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NBA, Lillard: "Portate rispetto a Carmelo Anthony, è un Hall of Famer"

PAROLE
©Getty

Dopo le giocate decisive che sono valse la vittoria contro gli Houston Rockets, Damian Lillard ha parlato a lungo di Carmelo Anthony: "Tutti avevano qualcosa da dire su di lui, ma da quando è arrivato è sempre stato ineccepibile. Trovo divertente la mancanza di rispetto che c’è stata nei suoi confronti. È un Hall of Famer"

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Le prime tre partite nella bolla di Orlando hanno rilanciato le ambizioni dei Portland Trail Blazers che con due vittorie su tre — tra cui la prima contro Memphis — si sono riportati a una gara e mezza di distanza dai Grizzlies. La firma sull’ultimo successo contro gli Houston Rockets porta soprattutto la firma di Carmelo Anthony, che ha chiuso la sfida contro la sua ultima squadra NBA con due giocate chiave nei minuti finali — una stoppata su un tentativo da tre di PJ Tucker e una tripla fondamentale per andare sul +5 a 54 secondi dal termine. Giocate clutch che hanno riacceso il dibattito su un giocatore che da molti era considerato finito, e che invece è tornato produttivo anche nel suo vecchio ruolo, quello di 3: “Quando lo abbiamo preso, tutti avevano qualcosa da dire su di lui: non può difendere, sta invecchiando, è finito, non è un buon fit in campo e nello spogliatoio” ha detto Damian Lillard dopo la partita. “Ma da quando è arrivato da noi è sempre stato molto rilassato, un ottimo compagno per tutti, una grande guida per i più giovani. In campo parla costantemente, sia che stia giocando bene oppure no. Gli interessa solo il bene della squadra”.

Lillard: "Melo capisce di cosa abbiamo bisogno"

Dopo le brutte esperienze con Oklahoma City e Houston, Anthony ha avuto un impatto positivo per una squadra che aveva bisogno di giocatori competenti dopo i tanti infortuni subiti durante l’anno, e sta continuando ad averlo anche ora che sono tornati sia Jusuf Nurkic che Zach Collins. E nonostante i Rockets abbiano provato a metterlo in tutti i pick and roll in difesa, Anthony ha tenuto botta e non è risultato dannoso per i suoi. “Lui capisce benissimo di cosa abbiamo bisogno in certe situazioni, in base a come sta andando la partita” ha continuato Lillard. “In campo non prova a giocare come faceva ai tempi di New York o Denver. Sa che abbiamo bisogno che stia sul lato debole, o quando deve prendersi un isolamento in post. Rispetta il coach quando deve essere messo in panchina. Per uno come me che presta attenzione a tutto quanto, è evidente che il suo impatto sia positivo. Trovo divertente la mancanza di rispetto che c’è stata nei suoi confronti. Stiamo parlando di un Hall of Famer”. 

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Dal canto suo, Anthony non ha provato a togliersi nessun sassolino dalle scarpe nei confronti di una squadra che lo ha tenuto per sole dieci partite prima di gettare la spugna. E sulla sua performance clutch non è sembrato nemmeno sorpreso: “Onestamente, essere decisivi non è una cosa che si perde: se ce l’hai, ce l’hai” ha detto dopo i 15 punti con 11 rimbalzi firmati contro i Rockets. “È una cosa che devi volere: devi essere disposto a metterti in certe situazioni e goderti certi momenti, prenderti i tiri che arrivano e credere fortemente di poterli segnare”. Una fiducia che a lui non è mai mancata neanche nei mesi passati lontani dalla pallacanestro: “Cosa ho guadagnato dal mio periodo lontano dalla NBA? Chiarezza. Solamente chiarezza”.

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