NBA, le finali di Pat Riley, l'ex dalle mille vite (e dai 9 anelli di campione)
Ha vinto un anello da giocatore, uno da assistente allenatore e quattro da head coach (tutti ai Lakers) più altri tre a Miami, uno in panchina e due da presidente. Ora sulla strada per il suo decimo titolo - in sei decenni diversi! - ritrova proprio la sua ex squadra. È ora di rendere omaggio alla carriera di Pat Riley
IL COLLEGE A KENTUCKY, ALLENATO DA ADOLPH RUPP | Nasce e cresce nello stato di New York, ma va al college a Lexington, Kentucky, per essere allenato dal grande Adolph Rupp. Gioca la finale NCAA nel 1966 (quella persa dei Wildcats e immortalata nel film “Glory Days”) e per due anni in fila è primo quintetto della Southeastern Conference. Viene scelto sia dalla NBA (San Diego Rockets) che dalla NFL (Dallas Cowboys). Sceglie i primi — e il basket — ma dopo un solo anno è già ai Lakers
In gialloviola dal 1970 al 1975, deve “portare l’acqua” in una squadra che può contare su Jerry West, Elgin Baylor, Gail Goodrich. Lui si adatta, diventa un giocatore di rotazione e nel 1972 vince il suo primo (e unico, da giocatore) anello, con la squadra che ha Wilt Chamberlain MVP delle finali vinte contro New York. Spende un’ultima stagione NBA con la maglia dei Phoenix Suns
AL MICROFONO INSIEME ALLA LEGGENDA CHICK HEARN | Torna a Los Angeles e torna a Lakers dove il leggendario radio/telecronista Chick Hearn nel 1977 gli offre un posto di lavoro al suo fianco. Per due anni, fino al 1979, i due commentano assieme le partite dei Los Angeles Lakers, ma sarà proprio l’opinione della storica voce gialloviola a spingere Riley verso una nuova carriera
PROMOSSO VICE PER UN INCIDENTE | L’allenatore dei Lakers Jack McKinney rischia la vita in un incidente in bicicletta. Deve lasciare la panchina, affidata a Paul Westhead, che vuole Riley come assistente: “Avrei detto di no se Chick Hearn non mi avesse convinto a tentare, accettando una nuova sfida. Forse vide in me qualcosa che neppure io vedevo”. E da assistente allenatore di Westhead, Riley vince subito il titolo NBA nel 1980
ASSISTENTE (PER POCO) DI JERRY WEST | All’inizio della stagione 1981-82 Magic Johnson chiede la testa di Westhead e la ottiene. Jerry Buss vorrebbe mettere in panchina la leggenda Jerry West, tutt’altro che convinto: alla fine “The Logo” fa da capo-allenatore di facciata con Riley ad interim, ma che dei due allena de facto la squadra. E la porta di nuovo al titolo NBA nel 1982, il primo da lui vinto come head coach
PAT RILEY E I LAKERS DELLO "SHOWTIME" | L’ex guardia di Kentucky è alla guida dei Lakers nel decennio magico dello “Showtime” gialloviola targato Magic Johnson e Kareem Abdul-Jabbar (più James Worth, Byron Scott e tanti altri). Arrivano sfide a ripetizione in finale NBA contro i Celtics e due altri titoli, nel 1985 e nel 1987
“I GUARANTEE EVERYBODY HERE…” | Alla parata per il titolo 1987, Pat Riley sale sul palco e garantisce davanti a tutti i tifosi di L.A. il bis all’anello appena vinto, impresa che non riusciva a nessuno dai tempi dei Celtics campioni nel 1968 e poi nel 1969. I Lakers centrano il repeat nel 1988, sconfiggendo in finale i Detroit Pistons: la profezia di Riley si è avverata
DALLA PANCHINA ALLA TV | Dopo un ultimo anno (senza successi) sulla panchina di L.A., Riley si rende protagonista di una mossa oggi normale ma molto meno allora: firma per il network NBC e inizia a lavorare in televisione, commentando le partite NBA. La sua avventura davanti alle telecamere però dura soltanto un anno
QUATTRO ANNI SULLA PANCHINA DI NEW YORK | Dalla West Coast alla East Coast, da L.A. a NYC: per quattro stagioni (dal 1991 al 1995) Pat Riley diventa il capo allenatore — e il simbolo — dei Knicks, che costruisce in maniera diametralmente opposta ai suoi Lakers tutti lustrini, spettacolo e velocità. I suoi Knicks sono duri, aggressivi, sporchi — ma vincenti. Non arriva il titolo (c’è un certo Michael Jordan) ma arrivano tanti successi, compreso anche il suo terzo premio di allenatore dell’anno (nel 1993)
