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NBA Clippers-Wizards, l'errore arbitrale e il rischio di tornare a L.A. per 0.1 secondi

NBA

I Clippers hanno conquistato nel finale contro Washington un successo che alla sirena aveva lasciato più di un dubbio. Con la pubblicazione del “Last Two Minutes Report” da parte della NBA è stato chiarito l’errore degli arbitri e i rischi connessi all'aver lasciato un secondo di troppo sul cronometro

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Il finale della partita tra Clippers e Wizards è stato avvincente, pieno di colpi di scena e soprattutto di spunti di riflessione riguardo l’utilizzo da parte degli arbitri della tecnologia durante l’ultimo possesso a disposizione di Washington. Prima di tutto, i fatti: i Clippers grazie a un super canestro da tre punti di Lou Williams si portano sul 113-112 a 1.2 secondi dal termine, ennesimo sorpasso in un finale di gara rocambolesco. Coach Scott Brooks chiama timeout e disegna una rimessa per una ricezione di Bradley Beal. Il movimento in uscita dai blocchi gli libera una linea di penetrazione diretta al ferro, ma il numero 3 degli Wizards ci mette troppo a far partire la palla. La percezione in diretta è chiara, i due punti che sarebbero significati un successo per Washington sono arrivati fuori tempo massimo. All’instant replay però gli arbitri notano che il problema è un altro: il cronometro è partito con un decimo d’anticipo rispetto alla ricezione di Beal, lasciando quindi a disposizione del giocatore degli Wizards meno tempo per tentare la conclusione. Poter rivedere le immagini al replay permette di chiarire il fatto che c’è un errore, ma la logica NBA non prevede che si cancelli quanto successo sul parquet, facendo finta che non sia avvenuto (come accade con il VAR nel calcio, per intenderci). Agli arbitri infatti è chiaro che anche con un decimo di secondo in più Beal non avrebbe fatto in tempo a segnare prima del suono della sirena. Qualora il suo canestro fosse arrivato entro i dodici decimi di secondo a disposizione, sarebbe stato convalidato. Non essendo riuscito a realizzarlo in tempo utile, l’unico problema riguarda la gestione di quel decimo che era stato sottratto agli Wizards a causa della partenza tardiva del cronometro. Nel video seguente il racconto di quanto accaduto sul tiro di Beal, con la telecronaca in diretta del match trasmesso su Sky Sport. Davide Pessina auspica che si possa rigiocare il possesso come se nulla fosse, ma la questione "è un po' meno banale". Il telecronista di parte Clippers nel commento in inglese (che non si sente nel video), invoca invece un generico "fattore campo", sottointendendo che l'addetto al cronometro di casa avesse fatto partire il tempo appena possibile per togliere un po' di vantaggio agli avversari. Nella NBA del 2017 però, questioni di questo tipo non vengono liquidate con un banale commento ironico.

Il precedente di Toronto-Sacramento la passata stagione

Flavio Tranquillo in telecronaca dice “c’è già stato un precedente di questo genere” ed è facile andare a ripescare quanto accaduto nella passata stagione nella partita tra Sacramento e Toronto: 102-99 in favore dei Kings, 2.4 secondi sul cronometro e possesso Raptors. Terrence Ross lascia partire la preghiera da dieci metri di distanza con 0.5 secondi ancora a disposizione e trova il fondo della retina mandando la partita all’overtime. I suoi compagni lo abbracciano e il pubblico di casa resta senza parole a osservare sugli spalti. A guardare bene l’azione all’instant replay però, il vizio di forma è evidente: sulla rimessa c’è un tocco da parte di DeMarcus Cousins in contemporanea del quale dovrebbe partire il cronometro. Il condizionale è d'obbligo però, perché in realtà il tavolo se ne accorge con qualche decimo di secondo di ritardo, facendo sì che Ross riceva il pallone con troppo tempo a disposizione. L’unica cosa da fare per gli arbitri dunque è ricostruire l’azione facendo partire un cronometro in parallelo a quello ufficiale nel momento corretto, ossia quello in cui c’è il tocco sulla rimessa. Con quel calcolo il risultato è che Ross lascia partire il pallone dopo 2.52 secondi, più dei 2.4 a disposizione. Per questo il canestro deve essere annullato. In molti a questo punto avranno da obiettare: “Ross ha tentato la conclusione prendendosi quel tempo perché sapeva di averlo a disposizione. Bisognerebbe ripetere l’azione”. Un punto di vista che non coincide però con l'intento della NBA, che ha ben chiari in mente i suoi principi. L'idea è: "io non cancello quanto accaduto, non rimuovo il passato. Grazie all’instant replay ho scoperto che il canestro è arrivato fuori tempo massimo, quindi lo annullo. Ma non concedo seconde opportunità, né tantomeno cancello quello che c’è stato come se nulla fosse. Posso porre rimedio nella sostanza all’errore, ma non posso fare finta che non ci sia mai stato. La macchina del tempo per tornare indietro e sistemare tutto devono ancora invertarla". Un concetto chiaro, che permette dunque di spiegare anche il caso della sfida di Los Angeles.

L’errore degli arbitri: lasciare 1.1 secondi sul cronometro

Detto questo, ritorniamo a parlare della sfida tra Clippers e Wizards per sottolineare quello che invece è stato il vero errore: il tempo rimesso sul cronometro quando è stata data la possibilità a Washington di riprovarci. Ai capitolini infatti era stato sottratto soltanto un decimo di secondo e quello era il tempo che gli arbitri avrebbero dovuto rimettere sul cronometro. Un errore di comunicazione o qualcosa di simile ha portato inspiegabilmente a giocare per 1.1 secondi, senza che le proteste e lo sconcerto dello staff dei Clippers portasse a un’interruzione e a un chiarimento della situazione. Giusto invece far rimettere il pallone all’altezza di campo da cui era stata tentata la conclusione da Beal, seguendo quanto previsto dal regolamento NBA. Un errore sottolineato anche nel "Last Two Minutes Report", oltre che dalle parole di commento pronunciate a fine gara. Questo ha però rischiato di essere il preludio di un pasticcio ben più grave: qualora Marcin Gortat fosse riuscito a segnare il suo canestro, il risultato sarebbe stato evidentemente deciso da una grossolana mancanza arbitrale. A quel punto sarebbe stato possibile per i losangelini fare ricorso, costringendo così ad annullare il risultato e a costringere Washington a ritornare in California per giocare un solo decimo di secondo di gara. Sì, nel mezzo di una regular season da 82 partite i capitolini avrebbero dovuto sobbarcarsi un'ulteriore trasferta californiana per scendere sul parquet per un decimo di secondo. A vederla così viene quasi da dire: per fortuna che il lungo polacco non ha trovato il fondo della retina. Tanto non sarebbe servito a nulla neanche quel canestro.