I Raptors perdono primato a Est e partita contro i Mavericks, fermati da una brutta serata al tiro. Ottava vittoria nelle ultime 10 per Chicago, trascinata ancora una volta da Mirotic. Nikola Jokic viene espulso ma Denver supera comunque Utah, successo sulla sirena per Phoenix grazie a un buzzer beater a 0.6 dalla fine di Tyson Chandler.
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Dallas Mavericks - Toronto Raptors 98-93
Il sogno del primato solitario nella Eastern Conference è durato giusto un giorno per i Toronto Raptors. Complice la sconfitta a Natale dei Boston Celtics contro Washington, i canadesi avevano il miglior record della conference per percentuale di vittorie e con un successo sui Dallas Mavericks – che invece siedono sul fondo della Western – potevano confermarsi in vetta. Invece è arrivata una sconfitta nel finale di gara, puniti tanto da J.J. Barea (miglior marcatore con 20 punti) quanto dalle loro tremende percentuali al tiro, specialmente con DeMar DeRozan. Inseguito per tutta la gara da Wesley Matthews, l’All-Star ha chiuso con la peggior prestazione stagionale al tiro, un tremendo 3/16 dal campo (con solo 1/2 ai liberi) per 7 punti che non lascia spazio a molte interpretazioni, se non quella fornita da lui stesso dopo la gara: “Ho preso tanti tiri nel pitturato, conclusioni che di solito segno, roba facile. È stata una di quelle serate”. I Raptors hanno chiuso con un brutto 30/89 (33.7%) dal campo e ancora peggio dall’arco (29%), il loro minimo stagionale a cui un Kyle Lowry da 23 punti non è riuscito a sopperire per proseguire la striscia di sei successi in fila. Non che i Mavs abbiano fatto poi tanto meglio in attacco, visto il loro 42.5% complessivo e il 6/24 dall’arco, ma sono stati più lucidi in un ultimo quarto brutto e sporco, nel quale le due squadre hanno sbagliato 26 dei 31 tiri tentati negli 8 minuti conclusivi. Alla fine l’ha spuntata la squadra di Rick Carlisle grazie al solito duo formato da J.J. Barea (decisivo con un lay-up nei secondi finali) e Dirk Nowitzki (quinta partita nelle ultime sette con almeno 18 punti), che a dispetto dei 72 anni in coppia sanno ancora come si vincono le partite. Ad accompagnarli anche i 16 punti con 10 rimbalzi di Harrison Barnes e il contributo di Maxi Kleber, autore di 15 punti con 8 rimbalzi e 5 stoppate, mentre Dennis Smith Jr. pur fermandosi solamente a 8 punti con 3/14 al tiro si è meritato gli elogi (solitamente molto rari nei confronti di un rookie) da parte del suo allenatore: “Stasera mi ha convinto che diventerà un grande giocatore: è in grado di dare energia a tutta la squadra”.
Milwaukee Bucks-Chicago Bulls 106-115
Per la seconda volta in un mese e mezzo, Chicago espugna il campo di Milwaukee e ancora una volta in copertina per i Bulls c’è l’ala spagnola Nikola Mirotic, autore di 24 punti in 28 punti uscendo dalla panchina, prestazione che dà alla squadra di coach Hoiberg l’ottava vittoria nelle ultime dieci gare disputate. “Siamo migliorati molto dal suo ritorno”, conferma l’allenatore, e le cifre lo confermano: 8-2 con lui a roster, 3-20 senza. Diverse invece le parole del suo collega sulla panchina di Milwaukee, Jason Kidd, sconsolato nel commentare gli 11 rimbalzi offensivi concessi dai suoi ai Bulls (“Non sappiamo andare a rimbalzo, questa è la realtà: speriamo solo che qualcuno ne catturi uno ogni tanto”) e ancora più critico forse nel valutare il valore dei suoi ragazzi, usciti sconfitti dal campo in cinque delle ultime sette partite: “Forse ci sono troppe aspettative su di noi: siamo una squadra giovane, gli alti e i bassi fanno parte del gioco”. Non serve allora un Giannis Antetokounmpo che segna tutti i primi cinque tiri della sua gara e chiude a quota 28 e i 22 di Eric Bledsoe, oltre ai 18 dalla panchina del sempre positivo Malcolm Brogdon: Chicago ha la meglio con le proprie seconde linee (54-25 il parziale delle riserve, ovviamente guidate da Mirotic) ma grazie anche alla buonissima prestazioni di Kris Dunn (20 punti e 12 assist).
