poi hanno lanciato il pallone tra le mani di Thaddeus Young, che allo scadere ha firmato il canestro del +3. Da lì in poi, i successivi dodici minuti sono stati un massacro: Indiana ha vinto il terzo quarto 32-13 toccando il massimo vantaggio stagionale sul +30 e cogliendo la vittoria dal massimo scarto di tutto l’anno, salendo sopra il 50% di vittorie grazie ai 26 punti di Bojan Bogdanovic e i 25 di Turner. A Miami non fanno né caldo né freddo i 15 a testa di Richardson e Whiteside e neanche i 21 di Wayne Ellington: coach Spoelstra dopo la partita è apparso furente davanti alla stampa, dichiarando che grossi cambiamenti stanno per arrivare. “Non ho risposte per la nostra inaffidabilità” ha dichiarato il due volte campione NBA sulla sua squadra, che solo due giorni fa era andata a vincere una gara importante a Washington. “In un modo o nell’altro arriveremo a fondo su questa questione. Devo riguardarmi i filmati, analizzarli e trovare delle soluzioni. Non ho risposte sul perché abbiamo concesso 120 punti giocando così male. Ma troveremo un modo per giocare la pallacanestro dei Miami Heat, in un modo o nell’altro”.
Phoenix Suns-Chicago Bulls 113-105
IL TABELLINO
Nella sfida tra le due squadre più giovani della lega a spuntarla sono i Phoenix Suns, che con sei giocatori in doppia cifra e il massimo stagionale per assist (32 su 45 canestri segnati) colgono il sesto successo stagionale guidati dai 27 di T.J. Warren. La prova di squadra di Phoenix ha reso inutile la grande prestazione di Lauri Markkanen: il prodotto di Arizona University ha chiuso la sua miglior gara in NBA con 26 punti, 13 rimbalzi e 10/19 al tiro con 4 triple a segno, ma dei gravi errori di inesperienza tra terzo e ultimo quarto hanno permesso ai Suns di prendere il sopravvento. “Lauri è stato fenomenale, ma quando è libero dobbiamo dargli il pallone” ha dichiarato coach Fred Hoiberg. “Quando è in ritmo come stasera, i nostri avversari hanno iniziato a cambiare marcatura su di lui e un paio di volte si è ritrovato accoppiato a una guardia, ma non siamo riusciti a passargliela”. Hoiberg può comunque rallegrarsi per i 17 punti con 6 rimbalzi e 6 assist (con 4 palle perse) di Kris Dunn e i 16 con 10 rimbalzi dell’ex di serata Robin Lopez.