Vita sportiva e vita privata del grande campione dei Lakers si intrecciano nel libro firmato da Simone Marcuzzi, non solo una biografia sportiva ma una grande narrazione sulle emozioni e i misteri di uno dei più grandi giocatori NBA di sempre
Si intitola solo “Kobe” il libro che Simone Marcuzzi ha dedicato alla leggenda gialloviola, da pochissimo in libreria per quelli di Piemme. Ma il sottotitolo dice già molto di più: “La meravigliosa, incredibile e tragica storia del Black Mamba”. Perché il n°8/24 dei Lakers sembra chiedere e ottenere tutto dalla vita — “Kobe ha immaginato molto presto di poter diventare il migliore, come forse fanno in tanti, con la differenza che lui ci è riuscito davvero”, scrive Marcuzzi — ma quella che sembra a tutti gli effetti una favola diventa tragedia in un attimo, quelli dell’incidente a bordo dell’elicottero che porta alla sua improvvisa morte. Considerato da molti — e il libro avalla la tesi — l’unico erede possibile di Michael Jordan (anche per stile di gioco e ruolo, oltre che per ferocia agonistica e spirito competitivo), la carriera sportiva di Bryant non è l’unico focus di “Kobe”, biografia sportiva che lascia grande spazio anche ai suoi primi passi italiani, alle emozioni e al mistero che hanno circondato il personaggio, a una carriera piena di highlight conclusa da un ritiro memorabile (la prestazione da 60 punti contro gli Utah Jazz) che lo ha reso immortale prima ancora di una fine tragica e beffarda. “Kobe” allora vuole essere una storia di sport e di vita. Più forte anche della morte.