San Antonio Spurs-Brooklyn Nets 109-97
Con il roster per la prima volta al gran completo i San Antonio Spurs non fanno troppa fatica a sbarazzarsi dei Brooklyn Nets, che non vincono in Texas dal 2002 e che nel bilancio totale delle trasferte contro gli Spurs sfoggiano un poco incoraggiante 4-41. I padroni di casa devono superare una partenza lenta (solo 19 punti nel primo quarto) ma quando trovano il ritmo segnano senza troppe difficoltà (il 51% dal campo lo testimonia) mandando sei giocatori in doppia cifra, guidati dai 21 (in 26 minuti) di Kawhi Leonard, dai 20 di LaMarcus Aldridge e dai 15 con 12 rimbalzi di Pau Gasol. Per la squadra allenata da coach Popovich – a una vittoria dal raggiungere George Karl al quinto posto per numero totale di vittorie – si tratta del sedicesimo successo interno su 18 gare disputate, bilancio che fa degli Spurs la squadra col miglior record interno dell’intera lega. Nei Nets, che aspettano per metà gennaio il ritorno di D'Angelo Russell dall’operazione al ginocchio sinistro, i migliori sono Caris LeVert dalla panchina con 18 punti e Allen Crabbe con 15 (ma anche 5 palle perse).
Denver Nuggets-Utah Jazz 107-83
L’espulsione di Nikola Jokic nel quarto quarto (13 punti e 7 rimbalzi per lui, fin quando è rimasto in campo) non riesce a rovinare la serata dei Nuggets, che vincono agevolmente contro i Jazz ottenendo così il terzo successo consecutivo, striscia occorsa solo un’altra volta in stagione, dal 7 all’11 novembre. La squadra di Michael Malone parte forte trascinata da 13 dei 22 punti di serata di Jamal Murray, che arrivano nel primo quarto, quando Denver piazza un parziale di 12-0 che li proietta sul +13 a cui segue un latro break per chiudere il secondo periodo e andare all’intervallo sopra di 16, 50-34. Il vantaggio dei padroni di casa non è mai in pericolo perché Utah – nonostante i 20 punti di Derrick Favors e i 13 a testa di Donovan Mitchell e Jonas Jerebko – non si avvicina mai nel punteggio, per colpa di un attacco ancora una volta troppo sterile (solo 83 punti alla fine e il 32% al tiro). Contro i suoi ex compagni fa bene in maglia Nuggets Trey Lyles, con 16 punti e 8 rimbalzi dalla panchina, con un ottimo 7/11 al tiro, mentre Wilson Chandler e Gary Harris contribuiscono con 15 punti a testa.
Phoenix Suns-Memphis Grizzlies 99-97
Era successo solo il 22 novembre scorso che entrambe le squadre protagoniste sul parquet – in quel caso Dallas (con il canestro della vittoria di Harrison Barnes) e Memphis (con JaMychal Green) riuscissero a segnare nell’ultimo secondo di gioco. Bissano la curiosa ancora i Memphis Grizzlies (e ancora una volta dalla parte sbagliata della storia) e i Phoenix Suns: dopo la schiacciata in tap-in di Jarell Martin per gli ospiti, che pareggia la gara a 0.6 secondi dalla fine, coach Triano disegna una rimessa lob che parte dalle mani di Dragan Bender e trova Tyson Chandler pronto a schiacciare a canestro i due punti della vittoria, la seconda in sei giorni contro Memphis (e anche la prima di soli due punti, 97-95) e la quarta nelle ultime sei gare disputate per i Suns, che ritrovano il loro leader Devin Booker, subito capace di segnare 32 punti al suo ritorno in campo. Punti fondamentali per la vittoria, così come i 17 di T.J. Warren e quelli che costruiscono il parziale decisivo di 13-0 nel quarto periodo, che rende poi possibile la giocata finale del veteranissimo di casa Suns, Tyson Chandler. Per Phoenix ben 24 dei 32 canestri segnati sono assistiti, mentre sono soltanto 12 gli assist fatti registrare da Memphis, che perde la nona gara delle ultime undici nonostante i 25 punti di Tyreke Evans e i 18 con 6 rimbalzi e 4 stoppate di Marc Gasol. A coach J.B. Bickerstaff mancano Mike Conley (“Sta migliorando ma non abbiamo ancora una data di rientro prefissata”), ma anche JaMychal Green e Chandler Parsons, assenze troppo pesanti per pensare di invertire una marcia che li vede precipitare sul fondo della Western Conference (una sola sconfitta in meno dei Mavs, attualmente ancora ultimi).
