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NBA, i risultati della notte: Houston 14 in fila! Boston, rimonta da record nel finale

NBA

Continuano a vincere i Rockets, ancora imbattuti con Chris Paul sul parquet (15-0): 41-15 di parziale nel quarto periodo e 14° successo in fila. Boston recupera cinque punti negli ultimi 30 secondi e vince grazie a una schiacciata di Terry Rozier allo scadere. T’wolves e Thunder vincenti nel finale grazie ai tiri liberi. Non si ferma la corsa di Chicago: contro Philadelphia arriva il sesto successo consecutivo

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Houston Rockets-Utah Jazz 120-99

IL TABELLINO

Non si arresta la corsa degli Houston Rockets, infallibili ogni volta che sono scesi in campo con Chris Paul. Il 14° successo consecutivo (la striscia più lunga raccolta negli ultimi dieci anni dalla franchigia, quando ne vinse 22) arriva in maniera più sofferta di quanto il punteggio finale non lascerebbe immaginare. Nessuno infatti era mai riuscito a vincere di 21 punti dopo essere stata sotto di cinque a fine terzo quarto. In realtà a 11 minuti dal termine sono i Jazz a fare gara di testa, avanti di otto grazie soprattutto ai 26 punti realizzati in uscita dalla panchina da Rodney Hood. Da lì in poi, soltanto Houston sul parquet: il quarto periodo infatti diventa il palcoscenico perfetto per lo show offensivo messo in piedi dai Rockets. Il parziale di 41-15 è mortifero per i mormoni; 26 punti di differenza nel quarto quarto i texani non li avevano mai messi a referto nella loro storia e nessuna squadra era stato in grado di farlo in questo stagione. Ennesimo record raccolto da un gruppo che dimostra di poter cambiare a proprio piacimento l’inerzia di una partita: al 9/31 da tre punti con cui i Rockets hanno aperto la sfida infatti, ha poi fatto seguito un mortifero 8/12 dall’arco. Il colpo del ko porta la firma dei soliti noti: Chris Paul, votato giocatore della settimana della Western Conference, chiude con 18 punti, 10 assist e 9 rimbalzi; James Harden ne aggiunge 26 con 6 rimbalzi e 6 assist. Il miglior marcatore della sfida però è Eric Gordon, che firma 33 dei 37 punti raccolti da Houston dalla panchina: 12/18 dal campo con 7/12 dalla lunga distanza. Da sottolineare anche i 24 punti (10/12 al tiro) e 20 rimbalzi di un Clint Capela da +35 di plus/minus. Ingiocabili.

Indiana Pacers-Boston Celtics 111-112

IL TABELLINO

Dopo 45 minuti in pieno controllo e un blocco offensivo tale da costringerti a inseguire a 30 secondi dal termine di ben cinque lunghezze, non puoi che fare una cosa: commettere fallo il più velocemente possibile e sperare che gli altri sbaglino i liberi. Sul 111-110 in favore dei Pacers a cinque secondi dalla sirena, l’unico scenario possibile per i Celtics sembrava quello. Il destino però premia gli audaci e soprattutto condanna i passaggi sciagurati (in orizzontale si direbbe nel calcio) a centrocampo. Lo sa bene Bojan Bogdanovic, il cui semplice compito è soltanto quello di recapitare il pallone nelle mani di Victor Oladipo e attendere che il numero 4 andasse a prendersi punti in lunetta. L’improbabile palombella tentata dopo aver ricevuto uno scarico in emergenza però è facile preda di Terry Rozier, che ruba il pallone più importante del match e schiaccia in contropiede solitario i due punti che vogliono dire sorpasso a 1.5 secondi dalla sirena. Il canestro che vale il 26esimo successo in questi primi due mesi di regular season semi-perfetti dei Celtics. “Kyrie e Marcus avevano cercato già con il primo blitz di rubare il pallone e poi di commettere fallo. Morris stava ripetutamente urlando agli arbitri ‘Ho fatto fallo, ho commesso fallo!’, ma loro non avevano fischiato nulla. A quel punto il pallone è arrivato a Bogdanovic e io sono riuscito a intercettare il passaggio. Appena ho alzato la testa verso il tabellone ho visto che c’erano ancora 4 secondi: avevo tutto il tempo necessario per andare al ferro”. Prima di stanotte, le squadre sotto di 5 a 30 secondi dalla fine erano 0-379; i Celtics sono stati i primi a vincere: “È stata una partita fantastica da giocare”, racconta un Kyrie Irving da 30 punti. Dall’altra parte il protagonista come al solito è Oladipo con i suoi 38 punti, 13/23 dal campo e 5 rimbalzi. 

Chicago Bulls-Philadelphia 76ers 117-115

IL TABELLINO

A Chicago stentano a crederci, ma vogliono godersi il momento di grazia il più a lungo possibile. I Bulls infatti, partiti con un record di 3 vittorie e ben 20 sconfitte, hanno ritrovato sul parquet Nikola Mirotic e dimenticato il modo di perdere una partita. Da lì in poi sono arrivati sei successi in fila che hanno visto il lungo spagnolo sempre protagonista (assieme a Bobby Portis) e anche contro i Sixers non ha fatto eccezione. Nonostante il ritorno in quintetto di Lauri Markkanen, è Mirotic a fare la differenza in uscita dalla panchina; il miglior marcatore dei suoi con 22 punti al pari di Kris Dunn, entrambi fondamentali nel parziale che ha deciso il match. Philadelphia, senza Joel Embiid neanche partito per Chicago per riposare in parte durante il back-to-back, si affida a Ben Simmons (che sfiora la tripla doppia con 19 punti, 11 rimbalzi e 9 assist) e Dario Saric, miglior realizzatore con i suoi 27 punti. Tanti, ma non abbastanza per evitare ai Sixers la sesta sconfitta nelle ultime sette gare giocate. Un crollo preoccupante che ha portato la giovane e promettente Philadelphia fuori dalla zona playoff. Pensare che al momento ci sono soltanto cinque partite di distanza in classifica tra Sixers e Bulls rende bene l’idea: la regular season NBA è interminabile. Sul serio.

