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NBA, caso Damian Lillard: cos'è andato storto nelle trattative tra Miami e Portland

NBA

La volontà del giocatore era chiara, eppure Heat e Blazers non sono stati in grado di trovare un accordo che portasse Lillard in Florida. Ora, dopo il passaggio a Milwaukee nella trade che ha coinvolto anche Phoenix, emergono particolari sugli ostacoli e gli errori che avrebbero fatto fallire le trattative tra Miami e Portland

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Ancora ieri, nelle ore precedenti la notizia dello scambio tra Milwaukee, Portland e Phoenix, la convinzione diffusa tra gli addetti ai lavori era che, prima o poi, Damian Lillard sarebbe riuscito a realizzare il suo desiderio di giocare con i Miami Heat. L'impressione, riportata da diverse fonti ben informate, era che gli Heat, forti della volontà di approdare a South Beach più volte espressa dal diretto interessato, stessero di fatto sfidando la dirigenza dei Blazers a trovare una possibile destinazione alternativa per la loro stella. Gli Heat, evidentemente convinti che la volontà manifestata dal giocatore restringesse in maniera drastica la platea delle possibili pretendenti, stavano di fatto provando a negoziare al ribasso rispetto alla richiesta iniziale di Portland. La situazione, che da fuori assomogliava a quello che nel linguaggio cinematografico viene definito uno "stallo alla messicana", sembra però essere diventata un gioco delle parti in cui ad avere la peggio, una volta tanto, sono stati Pat Riley e soci.

La versione dell'agente di Lillard

Secondo quanto riportato da Marc J. Spears di "ESPN", sarebbe proprio stato quello stallo in apparenza irrisolvibile a spingere Aaron Goodwin, agente di Lillard già noto alle cronache per essere stato ripreso dalla NBA per la gestione delle trattative che riguardavano il suo assistito, ad aprire la porta verso altre squadre. I Bucks, insieme ai Nets, sarebbero quindi stati i primi destinatari dell'apertura da parte di Lillard e del suo agente, con l'inserimento successivo, poi rivelatosi inefficace, dei Raptors. La chiusura dell'affare, però, non sembra aver incrinato i rapporti tra Goodwin e gli Heat, tant'è vero che subito dopo l'ufficializzazione del passaggio di Lillard a Milwaukee l'agente ha voluto ringraziare la dirigenza di Miami dichiarando al "Miami Herald" che "Gli Heat hanno fatto tutto ciò che potevano per provare a portarsi a casa Dame", aggiungendo poi che "per concludere un affarre occorre essere in due". Nella versione di Goodwin, insomma, a far saltare la trattativa sarebbero stati i Blazers con le loro richieste eccessive. 

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