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NBA, Tony Parker e la dedica a Thierry Henry: "Il fratello maggiore che non ho mai avuto"

NBA
©Getty

Il campione franco-belga degli Spurs, 4 volte campione NBA, ha ringraziato tutti, da R.C. Buford a Gregg Popovich, da Manu Ginobili a Tim Duncan (i due compagni scelti per l'introduzione nella Hall of Fame), dalla famiglia a tutto il gruppo della nazionale francese. Ma ha anche regalato un particolare poco conosciuto sulla sua amicizia con l'attaccante francese, che era in sala ad applaudirlo

"Inizia tutto con R.C. Buford", dice Tony Parker dal palco della Hall of Fame, parlando dell'architetto dei suoi San Antonio Spurs. "Mi hai scovato, hai creduto in me, e hai convinto coach Popovich a concedermi un secondo workout", dopo che il primo - è risaputo - non aveva certo incantato l'allenatore degli Spurs. Di lui dal palco ricorda "tutti gli insulti che mi hai indirizzato: ci sono qui i miei figli, non posso ripeterli", ma ovviamente scherza, e definisce coach Pop "incredibile": "Quando mi ha detto, dopo 5 partite della mia prima stagione, che sarei stato titolare ero senza parole. 'Davvero? Ma l'hai detto a Timmy [Duncan]?'. Il resto è storia. Sei stato come un secondo padre per me", afferma. Dopo aver chiesto (e ottenuto) di essere introdotto nella Hall of Fame da Duncan e Ginobili, Parker spende alcune parole per entrambi: "Timmy per me è la miglior ala forte di sempre, questo è ovvio", dice, prima di raccontare "il potere speciale dei suoi occhi: perché Tim Duncan non chiede mai palla, non ne ha bisogno. Tim Duncan ti guarda. E per un 19enne che arrivava dalla Francia, lo sguardo di Tim Duncan vi assicuro che mi spaventava". Manu, invece, "è il giocatore più unico con cui io abbia mai giocato, tanto che pure coach Pop non sapeva che fare, con lui, nei primi due anni. Manu è stato il mio alleato all'inizio, anche perché - rivela Parker ("e la gente non mi crede, ma è vero") - durante il mio primo anno Timmy [Duncan] non mi ha mai rivolto la parola. Timmy non ama i francesi, non amava il mio accento. Solo quando ho giocato bene contro Gary Payton nel mio anno da rookie si è degnato per la prima volta di rivolgermi la parola", conclude ridendo. Il campione francese si commuove quando saluta la sua famiglia, il padre (ex giocatore), la madre, i due fratelli ("Farebbero di tutto per me") e poi quando parla della sua carriera in nazionale tira in ballo, scherzosamente, Pau Gasol: "A volte vorrei non fosse mai nato, perché avrei vinto molte più medaglie d'oro", dice, prima di salutare i suoi due "partner-in-crime" Boris Diaw e Ronny Turiaf. 

Thierry Henry: "Il fratello maggiore che non ho mai avuto"

Ma restando in tema di Francia, tra il pubblico a Springfield c'è anche Thierry Henry, che con la nazionale transalpina (ovviamente nel calcio) ha vinto un Mondiale nel 1998 e un Europeo nel 2000: "TT, non ho mai avuto un fratello maggiore, ma tu lo sei stato", dice Parker di Henry, e le parole non sono solo di circostanza. Come spiega lui stesso: "Ricorderò per sempre quando mi sono rotto i legamenti e la gente diceva che la mia carriera era finita. Hai preso un volo e dopo 48 ore eri lì con me, mi aiutavi ad andare in bagno e a fare qualsiasi cosa, perché con la gamba non riuscivo a far nulla: sei sempre stato al mio fianco, presente. Grazie". 

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