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NBA, “Michael Jordan non mi piace”: il rookie Tim Duncan nel 1998 aveva le idee chiare

parole
©Getty

L'ormai prossimo Hall of Famer dei San Antonio Spurs, da sempre controcorrente sia negli atteggiamenti che nelle dichiarazioni, nel 1998 spiegò come la “narrativa” e la storia costruita attorno al personaggio MJ non lo avessero mai impressionato: “Non sono un suo tifoso, rispetto MJ ma non mi piace”

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Beh, che dire: Tim Duncan parla di rado, sempre schivo e lontano dalle telecamere, ma quando lo fa ha sempre qualcosa di sorprendente da raccontare. E nelle ultime ore, a seguito di un articolo pubblicato da Stefan Bondy sul New York Daily News, sono rispuntate delle dichiarazioni fatte dal n°21 degli Spurs durante il suo anno da rookie - il mitico 1997-1998 raccontato da “The Last Dance”. Nonostante tutto il mondo della pallacanestro (e non solo) fosse affascinato dal mito di Michael Jordan, Duncan aveva già scelto di andare controcorrente: “L’ho sempre rispettato, ma non sono mia stato un fan di Michael Jordan”, spiega in un’intervista del 1998 a Dan Patrick. “Perché non sei un suo tifoso?”. “Perché lo sono tutti - risponde il cinque volte campione NBA, ancora agli esordi nella lega, prima di aggiungere - no, non mi piace Michael Jordan perché non è il genere che preferisco. Non voglio che ci sia incomprensione su questo. Io rispetto Michael Jordan, ma sono semplicemente tra quelli che non restano impressionati al suo cospetto. In realtà, se devo dirla tutta, non c’è nessuno al mondo che mi metta in difficoltà da questo punto di vista”. Un ragazzo al primo anno in NBA (ma già con le idee chiarissime a leggere queste parole) che non aveva paura a sfidare anche il più grande di tutti, pronunciando parole fin troppo “avventate” per un personaggio come Duncan che ha poi dimostrato nel corso della sua carriera di saper gestire nel migliore dei modi anche le attenzioni di giornalisti e media. Come? Restando in silenzio e concedendosi soltanto quando aveva qualcosa di importante da dire. Come in quel 1998, quando non ci fece problemi a mettere in discussione il suo timore reverenziale nei confronti di una leggenda.