
Michael Jordan compie 56 anni e la NBA per festeggiarlo gli ha portato direttamente l’All-Star Game in casa, nella sua Charlotte. Quale occasione migliore per rispolverare i 23 motivi per cui continuiamo ad amare il numero 23 più famoso della storia?

Michael Jordan compie 56 anni e la NBA per festeggiarlo gli ha portato direttamente l’All-Star Game in casa, nella sua Charlotte. Quale occasione migliore per rispolverare i 23 motivi per cui continuiamo ad amare il numero 23 più famoso della storia?

IL CANESTRO CON NORTH CAROLINA | La leggenda di MJ non nasce in NBA, ma già al college: nel 1982 a 19 anni da freshman firma il canestro della vittoria nella finale per il titolo NCAA, portando la sua North Carolina al successo su Georgetown consegnandole il secondo titolo della sua storia

DIO TRAVESTITO DA MICHAEL JORDAN | Anche in NBA lascia presto il suo marchio: nel 1986 firma 63 punti al Boston Garden contro i Celtics poi campioni NBA, ancora oggi un record per una partita di playoff. La frase di Larry Bird per descrivere la sua prestazione è storica: “Sembrava Dio travestito da Michael Jordan”

LA GARA DELLE SCHIACCIATE | Jordan viene ricordato ancora adesso per le due vittorie alla gara delle schiacciate nel 1987 e 1988, nelle quali ha regalato al mondo alcuni dei momenti più iconici della storia dell’All-Star Weekend anche per il duello con Dominique Wilkins

LA TRIPLETTA DEL 1988 — Quella del 1988 rimane una stagione storica e probabilmente irripetibile: nella stessa stagione Jordan vince premio di MVP, di Difensore dell’Anno e di capocannoniere NBA. In carriera sarebbero stati cinque i premi di Most Valuable Player della regular season: solamente Kareem Abdul-Jabbar con sei ha fatto meglio di lui

THE SHOT (IL PRIMO) | Il primo grande momento iconico della sua carriera: nel 1989 segna il buzzer beater in Gara-5 in casa dei Cleveland Cavaliers che regala il passaggio del turno ai Bulls, rimanendo in aria tantissimo e mandando a vuoto il tentativo disperato di Craig Ehlo nel contrastarlo

LE JORDAN RULES | Se Jordan è diventato quello che è diventato, è anche per le sconfitte che ha subito: per tre anni consecutivi dal 1988 al 1990 viene eliminato dai Detroit Pistons, che per lui creano le “Jordan Rules” per limitarlo

I SEI TITOLI CON SEI MVP | L’appuntamento con la vittoria è soltanto rimandato: dal 1991 al 1998 vince sei titoli NBA con sei premi di MVP delle Finals, intervallati solo dall’anno sabbatico del 1994 e la sconfitta nei playoff del 1995. Ancora oggi nessuno può vantare i suoi premi di MVP delle Finals

HANG TIME VS LAKERS | Uno dei canestri più iconici della storia: Jordan sale per chiudere con la mano destra, ma a mezz’aria cambia e passa alla sinistra, appoggiando al tabellone tra lo stupore di compagni, avversari e pubblico

THE SHRUG | Jordan non è mai stato un grandissimo tiratore da tre, ma in Gara-1 delle Finals nel 1992 segna sei triple nel solo primo tempo, girandosi verso il pubblico con il celeberrimo “Shrug”, come a dire: non riesco proprio a sbagliare, che ci devo fare?

I’M BACK | Dopo il primo three-peat, il ritiro. Ma anche il comunicato stampa più breve e iconico di sempre: due parole, “I’m back”. Non serve altro per annunciare il suo ritorno alla pallacanestro

THE FLU GAME | Una delle gare più storiche della sua carriera: piagato da un’intossicazione alimentare e la febbre altissima, Jordan scende comunque in campo in gara-4 contro gli Utah Jazz e firma la tripla della vittoria nell’ultimo minuto di gioco, uscendo sorretto da Scottie Pippen in uno scatto immortale

THE SHOT (IL SECONDO) | Un anno dopo, si supera: nella sua ultima azione con la maglia dei Chicago Bulls, suggella il minuto perfetto segnando il canestro del sorpasso a pochi secondi dalla fine, decisivo per conquistare il sesto e ultimo titolo della sua carriera

LA LINGUA DI FUORI | Non sono solo i risultati in campo a rendere Jordan leggendario, ma anche lo stile: la lingua di fuori nei momenti di maggiore sforzo lo rendono immediatamente riconoscibile al grande pubblico

LA PARTITA CON IL 12 | Una delle chicche della sua carriera: a causa del furto della sua maglia, il 14 febbraio 1990 scende in campo con una maglia numero 12 senza nome. Il risultato? Segna 49 punti, ancora oggi record di franchigia per un giocatore con quel numero

BARCELLONA 1992 | Il Dream Team delle Olimpiadi di Barcellona 1992 è considerato la più grande squadra di sempre, soprattutto perché Jordan era al picco della sua carriera — pur passando praticamente tre settimane senza dormire, dividendosi tra allenamenti, partite a carte e lunghe sessioni di golf

LE JORDAN | Con Michael Jordan nasce anche il mito delle Air Jordan e il marketing sportivo per come lo conosciamo adesso. Ancora oggi sono le sneakers più vendute al mondo, con le altre marche che non vanno neanche vicino alla loro quota di mercato

GLI SPOT DELLA GATORADE | Ogni volta che vedete in giro lo slogan “Be Like ____”, sappiate che il riferimento è sempre MJ e quello spot della Gatorade, con il ritornello “If I could be like Mike” diventato immortale

GLI SPOT CON SPIKE LEE | Ancora più leggendari, se possibile, gli spot girati con Spike Lee, che diedero a entrambe le icone del mondo afro-americano una popolarità impareggiabile. “It’s gotta be the shoes…”

SPACE JAM | Se Jordan ha trasceso i limiti del basket diventando conosciuto in tutto il mondo è anche per il film girato con la Warner Bros, guardato da milioni di ragazzini in tutto il mondo

IL DISCORSO ALLA HALL OF FAME | Nella storia della Hall of Fame si sono visti tanti discorsi memorabili, ma pochi pareggiano la portata di quello di MJ. “Perché i limiti, come le paure, sono solo un’altra illusione” rimane una delle frasi più iconiche della sua carriera (sì, anche il meme di lui che piange)

MEDAL OF FREEDOM | Nel 2016 il presidente Barack Obama lo riceve insieme ad altri personaggi di rilievo degli Stati Uniti come Kareem Abdul-Jabbar per insignirlo della Medal of Freedom, un riconoscimento per quegli individui che hanno aiutato l’America a proiettarsi verso il futuro

THE G.O.A.T. | È l’acronimo che indica il Greatest Of All Time, il migliore di sempre: quello che Michael Jordan è ancora da considerare — non solamente per quello che ha fatto in campo, ma perché è riuscito a trascendere i limiti del suo sport di riferimento per diventare un’icona mondiale. E per questo, bisogna fargli gli auguri: buon compleanno MJ!