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NBA, la nuova “Banda Bassotti” di Mike D’Antoni: tutti i Rockets sotto i due metri

NBA
©Getty

Per la prima volta da esattamente 57 anni, una squadra NBA è scesa in campo senza nessun giocatore sopra i due metri di altezza. L’incredibile coincidenza lega i New York Knicks del 31 gennaio 1963 agli Houston Rockets del 2020: una nuova “Banda Bassotti” di cui Mike D’Antoni conosce tutti i segreti

Mike D’Antoni lo ha sempre sostenuto: la sua pallacanestro è velocità, transizione, tiri in ritmo e ad alta intensità. Se i centimetri ci sono o non ci sono è un aspetto secondario. D’altronde era lui il leader di una Olimpia Milano che a cavallo degli anni ’80 si era fatta conoscere come la “Banda Bassotti”, vista la bassa altezza media dei suoi componenti. Ebbene, con gli Houston Rockets questa notte l’ex “Baffo” è andato ben oltre: nessuno degli otto giocatori scesi in campo nella partita contro Dallas, infatti, supera i due metri di altezza. L’assenza di Clint Capela e le difficili condizioni di Tyson Chandler e Isaiah Hartenstein hanno convinto coach D’Antoni a schierare un quintetto formato da Russell Westbrook, James Harden, Eric Gordon, Danuel House e PJ Tucker, una strutturazione che in questa stagione ha disputato 47 minuti in 10 partite insieme. E anche gli altri tre subentrati – Ben McLemore, Thabo Sefolosha e Austin Rivers – sono ben al di sotto dei due metri, rendendo i Rockets la prima squadra da ben 57 anni a questa parte a non schierare neanche un giocatore sopra i 6 piedi e 6 pollici, pari a 198 centimetri. Curiosamente gli ultimi a farlo furono i New York Knicks proprio il 31 gennaio del 1963 contro gli Chicago Zephyrs, secondo quanto scritto da Elias Sports Bureau. In quella occasione i Knicks persero, mentre i Rockets hanno vinto resistendo al tentativo di rimonta dei Mavericks.

Le parole di D’Antoni sul quintetto: "Può funzionare"

“Siamo 2-0 con questo quintetto” ha detto, ricordando anche la vittoria sul campo degli Utah Jazz in cui Hartenstein ha giocato solo 6 minuti. “Quando arriviamo al ferro siamo devastanti, perciò dovranno batterci per davvero in area per costringerci a cambiare. Non ci arrendiamo così facilmente. Quel quintetto ci permette di creare sottomani e tiri liberi – che sono i tiri migliori. La sfida è reggere a rimbalzo e difensivamente contro i lunghi avversari. Vedremo. Se giochiamo duro e facciamo attenzione ai dettagli, può funzionare”. Lo strano quintetto ha costretto Harden a saltare per la palla a due iniziale “per la prima volta da quando mi ricordo”, e Kristaps Porzingis ha chiuso con 35 punti e 12 rimbalzi, ma nei 36 minuti in cui l’altissimo lungo dei Mavs è rimasto in campo i Rockets hanno vinto di 11 punti. “È fuori di testa, ma è la NBA di oggi: un sacco di mismatch e di campo aperto, specialmente con loro che sono bravi a giocare in una certa maniera” ha commentato il lettone.  “Ma lui è l’eccezione: non ce ne sono tanti di cui devi preoccuparti tanto da dover cambiare la tua intera filosofia difensiva” ha detto Westbrook sull’accoppiamento con Porzingis. “Quando attacco un difensore, so di poter fare quello che voglio. Nessuno mi può fermare”. Il differenziale di quel quintetto in 47 minuti è pari – 116.8 punti su 100 possessi in attacco, 116.7 in difesa –, ma D’Antoni è convinto di poterci lavorare: “Sul lungo periodo possiamo fare anche molto meglio di così. Individualmente dobbiamo stringere i denti, rimanere davanti agli avversari e fare tagliafuori. Con questi ingredienti, questo quintetto può essere davvero forte”.