Nel corso del terzo quarto della partita persa coi Milwaukee Bucks, Draymond Green ha avuto un lungo litigio durante un tiro libero con un tifoso seduto a bordo campo. Il quattro volte campione NBA ha quindi chiesto agli arbitri e ottenuto l’allontanamento del tifoso, come da regolamento delle arene nei confronti dei giocatori. "Ha detto delle cose minacciose sulla mia vita" ha detto Green dopo la gara. "Non ci sono mai conseguenze per i tifosi: l’unica cosa buona è che puoi chiedere all'arbitro di espellerli"
Non è una novità che Draymond Green abbia spesso delle interazioni con i tifosi, spesso ricevendo insulti da parte degli spettatori e ogni tanto rispondendo a tono, prendendosi anche recentemente delle multe da parte della NBA. Questa notte al Fiserv Forum di Milwaukee però Green ne ha avuto abbastanza: durante il terzo quarto della partita Green ha avuto una lunga discussione con un tifoso durante una pausa per un tiro libero di Giannis Antetokounmpo, e secondo quanto detto da Green lo spettatore gli avrebbe rivolto “diverse cose minacciose sulla mia vita”. I due sono andati avanti per diverso tempo e alla pausa successiva ha informato gli arbitri di quanto successo, chiedendo e ottenendo che la sicurezza rimuovesse il tifoso da bordo campo. Su tutti i posti attorno al parquet, infatti, è espressamente specificato che non si possono avere comportamenti intimidatori e irriguardosi nei confronti dei giocatori pena l’allontanamento dall’arena, cosa che è puntualmente avvenuta in questa situazione.
"Alcune persone guardano ai giocatori NBA come a dei superuomini, come se fossero fuori dalla realtà" ha detto Green dopo la partita. "Ma se un giocatore dice qualcosa, viene multato. Loro invece non hanno alcuna conseguenza: possono andare a casa e riderne con i loro amici. L’unica cosa che possiamo fare è dirlo agli arbitri e farli cacciare, che è un bene. Spero che si arrivi a un punto in cui la lega può lavorare coi legislatori per implementare delle leggi, perché è l’unica cosa che può correggere la situazione".
