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NBA, i Raptors sono la miglior squadra a Est. E non è solo merito di DeRozan&Lowry

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NBA_Toronto

La second unit dei canadesi è la n°1 della NBA, giocando un ruolo importantissimo nei successi della squadra di coach Casey. Val la pena conoscere meglio Fred VanVleet, Delon Wright, C.J. Miles, Paskal Siakam e Jakob Poeltl, il quintetto più improbabile che domina la lega

I Raptors? DeMar DeRozan e Kyle Lowry, Kyle Lowry e DeMar DeRozan. Due All-Star, due guardie straordinarie, uno dei reparti dietro più forti di tutta la lega. Poi ci sarebbe Serge Ibaka, chiamato come aveva già fatto a Oklahoma City, a recitare come terzo dei “Big Three”. Ma poco altro e – soprattutto – troppo poco. Per puntare in alto, veramente in alto, alla prima finale NBA della storia della franchigia, dopo che nel 2016 contro LeBron e compagni si era arrivati sul 2-2 della serie di finale a Est, a due sole gare dalla terra promessa. È sempre mancato qualcosa, ma forse oggi potrebbe non mancare più. Perché dietro alla (relativa) sorpresa dei Toronto Raptors prima forza della Eastern Conference a 40 giorni dalla fine della regular season ci sono certamente i meriti di DeRozan e Lowry ma anche – e forse soprattutto – l’impatto di una second unit davvero devastante. Lo dicono le cifre, in maniera difficilmente contestabile: la panchina dei canadesi è titolare del miglior net rating NBA (+9.6, Golden State è seconda a 8.5), un dato frutto del terzo posto per efficienza offensiva (Golden State e Houston ai primi due posti) e del primo per efficienza difensiva (100.3 punti subiti ogni 100 possessi, con Boston seconda a 101.6). Di più: dei 96 quintetti che in questa stagione NBA sono stati schierati in campo per più di 100 minuti, quello composto da Fred VanVleet, Delon Wright, C.J. Miles, Paskal Siakam e Jakob Poeltl è il migliore in tutta la lega per net rating, superando gli avversari di una media di 26.3 punti (statisticamente spettacolari tanto l’offensive rating del lineup di riserva di coach Casey, 121 punti per 100 possessi, che quello difensivo, che li vede subire soltanto 94.7 punti per 100 possessi). Ed ecco allora che se negli anni passati le perplessità sulla capacità dei canadesi di arrivare fino in fondo giravano attorno alla solitudine delle due superstar, quest’anno la panchina dei Raptors sembra poter dare quel qualcosa in più per poter cullare qualche sogno in più. L’importanza del secondo quintetto a disposizione di Dwane Casey è tale che forse ha senso conoscere un po’ meglio i cinque protagonisti che, senza avere troppo i riflettori addosso, stanno trascinando Toronto all’obiettivo di iniziare i playoff come titolari della prima testa di serie a Est.

Il miglior secondo quintetto NBA

Intanto va detto che dei cinque giocatori che oggi mettono a ferro e fuoco la NBA uscendo dalla panchina di Toronto, tre sono stati scelti della dirigenza dei Raptors nei Draft più recenti (Delon Wright alla numero 20 nel 2015, Jakob Poeltl come nona chiamata assoluta nel 2016, quando con la n°27 è arrivato anche Paskal Siakam) e un quarto (Fred VanVleet, undrafted) ha ricevuto proprio dai canadesi la prima opportunità da free agent, dopo un’apparizione alla Summer League. Fa eccezione C.J. Miles, e non solo per essere l’unico proveniente dal mercato: l’ex tiratore di Indiana, infatti, è anche l’unico veterano del gruppo, con una decina d’anni di esperienza nella lega. Gli altri quattro, sommati, prima del via di questa stagione non contavano più di 55 partite NBA al loro attivo. Come siano riusciti a trovare un’intesa così idilliaca, creando la miglior second unit della lega, resta un mezzo mistero ma sicuramente le caratteristiche complementari dei cinque giocatori hanno aiutato. Fred VanVleet è l’uomo che ama battere le difese avversarie e andare fino in fondo: la maggior parte delle sue conclusioni arrivano al ferro (tira con oltre il 52% nella restricted area) ma quando non va in penetrazione (sono 8.4 a sera, primo nella NBA tra giocatori che restano in campo meno di 20 minuti) il suo 40% abbondante da tre punti ne fa un’arma importantissima. Quasi assenti invece le conclusioni dal mid-range, come da nuova filosofia di squadra. Delon Wright porta atletismo e massimi in carriera personali in quasi ogni categoria statistica mentre C.J. Miles è stato fortemente voluto proprio per contribuire fortemente all’incremento nel tiro da tre della squadra di Casey: quasi 6 tiri e mezzo dall’arco a sera per lui, realizzati con oltre il 39%, in un’annata in cui la squadra è arrivata a tentare più di 32 triple a gara, contro le 24.3 dell’anno scorso (quinti contro ventiduesimi). 

La strana coppia Siakam-Poeltl

E poi ci sono i due lunghi di estrazione internazionale, forse le maggiori sorprese di casa Raptors. Nell’ondata di giocatori camerunensi in rampa di lancio (su tutti Embiid), Paskal Siakam si è ritagliato un ruolo importante a Toronto: è lui l’uomo di maggior energia del secondo quintetto di coach Casey ma la sua capacità di corsa, la velocità nella transizione da un canestro all’altro – tanto dalla difesa all’attacco, quanto viceversa – si abbinano anche a doti tecniche davvero impressionanti. Per un giocatore di 2.06 le doti di ball handling sono più che notevoli e quest’anno le sue intuizioni da passatore hanno stupito in molti: “Una point forward? No, questo non ce l’aspettavamo. E chiunque dica di sì, sicuramente mente”, le parole del suo allenatore. Però prima dell’ultima gara contro Washington, Siakam ha chiuso con 4 e 6 assist le sfide contro Orlando e Detroit, un plus notevole che va ad aggiungersi al contributo che i suoi compagni si attendono ogni sera, fatto di rimbalzi (4.5 a sera in 20 minuti di parquet) e schiacciate. Perfettamente complementare all’africano l’austriaco n°42 dei Raptors, Jakob Poeltl, 1.2 punti per possesso come finalizzatore nei pick and roll (una delle armi a cui ricorre con più costanza coach Casey quando c’è in campo la sua second unit) ma anche un’ottima presenza sotto il ferro – in difesa con le stoppate (nella top 20 NBA) e in attacco a rimbalzo (4° in tutta la lega tra le riserve, tra i giocatori con più di 50 presenze) – oltre a percentuali al tiro di tutto rispetto (più del 65% dal campo in questa sua seconda annata nella lega).