Ai Rockets servono 44 punti del loro candidato MVP per sopperire a una brutta serata al tiro e superare i T’Wolves, prendendo il controllo della serie. Agli ospiti, che hanno avuto il tiro per pareggiare con Jimmy Butler negli ultimi secondi, non bastano cinque giocatori in doppia cifra
IL TABELLINO
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Houston Rockets-Minnesota Timberwolves 104-101
In matematica, la sequenza di Fibonacci è una successione di numeri in cui ciascuno, dal terzo in poi, è la somma dei due precedenti. Nella pallacanestro degli Houston Rockets, quella che più si basa sulla forza dei numeri, questo concetto è espresso dai momenti in cui James Harden decide di prendere in mano una partita realizzando sequenze di canestri consecutivi in grado di tramortire qualsiasi difesa, sfruttando il modo in cui ha segnato in precedenza per aprirsi ulteriori strade verso il canestro. Gara-1 della serie tra Houston e Minnesota Timberwolves ha seguito esattamente questo spartito: con il punteggio in bilico sull’87-86 per i padroni di casa a metà ultimo quarto, Harden ha realizzato cinque canestri consecutivi (una penetrazione appoggiandosi al tabellone, un sottomano, una tripla in transizione, una in step back e infine un altro sottomano) e regalato a Clint Capela un alley-oop semplicissimo per piegare le resistenze degli avversari, aprendo da solo un solco di 8 lunghezze che i T’Wolves non sono più riusciti a richiudere. Un’esplosione offensiva simile a quella con cui aveva tolto le castagne dal fuoco già nel terzo quarto, segnando 12 punti per tenere i suoi avanti di quattro: alla fine il candidato principale al premio di MVP ha chiuso con 44 punti (25 nel solo secondo tempo) frutto di uno strepitoso 15/26 dal campo e 7/12 da tre punti in 41 minuti, fermandosi solamente a un punto dal suo massimo in carriera in una partita di playoff. Una performance di altissimo livello più che necessaria per sopperire alla brutta serata dei compagni: Trevor Ariza (0/4), PJ Tucker (1/5), Eric Gordon (1/7), Gerald Green (0/3) e Chris Paul (1/6) hanno tutti tirato malissimo dall’arco per un 3/25 che non rende giustizia alla squadra con il miglior record della lega, mantenendo la sfida più in bilico di quanto sarebbe stato con percentuali normali. Alla fine a fungere da spalla di Harden è stato ancora una volta Clint Capela, sempre prontissimo nel farsi trovare nei pressi del canestro e autore di una doppia doppia da 24 punti e 12 rimbalzi (5 offensivi) con 10/15 dal campo, quasi tutti arrivati in un primo tempo chiuso a 20+10 (l’ultimo a riuscirci ai playoff era stato Kevin Durant nel 2014).
I rimpianti dei T’Wolves e i problemi di Butler-Towns
Nonostante la super prestazione di Harden e Capela, per i T’Wolves rimane qualche rimpianto per questa Gara-1 perché non capiterà molto spesso che i Rockets tirino così male tutti assieme — e che Chris Paul sia in una serata così negativa. Il numero 3 ha chiuso con 14 punti con 4 assist, segnando solo 5 dei 14 tiri tentati e perdendo la bellezza di 6 palloni, l’ultimo dei quali dando l’ultima chance di pareggiarla ai T’Wolves con ancora 8.7 secondi sul cronometro. Il tiro preso da Jimmy Butler è stato però tutt’altro che ideale, isolandosi in maniera pigra sul perimetro e peccando di lucidità, mettendo i piedi fin troppo vicini alla linea del tiro da tre (e probabilmente pestandola) quando sarebbe servita una tripla per pareggiare la sfida. Alla fine i T’Wolves non hanno avuto neanche un giocatore sopra i 20 punti, distribuendo responsabilità e possessi in maniera piuttosto strana: Derrick Rose e Andrew Wiggins hanno finito per prendersi la maggior parte dei tiri, rispettivamente 14 per 16 punti (il migliore dei suoi dalla panchina) e 15 per 18 (miglior marcatore del quintetto), mentre Butler e Karl-Anthony Towns — teoricamente le due stelle della squadra — hanno “utilizzato” solo il 15.6% e il 14.2% dei possessi di squadra, superati anche da Gorgui Dieng, Jeff Teague (vicino alla tripla doppia con 15+9+8) e Jamal Crawford (15 dalla panchina con 4/11 al tiro). Ma se per Butler c’è il dubbio che le condizioni del suo polso destro non siano ideali (nel pre-gara ha schivato le domande sulla sua vistosa fasciatura dicendo che era per “portare fortuna”), per Towns la certezza è che i Rockets lo abbiano spostato fisicamente da una parte all’altra del campo, specialmente con uno scatenato Capela. Coach Tom Thibodeau dopo la gara ha sottolineato come sia compito di Towns essere “più attivo, in particolare correndo di più in transizione”, ma proprio il fatto che sia stato così abulico (8 punti e 12 rimbalzi con 3/9 al tiro in 40 minuti) fa ben sperare i T’Wolves: Gara-1 è stata più tirata di quanto ci si sarebbe potuti aspettare, anche se servirà alzare il livello in entrambe le metà campo per fare fronte alla “regressione verso la normalità” delle percentuali al tiro dei Rockets. È durissima, ma dopo Gara-1 sembra che questa serie — che tornerà a giocarsi nella notte tra mercoledì e giovedì — possa essere quantomeno combattuta.