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NBA, Chris Paul: "Io e Harden avremmo dovuto parlarci di più a Houston"

PAROLE
©Getty

Chris Paul è tornato a parlare della sua esperienza con gli Houston Rockets al fianco di James Harden, durata per due anni non senza qualche incomprensione tra i due: "Bisogna essere in grado di fare certe conversazioni. Non scambierei quell’esperienza con nessuna, James sa segnare come nessun altro. Ma soprattutto ci è mancata la salute: eravamo molto forti"

Chris Paul lo scorso anno ha raggiunto per la prima volta le Finali NBA, ma nel corso della sua carriera ci è andato vicino soprattutto con la maglia degli Houston Rockets. Nei suoi due anni in Texas, specialmente nel primo, i Rockets erano una corazzata capace di portare una squadra del livello dei Golden State Warriors del 2018 fino a gara-7 delle finali di conference, dopo essere andati sopra per 3-2 nella serie. Nelle ultime due partite però Chris Paul non potè scendere in campo per un infortunio muscolare, impedendogli di giocarsi fino all’ultimo le chance di raggiungere le finali — dove avrebbero incrociato una versione non irresistibile dei Cleveland Cavaliers di LeBron James, con ottime chance di giocarsela. In una conversazione con Gilbert Arenas, però, CP3 ha anche ammesso un altro rimpianto: quello di non aver avuto un rapporto chiaro con James Harden.

Nel corso della chiacchierata Arenas gli ha detto: "Quando eri a Houston, la cosa che continuavo a dire era: 'L'unico modo che hanno per uscirne vincitori è che James capisca qual è il suo dono e qual è il tuo’. Da allenatore bisogna tracciare una linea netta e avere una conversazione difficile del tipo: ‘James, fino agli ultimi 5 minuti di partita la palla è tua. Ma negli ultimi 5 minuti, la palla va nelle mani di CP’”. Paul non ha smentito quella versione dei fatti — già nel suo ultimo anno a Houston si parlava di come avesse ripetutamente chiesto a coach Mike D’Antoni di rendere l’attacco dei Rockets meno Harden-centrico — e ha aggiunto: "Bisogna essere in grado di avere conversazioni del genere. Ma la cosa che mi ha frustrato di più è che nel primo anno non ero in salute. Quelle stagioni a Houston sono un po’ sfocate, perché sono successe un sacco di cose. Ma eravamo forti. Eravamo davvero forti. E James sa segnare come nessuno, una roba pazzesca. Non scambierei quell’esperienza con nessun altra, ma avrei desiderato che quelle conversazioni venissero fatte. Soprattutto, però, avrei voluto essere sano".

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