L'esordio casalingo dei Timberwolves aggiunge un nuovo capitolo alla saga-Butler: "Chi vuole fischiarmi può farlo, mi sta bene. Ma non possono non apprezzare il mio sforzo", le parole del n°23 di Minnesota
I RISULTATI DELLA NOTTE: BUTLER TRASCINA MINNESOTA CONTRO CLEVELAND
Jimmy Butler i fischi del Target Center li aveva quasi richiesti, sicuramente messi in preventivo. E sono arrivati, puntuali. Almeno all’inizio. Sono arrivati alla presentazione delle squadre – Butler il primo a essere introdotto al pubblico di casa – e poi ogni volta che toccava il pallone durante i primi cinque possessi. Poi è arrivato un recupero su Kevin Love chiuso con un assist per la schiacciata di Taj Gibson: e i fan dei Timnberwolves hanno iniziato ad applaudire. Non si sarebbero più fermati. Per un semplice motivo: perché anche Butler non si sarebbe più fermato. Una prestazione eccezionale, da 32 punti, 7 rimbalzi, 4 recuperi e 3 assist, quasi perfetto dal campo (10/12), assolutamente perfetto dalla lunetta (12/12). Ed è proprio durante un suo viaggio in lunetta che la metamorfosi del pubblico del Minnesota si completa: dai fischi (esagerati?) ai cori di “M-V-P, M-V-P” (altrettanto esagerati?). Il meno turbato da tutto questo? Il diretto interessato, ovviamente: Jimmy Butler. “Ho un messaggio per tutto il Minnesota: non mi importa quel che succede. Possono anche continuare a fischiarmi: io continuerò sempre a dare il massimo”. Sembra un atteggiamento di sfida, ma Butler vuole chiarire che non lo è: “Sapevo che alla prima giocata di impatto i fischi si sarebbero tramutati in applausi. Ma ho apprezzato anche i fischi, davvero. Se vogliono fischiarmi va bene, io continuerò a giocare sempre duro, a fare tutto quello che posso per arrivare alla vittoria. Fischi, applausi, silenzio di tomba: non mi cambia, io ho un lavoro da portare a termine”. Il n°23 dei Timberwolves – alla cui richiesta di cessione ha fatto seguire parole di fuoco verso tutti e un circo mediatico apprezzato il giusto a pochi giorni dal via della nuova stagione – cerca di spiegare il suo comportamento e il suo modo di fare: “Mi importa solo che la gente sappia che sono sincero in quello che faccio e dico e che quando scendo in campo faccio di tutto per vincere e per aiutare i miei compagni”. Tutto il resto non è noia, ma importa poco all’All-Star dei T’Wolves: “Penso che a volte la gente ami odiarmi: possono dire quello che vogliono, la cosa mi fa solo sorridere, ma non possono non rispettare il mio sforzo”.
Thibodeau: “Incredibile quel che fa in campo: è la differenza tra vincere e perdere”
Butler insiste sul punto, quasi che una certa “campagna” contro di lui lo abbia sorpreso: “Una cosa che non si potrà mai dire di me è che non gioco per vincere. Qualsiasi cosa mi si chiede di fare, io scendo in campo per farla al meglio. Solo così puoi sviluppare una mentalità vincente. I miei compagni si aspettano questo da me e io sono dalla loro parte”. Non sembrava così durante il famoso allenamento prestagionale quando in campo sono volate parecchie parole forti, alcune rivolte anche ai compagni più famosi che Butler aveva scelto di affrontare da avversario nella partitella di fine allenamento. “I media hanno fatto un gran lavoro per farmi sembrare il cattivo. Ma io amo essere il cattivo. Forse lo ignoravate, ora lo sapete”, la chiusa divertita del n°23. L’unica persona che ha ricevuto più fischi di Butler al Target Center durante l’esordio interno contro Cleveland è stato il suo allenatore, Tom Thibodeau. Che Butler continua a considerare un uomo “al suo angolo” (“Thibs è mio amico”), nonostante ora – nel doppio ruolo di coach e presidente delle basketball operations – sarà ovviamente coinvolto nel tentativo di cedere il giocatore, esaudendo così le sue richieste. In attesa degli sviluppi di mercato, però, l’ex allenatore dei Bulls si gode il suo giocatore: “È incredibile per tutte le cose che sa fare in campo: sono queste cose a far la differenza tra il vincere e il perdere”. Il resto, sembra voler far capire Thibodeau, lascia il tempo che trova: “Quando vinci la gente si schiera dalla tua parte. Puoi conquistarli giocando duro, giocando col cervello, giocando insieme ai tuoi compagni. Se il pubblico vede tutto questo, alla fine si schiera con te”. Lo hanno fatto i tifosi del Minnesota, ai quali sono bastati pochi minuti per abbandonare ogni velleità di contestazione (“Minnesota nice”, si dice riferendosi alle caratteristiche educate della gente del posto): resta solo da vedere per quanto Butler uscirà ancora dal tunnel del Targer Center con indosso la maglia dei Minnesota Timberwolves.