Warriors e Raptors uniti nell'indirizzare parole di incoraggiamento e conforto a Kevin Durant, per Thompson "uno dei giocatori più forti di sempre", "ma anche una persona davvero genuina", aggiunge Curry. "Per molti di noi vederlo crollare a terra è stato quasi uno shock", dice coach Nurse
OAKLAND — Il primo a parlare dopo l’emozionante vittoria di gara-5 è Steve Kerr, al solito capace di sintetizzare al meglio — in un’unica frase — una serata difficile da raccontare: “Una vittoria incredibile, una perdita orribile”, le sue parole per riassumere gara-5. “Sono tremendamente orgoglioso per come hanno giocato i ragazzi, col cuore, ma allo stesso tempo sono devastato per Kevin Durant. Se rimpiangiamo la decisione di averlo schierato? Lascio che a parlare sia Bob Myers, che mi seguirà su questo palco”. E quando il gm degli Warriors arriva ha la voce rotta, trattiene a fatica le lacrime, e la sua prima ammissione è che l’infortunio che ha tolto di mezzo Kevin Durant in gara-5 non è il riacutizzarsi del suo problema al polpaccio bensì un infortunio — probabilmente ben più grave — al tendine d’Achille. Ecco perché l’umore di tutti i protagonisti della vittoria degli Warriors alla Scotiabank Arena — vittoria che li mantiene vivi nella serie e che riapre le finali NBA 2019 — è tutt’altro che allegro. Inizia Klay Thompson: “Difficile anche pensare di poter celebrare una vittoria come questa. L’infortunio a Kevin affossa ogni voglia di festeggiare. Per noi è come un fratello, è uno dei più forti giocatori che abbia mai giocato a questo sport, vederlo infortunato è tremendo: stasera abbiamo vinto per lui”. Quasi a voler dimostrare che tutte le voci che per tutto l’anno hanno accompagnato questi Warriors — per alcuni divisi in spogliatoio tra vecchia guardia da una parte e Kevin Durant dall’altra — fossero solo montature giornalistiche. “Non credo ci fosse bisogno della gara di oggi per dimostrare che siamo uniti come squadra, che non c’è nessuna frattura, che KD è uno di noi. Voglio dire, Kevin Durant è stato l’MVP delle finali NBA gli ultimi due anni: con lui in campo noi siamo una delle squadre più forti di sempre, senza di lui siamo comunque una gran bella squadra ma stiamo parlando di Kevin Durant, l’ho già detto, il più forte giocatore al mondo”, insiste Thompson. “Kevin è un vero guerriero, lo ha dimostrato ache stasera, ha sacrificato il suo stato fisico per noi. Le mie preghiere stasera sono per lui, sono sicuro che tornerà più forte di prima”.
Curry: “KD è una persona genuina, ha dato tutto per noi”
Anche Steph Curry fa un passo indietro dall’attualità — e dalla vittoria di una partita di finale NBA, pur fondamentale — per mettere le cose in prospettiva. “Ci facciamo tutti prendere dalla foga di inseguire un titolo ma la vita vera è qualcosa altro e ti insegna che prendersi cura delle persone a cui vuoi bene è più importante. Ecco, vedere l’impegno profuso da KD durante tutto l’anno, le sfide che ha dovuto affrontare e il suo modo di rispondere, dando sempre tutto, arrivando a mettere a repentaglio la sua salute per noi, tutto questo è molto più importante di qualsiasi cosa possa succedere in campo. Mi dispiace veramente tantissimo per Kevin, nessuno dovrebbe passare quello che sta passando lui ora, men che meno sul palcoscenico più importante e prestigioso che ci sia”. Un’empatia dimostrata dallo stesso Curry seguendo Durant fino agli spogliatoi a partita in corsa, quasi incurante dei destini di una gara di finale NBA. “Non lo so, a volte gli spiriti ti guidano a prendere certe decisioni. In quel momento ho sentito che fosse la cosa giusta da fare”. Poi Curry torna sulle parole del suo general manager Bob Myers, che solo pochi minuti prima era stato quasi rabbioso nel sottolineare come Durant sia uno dei personaggi più fraintesi — e di conseguenza incompresi — di tutta la NBA. Curry la spiega così: “Quando sei a questo livello di grandezza tutti provano a raccontare la tua storia, chi sei, chi dovresti essere, che decisioni dovresti prendere. Poi però conosci da vicino uno come lui e scopri il suo essere una persona davvero genuina, un ragazzo che vuole solo giocare a pallacanestro e divertirsi, una persona davvero speciale per cui è facile fare il tifo. Ci ha dato tutto quello che poteva darci, ora non si parla più della serie ma della sua carriera, la prospettiva è diversa e abbraccia un periodo più lungo: la speranza di noi tutti è di vederlo tornare il prima possibile al suo livello”.
Da Lowry a Leonard, anche gli avversari rendono omaggio a Durant
Uno dei gesti più belli nei momenti immediatamente successivi all’infortunio di Durant è stato quello compiuto da Kyle Lowry (e con lui anche da Serge Ibaka e Danny Green) che, mentre il n°35 di Golden State usciva dal campo trasportato a braccia dai suoi compagni, si è rivolto al pubblico di Toronto chiedendo a ogni tifoso di rispettare il momento di dolore e sconforto dell’avversario smettendola immediatamente di gioire — come alcuni stavano apertamente facendo — per il vantaggio competitivo che poteva derivarne per gli stessi Raptors. Lowry la spiega così: “In questa lega c’è una certa fratellanza che lega noi giocatori; non volevo assolutamente che nulla di brutto potesse capitare a un giocatore come Kevin Durant, uno come come noi ama alla follia competere e misurarsi contro i suoi avversari”. “Devastante”, il riassunto della situazione in una sola parola per Kawhi Leonard, uno che a sua volta è reduce da una stagione — quella 2017-18 — passata quasi interamente ai box. “So cosa si prova: KD ha lavorato durissimo per tornare a questo livello, tanto da voler essere a tutti i costi in campo in quella che poteva essere la loro ultima partita stagionale. Mi auguro che possa tornare presto e che il suo processo di recupero vada per il meglio”. “Mi è dispiaciuto enormemente per lui”, afferma anche Nick Nurse. “Posso immaginare non fosse al 100% ma ha voluto provarci; purtroppo, facendo uno dei suoi movimenti, si è fatto male di nuovo. Adoro KD, mi piace vederlo giocare, per me è stato quasi scioccante vederlo crollare a terra così, uno shock condiviso anche da alcuni miei giocatori. All’inizio ci è arrivata voce che ci fosse qualcosa di rotto addirittura, al punto che Klay [Thompson] e Steph [Curry] si sono fermati davanti alla nostra panchina per parlare con Kyle [Lowry] e spiegare quello che sapevano”. Che è ancora poco, in attesa della risonanza magnetica attesa per domani, ma le prime voci non lasciano per niente sperare bene: gli Warriors sembrano aspettarsi che i timori di una lesione al tendine d’Achille destro saranno confermati dall’esame clinico. “Vittoria di orgoglio e di voglia della squadra — commenta anche il proprietario di Golden State Joe Lacob — ma mi sento enormemente triste per KD”.