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NBA: Draymond Green non passa il pallone, Kevin Durant si arrabbia con lui

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La pessima gestione dell'ultimo possesso degli Warriors ha fatto infuriare il n°35 di Golden State che in panchina si è scontrato con il compagno. Coach Kerr ha deciso di non chiamare timeout, ma la scelta stavolta non ha funzionato

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Dopo un mese di idillio (o quasi), le cose sono andate storte per la prima volta anche ai Golden State Warriors. La pessima gestione dell’ultimo possesso dei regolamentari nella sfida poi persa all’overtime contro i Clippers ha fatto arrabbiare Kevin Durant, ignorato dal compagno che ha preferito partire in palleggio e puntare dritto verso la metà campo avversaria e finendo a terra sul parquet senza più il controllo del pallone. Durant è rimasto a braccia aperte a chiedere ripetutamente di essere preso in considerazione: un momento della sfida in cui KD aveva già messo a referto una tripla doppia da 33 punti, 11 assist e dieci rimbalzi, convinto di poter piazzare la zampata decisiva. Senza Steph Curry e con a disposizione il possesso della vittoria allo Staples Center, quel pallone spettava di diritto a lui o, in alternativa, a Klay Thompson – protagonista del parziale da 11-0 che aveva rimesso in corsa Golden State. Entrambi invece sono rimasti a mani vuote, infuriati dopo aver visto lo sviluppo dell’azione (se Green avesse trovato il modo di segnare, tutto si sarebbe risolto per il meglio). Rientrati in panchina, Durant e Green hanno cominciato a battibeccare, mentre Thompson inizialmente si era avvicinato al suo compagno battendosi la mano in testa e reclamando maggiore attenzione: “Cosa ti è venuto in mente [detto in maniera più esplicita,ndr]?”. Nulla in confronto a Durant che arrivato come una furia in panchina ha iniziato a urlare in direzione di Green: “Passami che fot***o pallone!”, aggiungendo una lunga serie di imprecazioni alla sua frase. Una sedia di distanza tra i due, con la tensione che sale e Thompson che a quel punto in maniera opportuna va a sedersi in mezzo. Una lontananza fisica che anche gli altri giocatori degli Warriors sono costretti a tenere d’occhio: dopo le indicazioni di Kerr infatti, Durant viene allontanato da Andre Iguodala mentre il n°35 urla in maniera provocatori: “Dai, guarda che sono qui per provare a vincere una partita…”, mentre DeMarcus Cousins cerca di condurre a più miti consigli Green chiedendogli di restare concentrato.

Durant e Green non ne parlano: “Scrivete quello che volete”

Un siparietto che inevitabilmente ha avuto i suoi contraccolpi anche nell’overtime, che dura soltanto un minuto per KD prima di commettere il sesto fallo (scelta che lo ha definitivamente fatto infuriare) e guardare i suoi compagni cadere sotto i colpi di Lou Williams. Una tensione non stemperata sul parquet che per una volta gli Warriors si sono portati anche nello spogliatoio: Durant si è vestito in fretta, già fuori dalla porta prima ancora che i reporter arrivassero a fare le domande. Nessuna intervista per KD, di solito molto disponibile e conciliante con i giornalisti, frustrato in parte anche dall’ultimo fallo fischiato contro di lui. Anche Green non parla dell’accaduto, lamentandosi dei 14 tiri liberi concessi a Williams e non facendo riferimento all’episodio: “Non mi interessa, non conta. Non voglio parlarne, potete scrivere quello che volete”. L’unico a raccontare qualcosa è Shaun Livingston: “Una reazione figlia soltanto dello spirito di gruppo, ragazzi che volevano ottenere un risultato diverso da quello che abbiamo portato a casa. È chiaro che Draymond ha perso il pallone, mentre c’erano altri giocatori liberi che hanno pensato di meritare quel possesso. Cose che succedono nello sport. È positivo vedere il fuoco, la voglia e le emozioni di chi continua a tenerci e a voler sempre vincere”.

Il mancato timeout di Steve Kerr: “Tornassi indietro…”

C’era soltanto una persona che avrebbe potuto evitare tutto questo, chiamando timeout e ragionando con calma sul da farsi: Steve Kerr, che invece ha preferito lasciare andare la partita. Nei primi istanti dopo aver catturato il rimbalzo, tutti i giocatori degli Warriors si sono voltati verso la panchina, prima di rendersi conto di poter proseguire con il gioco. “Eravamo in transizione con KD e Klay e mi piaceva l’idea di lasciarli andare e non dare il tempo ai Clippers di schierare la difesa. È una cosa che faccio spesso in questo genere di finali”, racconta Kerr, ben consapevole che il modo di vedere le cose di Green non è stato dei migliori. “Se potessi tornare indietro fermerei tutto, chiamerei timeout perché non ha funzionato. La mie è stata una scelta fatta d’impronta, in pochi istanti. Abbiamo deciso di farli proseguire, la partita era girata in nostro favore e dovevamo cavalcare quel momento positivo. Avevamo i giocatori giusti sul parquet, ma non ha funzionato”. Di certo non la prima volta che Green e Durant si scontrano e alzano la voce durante un timeout: episodi simili si erano già visti a Memphis (in cui il problema fu il “mancato” passaggio di Durant) oltre a quello di Sacramento nel 2016/17, il primo della serie arrivato a parti invertite. Gli Warriors in quel caso persero una pessima gara contro i Kings con Durant che giocò una pessima partita, sbagliando molto anche in difesa. Nel corso di quel secondo tempo, durante un timeout, Green non le mandò a dire a KD che si ritrovò con lui un paio di volte faccia a faccia, chiedendo al compagno di essere esplicito nelle sue lamentele. Quella volta non sono successi drammi, anzi: 18 ore dopo l’accaduto si ritrovarono insieme davanti la tv a godersi il Super Bowl. La loro amicizia più volte ha dimostrato di andare ben oltre questi episodi.