"La prima squadra che arriva a 100 (punti) vince". La storica voce dei Clippers l'ha ripetuto migliaia e migliaia di volte, in una carriera durata 40 anni e conclusasi con gara-6 nella notte. Passa alla storia come "Lawler's Law": un giornalista ha voluto verificare se è vera
“È finita. Tutto il mio affetto va ai tifosi dei Clippers. Grazie ai Clippers e a Fox per gli anni più belli della mia vita”. Ralph Lawler si congeda così. A 81 anni, 40 passati dietro il microfono a raccontare ai tifosi di quella che storicamente è stata la seconda squadra della città – e che prima era addirittura a San Diego – gioie (poche) e dolori (molti) dei Los Angeles Clippers. La sua telecronaca di gara-6 è l’ultima di una carriera straordinaria, da lui riassunta nel messaggio affidato a Twitter riportato in apertura: “Gli anni più belli della mia vita”. Una vite a una carriera già ampiamente documentati, che lasciano in eredità tra le mille cose anche i suoi marchi di fabbrica, le espressioni colorite (“Bingo” dopo ogni tripla a segno”, “Oh me, o my” per dimostrare ammirazione – che è anche il suo handler su Twitter) ma soprattutto una regola, matematica o quasi. “Chi arriva a 100 per primo vince”. L’ha ripetuta sempre, in ogni partita commentata, compresa l’ultima dei suoi Clippers, in casa contro Golden State. A 100 ci sono arrivati per primi gli Warriors, a 11 secondi dalla fine del terzo quarto, addirittura, e difatti poi han vinto gara-6, mettendo fine così alla stagione dei Clippers e alla carriera di Lawler. Ma la sua regola – passata alla storia come “Lawler’s law” – quanta attendibilità statistica può realmente avere? È il quesito che si è posto Ryan Menezes, un giornalista del Los Angeles Times appassionato proprio di statistica e di pallacanestro – che non guasta, visto che si è dovuto sobbarcare un lavoro enorme per dimostrare la veridicità o meno della previsione sostenuta da Lawler. Per avere il maggior numero di dati possibili su cui lavorare – e quindi, allargando il campione, dare ai risultati della propria ricerca più attendibilità – Menezes ha esteso il conteggio non solo alle gare dei Clippers (quelle che solo interessavano a Lawler) ma a tutte le partite NBA durante il periodo nel quale è riuscito a mettere le mani sui play-by-play completi della serata. E dal 1999 a oggi si tratta di oltre 27.000 partite, una mole di dati enorme se si conta – come dice lo stesso Menezes – che ogni play-by-play si sviluppa su oltre 500 righe di testo. E i risultati alla fine hanno confermato a stragrande maggioranza l’assunto sostenuto da Lawler: il 93.8% delle squadre che per prime hanno taccato quota 100 in una gara hanno finito per vincerla (la percentuale è solo leggermente inferiore, il 93.6%, quando riguarda le gare dei Clippers).
Le 28 partite "ai 100" dei Clippers 2018-19
Lo studio pubblicato sulle pagine del Los Angeles Times fornisce anche qualche indicazione in più: quest’anno ad esempio la “Lawler’s Law” si è confermata vera soltanto nell’88% dei casi, nettamente sotto media rispetto al valore individuato nel corso di due decenni. Il motivo è semplice: l’aumento del numero di partite in cui le squadre hanno raggiunto i 100 punti, che nel 1999 era stato ai minimi storici nell’ultimo ventennio (sotto il 35% delle gare NBA) e che invece quest’anno ha superato per la prima volta il 90% delle sfide disputate. Sempre con riferimento alle partite della stagione 2018-19, arriva un altro dato curioso: la regola di Lawler è stata “invocata” un totale di 28 volte, e in ognuna di queste gare è stata confermata. I Clippers saranno anche usciti dai playoff al primo turno, ma Lawler e la sua “legge” escono di scena imbattuti!