
NBA, UConn fucina di talenti e di bust: tutti i giocatori arrivati nella lega
UConn ha vinto il suo sesto titolo NCAA, il secondo consecutivo dopo quello dello scorso anno con Jordan Hawkins e Andre Jackson. Loro due sono solo gli ultimi dei 43 giocatori arrivati in NBA uscendo dall’università di Connecticut, che negli anni ha regalato alla lega degli Hall of Famer… ma anche degli incredibili bust. Ripercorriamo i principali

CLIFFORD ROBINSON

Prima di lui c’erano già stati sette giocatori arrivati in NBA da UConn, ma “Uncle Cliffy” è stato il primo Husky ad avere davvero successo nella lega, pur entrando dalla porta di servizio con la nona scelta al secondo giro del Draft del 1989. Per lui 18 stagioni in NBA con 1.380 partite, una convocazione all’All-Star Game, un premio di Sesto Uomo dell’Anno nel 1992-93 e due quintetti difensivi. I suoi 19.591 punti lo posizionano al secondo posto all-time tra i giocatori da UConn

DONYELL MARSHALL

Nel 1995 viene scelto alla numero 4 del Draft, diventando il primo prodotto di Connecticut a essere scelto in Lottery. Anche per lui oltre 10.000 punti in 15 anni di carriera, con il picco delle 12 triple realizzate il 13 marzo 2005 — record NBA in coabitazione con Kobe Bryant per lungo tempo prima che arrivassero gli Splash Brothers

RAY ALLEN

Sua maestà del tiro da tre punti è di gran lunga il miglior giocatore uscito da UConn e arrivato a fare la storia della NBA, forte delle sue 2.973 triple realizzate (ancora oggi secondo miglior dato di sempre dietro Steph Curry). Per lui due titoli NBA con le maglie di Boston e Miami, oltre a dieci All-Star Game, due quintetti All-NBA, un posto nella Hall of Fame e uno in quelli dei 75 più grandi di sempre

RIP HAMILTON

Tre anni dopo Allen arriva in NBA anche Hamilton, altra guardia tiratrice dal tiro in sospensione sopraffino in uscita dai blocchi, seppur non con il range di tiro di “He Got Game”. Per lui 14 stagioni in NBA con tre partecipazioni all’All-Star Game, ma soprattutto il titolo NBA del 2004 da protagonista con i Detroit Pistons, squadra con cui ha vissuto le annate migliori della sua carriera

CARON BUTLER

Decima scelta del Draft 2002, a Washington aveva fatto intravedere doti realizzative di buonissimo livello, tanto da meritarsi due convocazioni per l’All-Star Game nei suoi 14 anni di carriera. Si è tolto la soddisfazione di vincere il titolo del 2011 con i Dallas Mavericks, ma senza scendere in campo da gennaio in poi per un grave infortunio. Oggi è un apprezzato assistente allenatore

EMEKA OKAFOR

Toglie a Marshall lo scettro di Husky scelto più in alto al Draft, finendo alla numero 2 del 2004 alle spalle di Dwight Howard. Il suo anno migliore rimane il primo, nel quale vince il premio di rookie dell’anno con un’annata da 15 punti e 11 rimbalzi di media: poi altre sei annate in doppia cifra, ma senza mai davvero migliorare. Per lui un ritorno in campo nel 2017-18 con New Orleans dopo quattro anni fuori dalla lega per un infortunio al collo

BEN GORDON

Segue la tradizione di Allen e Hamilton, e specialmente nei suoi primi anni di carriera a Chicago era un realizzatore di alto profilo, con un paio di annate sopra i 20 punti di media e un premio di Sesto Uomo dell’Anno vinto da rookie dopo essere stato scelto alla 3 del Draft del 2004 alle spalle di Okafor. Anche lui si è spento dopo il suo passaggio a Detroit, senza mai andare oltre i 14 punti a partita

CHARLIE VILLANUEVA

L’anno successivo UConn piazza un altro giocatore in top-7 come Villanueva, che ha un’ottima stagione d’esordio a Toronto (secondo nel premio di rookie dell’anno alle spalle di Chris Paul) ma viene subito ceduto a Milwaukee, dove nel 2008-09 vive la sua miglior stagione a 16.2 punti di media. Il contrattone firmato con Detroit in quella estate però lo soddisfa, vivacchiando per il resto delle sette stagioni passate in NBA

