Ne ha dato l’annuncio sui social la squadra di Los Angeles per la quale l’Hall of Famer ha giocato con maglia n°22 per 14 anni - 11 volte All-Star e uno dei giocatori simbolo della pallacanestro degli anni ’60: “È stato l’amore della mia vita e il mio migliore amico”, le parole con cui si apre il comunicato di sua moglie Elaine
I Los Angeles Lakers attraverso i loro canali social ufficiali hanno comunicato la notizia della scomparsa di Elgin Baylor - leggenda gialloviola e della NBA degli anni ’60, protagonista al fianco di Jerry West per oltre un decennio in cui ha conquistato ben 11 convocazioni all’All-Star Game, senza mai però riuscire a vincere un titolo NBA. Aveva 86 anni, morto per cause naturali “in pace”, si legge nel comunicato che riporta anche le parole di sua moglie Elaine: “Era l’amore della mia vita e il mio migliore amico. Come tutti gli altri che lo hanno circondato, sono rimasta rapita dal suo coraggio, dalla sua dignità e dal tempo che ha sempre dedicato a tutti i suoi tifosi. Quello che chiediamo ora io e la mia famiglia è l’opportunità di poter piangere la sua scomparsa in forma privata”.
Nato nel 1934 a Washington D.C. e cresciuto al college prima in Idaho e poi a Seattle (con cui ha conquistato il titolo NCAA), Baylor fu chiamato dai Minneapolis Lakers - all’epoca la squadra era in Minnesota - come prima scelta al Draft del 1958. Nella sua prima stagione da professionista chiuse con 25 punti e 15 rimbalzi di media, conquistando il premio di rookie dell’anno e proseguendo poi per altri 13 anni con la franchigia che nel frattempo passò a Los Angeles. Dopo il ritiro dal basket giocato nel 1971 - proprio nella stagione in cui i Lakers riuscirono a conquistare finalmente il titolo NBA che tanto aveva inseguito, preparando l’anno successivo un anello anche per lui che mai sentì come suo quel traguardo - Baylor ha lavorato come capo allenatore dai New Orleans Jazz e poi più tardi come dirigente ai Los Angeles Clippers. “Elgin è stato LA superstar della sua epoca - sottolinea Jeanie Buss, attuale proprietaria dei Lakers - è stato uno dei pochissimi giocatori ad aver vissuto quella transizione decisiva per la franchigia verso Los Angeles [la leggenda narra, senza andare troppo lontano dalla verità, che, se i Lakers non avessero scelto lui al Draft del 1958, sarebbero probabilmente falliti come franchigia a Minneapolis, ndr]. Ancora più importante di questo però è stata la sua integrità, anche come nei confronti dell’esercito americano”. I Lakers hanno ritirato la sua maglia n°22, oltre ad avere ormai da tempo una sua statua all’esterno dello Staples Center. “In nome di tutta l’organizzazione dei Lakers, le nostre preghiere e i nostri pensieri sono dedicati alla sua famiglia”.