OKC Thunder-Denver Nuggets 95-94

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Una vittoria è pur sempre una vittoria, soprattutto se arriva in un momento non brillantissimo di forma. I Thunder infatti sono ben lieti di portare a casa un successo conquistato grazie al fallo subito in penetrazione da Russell Westbrook a meno di due secondi dal termine. Un tiro libero a segno che basta e avanza per riportare OKC in linea di galleggiamento: il record dice 15-15, nel bene o nel male frutto ancora una volta delle prodezze del numero 0. Quella di stanotte è la prima partita dal 10 novembre a oggi che Westbrook chiude con più del 50% dal campo, coincisa infatti con il suo massimo in stagione: 38 punti con 16/28 al tiro, 9 rimbalzi, 6 assist e 3 recuperi. “Stiamo attraversando un momento non semplice e Russ ci sta letteralmente portando sulle sue spalle”, racconta Paul George, ancora impreciso con il suo 3/13 al tiro. A storcere il naso invece potrebbe essere Carmelo Anthony, al termine di un match da 4 punti e soli sei conclusioni tentate: “Sì, per me non ci sono problemi. Se la squadra vince, io sono felice così”. Dall’altra parte i Nuggets rimpiangono la grande occasione persa, una rara possibilità di conquistare un successo pesante in trasferta. Nikola Jokic è tornato, anche se soltanto in uscita dalla panchina con 13 punti e 9 rimbalzi in 25 minuti. Recuperarlo in maniera completa sarebbe il modo migliore per dimenticare la sconfitta.

Minnesota Timberwolves-Portland Trail Blazers 108-107

IL TABELLINO

In una serata in cui tante partite sono state decise nel finale, magari da un singolo punto di distanza tra le squadre, T’Wolves e Blazers non fanno eccezione. Anzi. Il protagonista è Jimmy Butler, autore di 37 punti e soprattutto dei due liberi che hanno ridato a meno di tre secondi dal termine il vantaggio a Minnesota. C.J. McCollum infatti sembrava aver definitivamente indirizzato il match verso Portland con il suo jumper, ma non aveva fatto i conti con la tenacia del numero 23. Ai Blazers non basta quindi chiudere con il 54.8% di squadra, la miglior prestazione al tiro in stagione. Alla sirena finale sono 20 a testa per McCollum e Nurkic, 17 per Lillard e 15 per Napier. Tanti, ma non abbastanza per avere la meglio contro Minnesota, abile a sfruttare anche il miglior Jamal Crawford della stagione con i suoi 23 punti in uscita dalla panchina, 16 dei quali arrivati nel solo quarto periodo. Uno scontro diretto vinto dai T’Wolves, che staccano così al quarto posto nella Western Conference proprio i Blazers.

Charlotte Hornets-New York Knicks 109-91

IL TABELLINO

Kristaps Porzingis è ancora fuori causa infortunio, ma il protagonista della sfida tra Knicks e Hornets è comunque un lungo. Peccato per i blu-arancio che indossi la maglia di Charlotte. Frank Kaminsky ci ha messo tre quarti abbondanti prima di sbagliare il primo tiro dal campo della sua partita: il numero 44 è semi-perfetto nel match contro New York, grazie ai 24 punti (massimo in stagione) messi a referto (con 10/13 al tiro); 15 dei quali arrivati nel primo tempo e decisivi nel parziale da 31-19 del secondo periodo. Da lì in poi gli Hornets hanno tranquillamente controllato una sfida senza storia, interrompendo una striscia di tre sconfitte e fermando i Knicks che venivano da quattro successi. Michael Beasley è ancora una volta il miglior marcatore per gli ospiti (sì, sembra assurdo ma è così) con i suoi 23 punti, in una serata in cui a condannare New York è stata soprattutto la mira dalla lunga distanza: un 3/18 dall’arco letale per le speranze di rientrare in partita. I Knicks scivolano così all’ottavo posto a Est, mentre gli Hornets, nonostante il successo, restano a cinque gare di distanza dalla zona playoff.

Dallas Mavericks-Phoenix Suns 91-97

IL TABELLINO

Un’altra partita, un’altra rimonta: dopo il tremendo 13-0 nel derby con gli Spurs, ancora una volta i Dallas Mavericks si fanno rimontare un vantaggio nell’ultimo quarto e finiscono per perdere, sotterrati da una panchina di Phoenix in grado di segnare 55 punti contro i 28 di quella dei padroni di casa. A guidare gli ospiti — arrivati alla seconda vittoria in trasferta consecutiva sempre senza Devin Booker — sono i 19 punti di T.J. Warren e i 17 di Isaiah Canaan, che hanno concesso il bis dopo la rimonta vincente da -15 di sabato scorso contro Minnesota. Per la squadra di Rick Carlisle invece non bastano i 26 di Harrison Barnes e la tripla numero 1.828 in carriera di Dirk Nowitzki, che gli ha permesso di salire al 13° posto in classifica ogni epoca spodestando Kobe Bryant proprio nella serata del ritiro delle due maglie. Solamente una invece ne ritireranno i Mavs il prossimo 7 gennaio contro i New York Knicks, quando sul soffitto dell’American Airlines Center verrà innalzato il numero 12 che Derek Harper ha indossato per 12 anni, diventando il terzo giocatore della storia della franchigia a vedere ritirato il proprio numero dopo Brad Davis e Rolando Blackman.