I protagonisti dei Grizzlies hanno commentato il day-after dell'addio a coach Fizdale. “Io e David non avevamo la stessa visione delle cose su tutto ma entrambi avevamo lo stesso obiettivo… Non siamo riusciti a trovare una formula per riuscirci” le parole di Marc Gasol, difeso dalla dirigenza dalle accuse di aver causato il licenziamento
Il giorno dopo la notizia shock, il licenziamento di David Fizdale è ovviamente ancora il tema centrale all’interno dei Memphis Grizzlies. La dirigenza, nella persona del GM Chris Wallace, ha difeso la propria decisione e contemporaneamente la figura di Marc Gasol, al centro delle speculazioni sul suo rapporto complicato con Fizdale. “C’erano maggiori motivazioni che non il rapporto tra loro due [per giustificare il licenziamento]” ha dichiarato Wallace. “Semplicemente la nostra stagione non stava andando nella giusta direzione dopo un buon inizio, e non c’era alcuna indicazione che le cose sarebbero cambiate magicamente in tempi stretti”. Perché è vero che con Mike Conley in campo il record di Memphis è di 7 vittorie e 5 sconfitte, ma è altrettanto noto che dal 1 marzo in poi i Grizzlies hanno vinto solo 14 partite contro le 26 perse, in cui va inserita anche l’eliminazione in sei partite subita per mano dei San Antonio Spurs al primo turno di playoff. “Sfortunatamente stavamo andando sotto anche le aspettative più basse che ci eravamo fatti durante la pre-season: siamo un’organizzazione che crede molto in questa squadra, perciò un cambiamento era necessario”. Sarà, ma se Fizdale avesse avuto il supporto di tutto lo spogliatoio – o quantomeno delle sue stelle – con ogni probabilità gli sarebbe stata data l’occasione di giocarsela con Conley in campo, un giocatore a dir poco fondamentale per le speranze di successo di un roster dal talento (al di là di quanto pensa la dirigenza) piuttosto scarseggiante. La situazione evidentemente non era questa, e sotto questo punto di vista diventa interessante andare a rileggere cosa ha dichiarato Marc Gasol.
Le parole di Gasol: “Sono rimasto shockato anche io”
Il centro catalano, infatti, si è detto sorpreso quanto tutti gli altri del licenziamento dell’allenatore. “A nessuno piace la situazione in cui ci troviamo: non stavamo trovando un modo per vincere di squadra e stavamo crollando tutti quanti” ha dichiarato il fratello minore di Pau. “Io e David non avevamo la stessa visione delle cose su tutto ma entrambi avevamo lo stesso obiettivo, ovverosia di rendere la squadra una cosa di gruppo… Non siamo riusciti a trovare una formula per riuscirci”. Di fatto quindi Gasol ha confermato quello che è stato riportato negli scorsi giorni, ovverosia che i loro rapporti erano tutt’altro che idilliaci, ma lui stesso non si aspettava una misura così drastica. “A nessuno piace vedere un cambiamento in panchina durante la stagione, perché non c’è abbastanza tempo per lavorare in campo. Sono rimasto piuttosto shockato quando mi è stato detto”. La dirigenza infatti ha preso la sua decisione senza consultarlo prima, ma parlando con il proprio giocatore-franchigia solo a giochi fatti – anche se è significativo il fatto che il licenziamento sia arrivato dopo il punto più basso toccato dai due, con l’esclusione dello spagnolo nell’ultimo quarto della sconfitta con Brooklyn. “Io non posso fare altro che vincere e cercare di capire quali siano le mie responsabilità sul record che abbiamo” ha detto il centro. “È mio compito cercare di tenere uniti i ragazzi, incoraggiarli, dar loro fiducia e mostrare continuità, essere un leader a tutto tondo. Ci può essere un allenatore qualsiasi in panchina, ma sono sempre i giocatori a dover eseguire e noi non lo abbiamo fatto in maniera continua. Sarà dura se continuiamo a non difendere in questo modo. I giocatori devono essere ritenuti responsabili per quello che fanno: ultimamente abbiamo avuto troppe scuse e troppi ‘Colpa mia’. Ovviamente se le cose continuano a non funzionare sappiamo cosa ci aspetta”.
Il lavoro di coach Bickerstaff e il saluto di Fizdale
In tutto questo il nuovo allenatore ad interim J.B. Bickerstaff deve cercare di tenere le redini di una squadra finita in una spirale negativa, per di più prendendosi la panchina di un amico che conosceva sin da quando aveva 17 anni e che aveva partecipato al suo matrimonio. L’ex coach di Houston aveva definito la giornata di ieri come un momento particolarmente difficile proprio per il rapporto che lo lega a Fizdale: “In mezzo a tutte queste emozioni siamo costretti a trovare un piano, con la speranza che quel piano ci permetta di raddrizzare la barca” ha dichiarato ieri. L’ormai ex allenatore, nel frattempo, ha affidato a Adrian Wojnarowski di ESPN il suo saluto alla franchigia e alla squadra con parole di grande eleganza: “Vorrei ringraziare i Memphis Grizzlies per avermi concesso l’opportunità di guidare questa orgogliosa franchigia e rappresentare la città di Memphis. A Robert Pera, Joe Abadi, Chris Wallace, Ed Stefanski, John Hollinger e tutti i giocatori, allenatori, impiegati e staff – ho apprezzato la vostra fiducia in me. È stato un grande onore e un’esperienza servire come vostro capo allenatore ed essere parte della comunità di Memphis. La città è un posto speciale e incarna uno spirito che non è secondo a nessuno. Auguro all’organizzazione e ai giocatori il meglio per il futuro e spero che possano dare ai tifosi quel titolo che meritano fortemente”. Parole in linea con un personaggio fuori dall’ordinario.