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NBA, anteprima "The Last Dance": tra Jordan e Nike non fu amore a prima vista. VIDEO

NBA

Nei nuovi episodi di "The Last Dance" - in Italia su Netflix e disponibile a un prezzo vantaggioso per gli abbonati Sky che sottoscrivono l’offerta Intrattenimento Plus su Sky Q - i riflettori si posano anche sulla nascita, a dire il vero rocambolesca, di uno degli accordi commerciali che ha fatto di Michael Jordan una autentica icona globale, non solo in campo ma anche fuori

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La storia non è nuova, ma sentirla raccontata dalla viva voce dei protagonisti fa davvero impressione. “Mamma, non firmerò mai con Nike”, giura un giovane Jordan alla signora Deloris, che saggia consiglia il figlio “di andare comunque ad ascoltare quello che i signori di Nike hanno da dire, anche se magari non ti piacerà”. A lei si era dovuto rivolgere disperato l’agente di Jordan, David Falk, anche lui incapace di convincere la giovane stella dei Bulls. Che al college, con North Carolina, ai piedi aveva indossato le Converse (sponsor dei Tar Heels e brand che aveva sotto contratto anche tutte le più grandi star NBA, da Magic Johnson a Larry Bird, da Julius Erving a Bernard King) ma che in realtà aveva occhi per un solo brand: adidas. Ma l'azienda tedesca stava cambiando il suo posizionamento sul mercato, mentre Converse fu chiara nel dire che avrebbero considerato Jordan un testimonial di minore importanza rispetto ai tanti MVP già sotto contratto. Così, spinto da Falk e dai propri genitori, MJ accettò l’incontro con Nike: “Andai alla riunione contro la mia volontà, e Nike fece questa grande offerta. Mio padre mi disse: ‘Devi essere un pazzo se non accetti: è l’offerta migliore’. E così feci”. L’accordo era molto impegnativo dal punto di vista economico per Nike (al tempo un’azienda relativamente giovane, in crescita) e per questo vennero inserite tre clausole che potevano portare all’annullamento dell’accordo da parte dell’azienda dell’Oregon: 1) Jordan avrebbe dovuto vincere il premio di rookie dell’anno NBA; 2) sarebbe dovuto essere un All-Star (o aver segnato almeno 20 punti a sera); 3) le vendite delle scarpe avrebbero dovuto toccare i 4 milioni di dollari nei primi tre anni. La storia oggi è risaputa: 28.2 di media al suo primo anno nella lega, convocazione per l’All-Star Game e premio di matricola dell’anno in tasca. Le sue scarpe? Fruttarono a Nike 70 milioni di dollari nei primi due mesi di vendita!