RUDY GAY

A livello di talento forse uno dei migliori mai usciti da UConn, specialmente nei primi anni di carriera in cui sembrava destinato a diventare un perenne All-Star. Invece non lo è mai diventato, pur sfiorando i 16 punti di media in 17 anni di carriera, conclusa solo lo scorso anno con 56 presenze per gli Utah Jazz. Solo Ray Allen e Clifford Robinson hanno segnato più di lui, ma il rimpianto di ciò che poteva essere rimane

HASHEEM THABEET

Ecco, qui invece di rimpianti ce ne sono stati pochi. Nel 2009 i Memphis Grizzlies lo hanno selezionato alla 2 davanti a James Harden (e pure a Steph Curry andato alla 7, DeMar DeRozan alla 9 e Jrue Holiday alla 17) e se ne sono pentiti praticamente subito, concedendogli appena 113 partite prima di spedirlo a Houston. Anche dalle altre parti però non si è mai reso utile, uscendo dalla lega a soli 26 anni di età. In definitiva: uno dei peggiori bust di sempre

KEMBA WALKER

Di fatto l’ultimo grande Husky ad arrivare in NBA è stato Walker, già protagonista di una memorabile carriera collegiale culminata con il titolo nel 2011 prima di passare tra i pro. Fintanto che il fisico ha retto è stato uno dei migliori playmaker della Eastern Conference, meritandosi quattro convocazioni per l’All-Star Game e un quintetto All-NBA nel 2018-19, diventato il miglior realizzatore nella storia degli Charlotte Hornets (12.009 punti)

ANDRE DRUMMOND

Arrivato nella NBA da giovanissimo alla nona scelta assoluta del Draft 2012, non si può dire che abbia avuto una brutta carriera ma neanche che abbia massimizzato il suo talento. Due volte All-Star, una volta All-NBA, ma soprattutto quattro volte campione nella classifica dei rimbalzi, di cui statisticamente è uno dei migliori all-time specialmente parametrato ai minuti giocati (16.4 su 36 minuti in carriera)

JEREMY LAMB

Altro giocatore talentuoso scelto in lottery (alla 12) ma mai veramente compiuto, rimanendo nel limbo del giocatore troppo forte per finire fuori dalla lega e troppo poco assertivo per fare la differenza. Ha finito la sua esperienza in NBA prima ancora di aver compiuto 30 anni, vivendo la sua miglior stagione a Charlotte nel 2018-19 a 15 punti di media. Poteva fare molto di più

SHABAZZ NAPIER

Arrivato in NBA dopo il titolo del 2014 con l’etichetta di “giocatore preferito di LeBron James”, che lo aveva sponsorizzato pubblicamente prima del Draft, viene scelto dai Miami Heat ma il Re dopo pochi giorni torna a Cleveland. In NBA non è mai riuscito a imporsi pur con una stagione 2019-20 in doppia cifra di media, a Milano invece ha avuto tutt’altro impatto

JAMES BOUKNIGHT

Scelto alla numero 11 del Draft 2021, la sua carriera al momento sembra andare a ritrovo invece che progredire. Anche quest’anno, in una squadra derelitta, ha giocato appena 14 partite per meno di 6 minuti di gioco: non a caso gli Hornets hanno rinunciato a esercitare l’opzione sul suo contratto per la prossima stagione, rendendolo free agent

ANDRE JACKSON JR

Eroe del titolo dello scorso anno vinto da capitano, nel suo primo anno in NBA stava cominciando a guadagnarsi un po’ di spazio entrando nelle grazie di coach Adrian Griffin che ne apprezzava l’energia, salvo poi sparire dal campo da quando è arrivato Doc Rivers. Il suo highlight della stagione rimane una torreggiante schiacciata a rimbalzo andando con la testa sopra il ferro

JORDAN HAWKINS

Scelto con la 14 dai Pelicans nell’ultimo Draft, ha avuto la sfortuna di finire in una delle squadre più profonde della lega, specialmente tra gli esterni. Nel poco spazio avuto a disposizione ha fatto intravedere le sue doti da tiratore purissimo, con una prestazione da 7 triple a segno per 31 punti contro i Denver Nuggets a inizio novembre, mettendone poi anche 34 contro Dallas a metà gennaio. Ha bisogno di spazio, ma il suo momento arriverà

STEPHON CASTLE E DONOVAN CLINGAN
- I Mock Draft più recenti li posizionano entrambi nella Lottery, e il percorso di avvicinamento al Draft sarà cruciale per scoprire dove verranno scelti. Il titolo vinto agli ordini di coach Dan Hurley sicuramente li aiuterà a essere pronti per la NBA, portando almeno a 45 il numero di rappresentanti di UConn arrivati nella lega