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NBA, Muggsy Bogues a Milano presenta la sfida di Parigi tra Charlotte e Milwaukee

NBA

L'ex point guard degli Hornets, per 10 anni alla guida della franchigia di Charlotte, è passato dall'NBA Store di Milano per presentare la sfida del prossimo 24 gennaio contro i Bucks, la prima partita di regular season NBA disputata a Parigi

CHARLOTTE-MILWAUKEE A PARIGI NEL GENNAIO 2020

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Charlotte Hornets e Milwaukee Bucks saranno le due squadre impegnate nell’NBA Paris Game in programma il prossimo 24 gennaio, la prima partita di stagione regolare mai disputata nella capitale francese, dopo le sfide degli ultimi anni sempre ospitate dalla O2 Arena di Londra. Ma Charlotte a Parigi ci ha già giocato, 25 anni fa, una sfida di prestagione contro i Golden State Warriors (seguita tre giorni dopo dalla vittoria contro l’allora Buckler a Bologna). Allora al timone di quella squadra che stava conquistando tifosi di tutto il mondo c’era Muggsy Bogues, lo stesso Muggsy Bogues oggi ambasciatore degli Hornets e ieri ospite dell’NBA Store di Milano per raccontare l’importanza di una sfida del genere: “Ne parlavo proprio l’altro giorno con Tony Parker – il giocatore francese oggi a Charlotte – e ricordando la gara che giocammo a Parigi nel 1994 Tony mi ha detto: ‘Me la ricordo bene, Muggsy. Avevo 12 anni, e vedere i giocatori NBA da vicino nella mia città mi ha convinto che avrei potuto farcela anch’io’. Questa è l’importanza delle gare NBA organizzate dalla lega in giro per il mondo: soprattutto per i ragazzini è uno stimolo a dare il meglio, a continuare a sognare, a rendere realtà un mondo visto spesso da lontano”. Bogues sa bene cosa vuol dire avere un sogno e fare di tutto per non farlo morire. Ai ragazzi ospitati all’NBA Store in un divertente botta&risposta con il giocatore passato alla storia per essere il più basso ad aver mai giocato nella lega (solo 158 centimetri), Bogues ha raccontato di aver ricevuto in regalo il primo pallone a 3 anni e di aver iniziato da quel momento i continui pellegrinaggi verso il campetto più vicino a casa. Poi, quando di anni ne aveva solo 5, un proiettile sparato da un commerciante della zona lo colpisce: “Quell’evento ha cambiato tutto”, dice. Non è stato l’unico ostacolo al suo sogno, perché proprio per via della sua altezza i critici pronti a scommettere che non ce l’avrebbe fatta sono sempre stati di più dei sostenitori pronti a dargli invece fiducia. 

Una carriera unica, dal liceo alla NBA

Tutta la sua carriera, invece, racconta il contrario: al liceo fa parte di quella che viene considerata la squadra di high school più forte mai scesa in campo nella storia del basket scolastico americano, la Dunbar High School. “Di quella squadra 11 di noi sono riusciti grazie al basket a guadagnarsi una borsa di studio, andare all’università e giocare nella NCAA; in quattro – io, Reggie Williams, David Wingate e Reggie Lewis [l’All-Star dei Celtics poi morto per arresto cardiaco nell’estate del 1993, ndr] – siamo addirittura arrivati nella NBA”. Prima della NBA Muggsy Bogues è transitato dal college, a Wake Forest, in quel North Carolina che lo vede ancora oggi protagonista: in 4 anni raggiunge due volte il torneo NCAA e ancora oggi detiene il record all-time per assist e recuperi in un ateneo che dopo di lui ha visto un certo Chris Paul (che però ha giocato solo due stagioni con i Demon Deacons). Nel 1987, al Draft NBA, viene scelto alla n°12 dagli Washington Bullets, la squadra per cui – ragazzino cresciuto a Baltimore – aveva fatto il tifo. Nei Bullets gioca un solo anno perché il seguente viene scelto dalla nascente franchigia di Charlotte nell’Expansion Draft: è la nascita di una storia d’amore – con la città e con l’organizzazione – che continua ancora oggi, quando Muggsy Bogues indossa ancora con orgoglio i colori di una franchigia che ha contribuito a rendere popolare in tutto il mondo: “Eravamo un gruppo di tre-quattro giocatori scelti uno dopo l’altro in successione, nel corso degli anni: io, Kendall Gill, poi Larry Johnson e quindi Alonzo Mourning. Il nostro processo di crescita è culminato coi playoff alla quinta stagione di esistenza della squadra e a quella storica vittoria al primo turno contro i Boston Celtics, favoriti, con il canestro sulla sirena di Zo Mourning. Ci amavano tutti, e noi al tempo non ce ne rendevamo neppure conto, perché ci limitavamo a vivere il momento. Una delle cose belle di quel viaggio a Parigi del 1994 è stato proprio di accorgersi dell’affetto con cui i tifosi ci seguivano in tutto il mondo”. Sono passati 25 anni, la NBA oggi è davvero uno sport globale e gli Charlotte Hornets tornano a Parigi. Contro di loro ci sarà “The Greek Freak”, Giannis Antotokounmpo: e l’entusiasmo non sarà minore.