Detroit Pistons - Indiana Pacers 107-83
TABELLINO
Non dura neanche un quarto la resistenza degli Indiana Pacers, che concedono ai Pistons 40 punti nella frazione iniziale e al primo riposo si ritrovano sotterrati di 21 punti, che non casualmente coincidono con quelli concessi a uno scatenato Tobias Harris. L’ala di Detroit chiuderà con 30 punti e un quasi perfetto 10/11 al tiro, permettendo ai suoi di controllare dall’inizio alla fine pur concedendo agli ospiti un breve ritorno sotto la doppia cifra di svantaggio nel secondo quarto. Da lì in poi però in campo c’è solo Detroit, che ha anche la solita doppia doppia da Andre Drummond (21+18) e contributi in doppia cifra da Ish Smith (12 punti) e Reggie Bullock (11), oltre ai 13 assist distribuiti da Reggie Jackson, uscito però nel terzo quarto per una distorsione alla caviglia. Per i Pacers invece ci sono quattro giocatori in doppia cifra ma nessuno va sopra i 13 di Victor Oladipo, tenuto al minimo stagionale dalla difesa di Detroit: “Non ho alcuna spiegazione per quanto successo stasera, assolutamente nessuna” ha tuonato coach McMillan dopo una gara in cui i suoi sono stati tenuti al minimo stagionale a rimbalzo (26 contro i 46 degli avversari). “Ci siamo scavati la buca da soli”. In effetti si tratta di un successo importante in termini di classifica per entrambe le squadre: con questa vittoria Detroit (19-14) supera Indiana (19-15) riprendendosi il quarto posto nella conference, ma soprattutto chiude la serie stagionale sul 3-1 – un vantaggio utile in caso di arrivo a pari-record, visto che assicurerà loro il “tie-breaker”. “Questa è una squadra che vogliamo affrontare ai playoff, perciò guadagnarci questo vantaggio è una gran cosa per noi” ha commentato Drummond.
Miami Heat - Orlando Magic 107-89
TABELLINO
Meglio tardi che mai, deve aver pensato Erik Spoelstra: dopo aver visto i suoi Miami Heat sbagliare 16 delle prime 19 triple tentate scivolando sotto anche di 10 punti nel terzo quarto contro i Magic, i padroni di casa hanno mandato a segno 8 delle ultime 14 cavalcando un Wayne Ellington caldissimo. Il tiratore ha segnato 4 triple nel giro di 3 minuti e mezzo in un ultimo quarto da 39-21 per gli Heat, trascinati anche da 14 dei 20 punti di Josh Richardson per ribaltare l’inerzia della gara e vincere il primo derby della Florida negli ultimi 5 tentativi. Per i Magic invece – che hanno avuto 19 punti da Elfrid Payton e 14 a testa da Evan Fournier e Mario Hezonja – si tratta della seconda striscia di 9 sconfitte consecutive in stagione, portando il loro record nelle ultime 23 gare a un tremendo 3-20. Chissà che al prossimo incontro, l’ultimo del 2017 per entrambe le squadre, le cose non possano cambiare per i Magic.
L.A. Clippers - Sacramento Kings 122-95
Nonostante tutte le assenze - e giocatori che normalmente dovrebbero partire dalla panchina costretti a recitare il ruolo di titolari – i Clippers per una sera (complici sempre accomodanti i Sacramento Kings) dimenticano le loro disgrazie e si godono una facile vittoria, riassunta dal dato sorprendente dei 72 punti messi a referto dalla propria panchina (contro i 43 di quella dei Kings). Per una volta non è Lou Williams (comunque capace di scriverne 21, la 40^ volta oltre quota 20 come riserva) il miglior marcatore della second unit di coach Rivers, perché Montrezl Harrell si regala una serata da 22 punti e 8 rimbalzi con 7/12 al tiro: 17 li aggiunge Jamil Wilson e in doppia doppia si fa notare anche DeAndre Jordan (13 con 15 rimbalzi), traguardo solo sfiorato da Milos Teodosic, che va in doppia cifra per assist (10) ma si ferma a soli 8 punti. La gara non ha più storia dopo il break di 37-14 con cui i Clippers chiudono il primo tempo (avanti di 18, 71-53) ma la notizia più bella della serata, ancora più della vittoria contro Sacramento, è la possibilità che venerdì, nel derby contro i Lakers, torni in campo Blake Griffin, quando i Clippers potrebbero riabbracciare anche Wesley Johnson. È Willie Cauley-Stein il migliore dei Kings nella serataccia dello Staples: per lui 17 punti con 8/10 al tiro, mentre 10 a testa li aggiungono anche Buddy Hield e Malachi Richardson.