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NBA, Cavs ancora sotto 0-2 come nelle ultime due finali: come rialzarsi e riaprire la serie?

NBA

Mauro Bevacqua

Solo 4 squadre su 33 sono riuscite a ribaltare l'inerzia della serie da 0-2 finendo per vincere. L'ultima in ordine di tempo proprio Cleveland, nel 2016. Ma tornare a giocare in casa non è sufficiente: "Loro sanno vincere ovunque, l'hanno dimostrato a Houston", avverte LeBron James

CLEVELAND, OHIO - Per i Cleveland Cavaliers in fondo non è una novità: nel 2016 dopo le prime due gare di finale contro Golden State il punteggio diceva 0-2 (104-89 Golden State in gara-1, 110-77 nella seconda): Idem l’anno scorso: 113-91 Warriors all’esordio della serie, 132-113 in gara-2. Ora, perso soltanto in overtime il primo episodio della serie targata 2018, arriva l’ennesima sconfitta (122-103) in gara-2. Può aiutare i Cavs il fatto di essersi già trovati in questa esatta condizione negli ultimi due anni in fila? La risposta di LeBron James è lapidaria: “No”. Il “Re” non aggiunge altro, ha poca voglia di parlare dopo il secondo ko consecutivo incassato alla Oracle Arena, perché — soprattutto alla luce di gara-1 — la speranza di poter tornare in Ohio dalla California con una vittoria i Cavs l’hanno sicuramente cullata. Invece il punteggio è 0-2 e le spalle di James e compagni sono già al muro: “Dobbiamo essere sicuri di dare il massimo in gara-3, perché non possiamo permetterci di andare sotto 3-0 contro una squadra del genere, in spogliatoio ce lo siamo già detti”, ammette Kevin Love. “Abbiamo una gara-3 da giocare in casa, davanti al nostro pubblico, dove di solito diamo il meglio — dice LeBron James — ma questo non ci deve dare fiducia, non deve farci assolutamente rilassare. Anzi, al contrario: siamo spalle al muro, dobbiamo avvertire tutto il senso di precarietà e di pericolo possibile. Non è che siccome torniamo a giocare in casa allora le cose si fanno più semplici: loro sanno vincere ovunque, l’hanno dimostrato nella serie contro Houston andando a vincere in Texas gara-7”. “Già a partire dalla prossima partita dobbiamo comunicare meglio tra di noi — avverte J.R. Smith, onesto nel giudicare come “terribile” la sua prestazione in gara-2 (“Devo tirare meglio”, dice) — e riuscire finalmente a giocare 48 minuti interi di quella che è la nostra pallacanestro”. Se sarà necessario cambiare qualcosa si può anche cambiare, sembra far capire coach Lue, che non risparmia qualche frecciatina ai suoi: "Se a Korver non entrano i tiri per lui diventa dura, perché non finirà mai per battere troppi avversari dal palleggio. E Green deve essere più aggressivo, attaccare di più il canestro e non accontentarsi dei tiri da tre, per sfruttare al meglio il suo atletismo e la sua potenza", dice l'allenatore dei Cavs. Che poi in vista della gara di mercoledì aggiunge: “Vedremo se fare qualche aggiustamento, qualche modifica — anticipa — perché stasera ci è mancata completamente fin dall’inizio la fisicità: loro hanno preso il controllo della partita e non lo hanno più mollato”. Lo testimonia il fatto che Cleveland non è mai stata davanti, neppure per un singolo possesso, in tutta gara-2. Il terzo episodio dev'essere diverso, perché da sotto 0-3 in una serie di playoff non ha mai recuperato nessuno e anche lo storico di chi si è trovato a inseguire da 0-2 non lascia ben sperare: solo 4 vittorie nella serie a fronte di 29 sconfitte. Per i tifosi della squadra dell'Ohio, però, una piccola speranza cui respare aggrappati c'è: l'ultima squadra a riuscirci tra queste quattro? Proprio i Cavs, nel 2016, l'anno del titolo (le altre tre: i Celtics del 1969 contro i Lakers; i Blazers del 1977 contro i 76ers; gli Heat del 2006 contro i Mavericks). Non si sa mai che non si riesca a replicare l'impresa.