A MIAMI L'ULTIMO TITOLO DA ALLENATORE | Nel 1995 inizia l’avventura a Miami: per 8 anni allena gli Heat, centrando i playoff in tutti i primi sei. Poi, a fronte di due stagioni negative, lascia la panchina a Stan Van Gundy nell’anno dell’ingresso in NBA di Dwyane Wade. Riley supervisiona tutto dal front office, ma poi — quando Van Gundy si dimette a inizio 2005-06 — torna in panchina: e a fine anno festeggia con il titolo NBA, conquistato in finale contro Dallas
LA TRANSIZIONE DA ALLENATORE A DIRIGENTE | “Meglio da allenatore o da dirigente? No, non ho neanche un dubbio: da allenatore ero più bravo. Allenare è quello che sapevo fare meglio”. Ma il mestiere di head coach nella NBA è anche molto impegnativo (“È una vita molto stressante, l’ho fatta a lungo, ma non la rifarei più — mi aveva portato all’esaurimento, sia nel 2003 che nel 2008. È intensa, molto competitiva, ma non è una vita normale”)
DUE TITOLI DA PRESIDENTE A MIAMI | Il 28 aprile 2008 Riley lascia la panchina dei (disastrati) Heat a Erik Spoelstra e si insedia nel nuovo ruolo di presidente della franchigia. Nell’estate 2010 convince LeBron James “a portare i suoi talenti a South Beach”, dall’anno dopo è in finale per quattro stagioni in fila. Gli Heat perdono nel 2011 e nel 2014, vincono nel 2012 e nel 2013, con l’edizione targata “Big Three”
LA FORMULA VINCENTE DEI "BIG THREE" | "Non ci vuole uno scienziato per vedere che la formula funziona", dice Pat Riley. E a parlare è la sua esperienza, nata dall'aver allenatore Magic, Kareem e Worthy e dall'aver affrontato da avversario Bird, McHale e Parish. I nuovi "Big Three" nell'edizione South Beach si chiamano LeBron James, Dwyane Wade e Chris Bosh
LA FILOSOFIA DA MANAGER | Da presidente la tattica di Pat Riley è quella di cercare collaborazione nei suoi assistenti e di sviluppare fiducia attraverso il consenso. Tutti sono coinvolti, dal proprietario Micky Alison al GM Andy Elisburg, al braccio destro Chet Kammerer così come ad Adam Simon fino al ruolo del capo allenatore, che Riley conosce bene, affidato a Erik Spoelstra. “Io mi occupo della big picture, del grande disegno delle cose”, dice
DWYANE WADE SIMBOLO DELLA FRANCHIGIA | In una relazione che ormai dura da 25 anni con la franchigia della South Florida, il personaggio simbolo insieme a Riley è certamente Dwyane Wade, che lui ha allenato durante la corsa al primo titolo (2006) e che poi ha gestito all’interno della versione “Big Three”, con altri due anelli. La cessione a Chicago sembrava rovinare il lieto fine, ma le strade di Riley e Wade si sono incrociate di nuovo a Miami, dove “Flash” ha chiuso la carriera e visto la sua maglia ritirata
LA RELAZIONE CON LEBRON JAMES | Diverso invece il rapporto con LeBron James. "Le squadre che definiscono una generazione restano sempre assieme, i giocatori non scelgono di dividersi. Hanno visto quello che sono capaci di fare, sanno che è raro. Qui a Miami avevamo la chance di fare qualcosa di storico, avremmo potuto vincere per altri 5-6 anni. L’addio — non solo di LeBron — è stato scioccante, ma non so leggere dentro la sua testa. Mi ci è voluto un mese per superare lo shock, ma poi non ci ho più pensato molto”
IL POST-LEBRON AFFIDATO A JIMMY BUTLER | Ogni qualvolta, nella sua carriera, LeBron James ha lasciato una squadra, quella squadra è caduta in miseria. Questo non è successo a Miami, e il motivo è uno solo: Pat Riley. Che ha continuato a costruire, con Dragic prima (fatto diventare un All-Star) con le scelte al Draft poi e quindi con il tocco finale, Jimmy Butler. Il giocatore perfetto per incarnare la "Heat Culture"
NELLA BOLLA A CACCIA DEL 10° TITOLO. L'ULTIMO? | Ed eccoci all’oggi, all’avventura degli Heat che da testa di serie n°5 a Est finiranno per giocarsi il titolo proprio contro LeBron James e i Lakers, presenze ingombranti e significative nel passato di Riley. Che in tempi non sospetti aveva dichiarato: “Se vincessi ancora forse sarebbe l’ultimo titolo. Probabilmente sì. Anzi, sicuramente. Non avrei la forza di ricominciare tutto daccapo per l’ennesima volta”