Intervenuto nel programma di Dan Le Batard, il 79enne Pat Riley ha dato una risposta molto onesta a chi lo ha criticato dicendo che la sua carriera è ormai finita, specialmente dopo l’eliminazione al primo turno subita lo scorso anno contro Boston: "Non leggo i social media e non mi interessa quello che dicono i critici. Forse è per questo che sono finito? Magari dovrei ritirarmi e mettermi coi piedi a penzoloni da qualche parte, ma so già che a quel punto diventerei ossessionato da qualcos'altro"
A 79 anni di età e con una carriera senza paragoni alle spalle, Pat Riley non ha più niente da dimostrare a nessuno ormai da molto tempo. Nell’era di Internet però, e in particolare nei giorni in cui i suoi Miami Heat sono al centro della scena per l’affaire Jimmy Butler, alcuni hanno messo in discussione il capo della dirigenza degli Heat, specialmente dopo l’eliminazione al primo turno subita per mano dei Boston Celtics lo scorso anno senza mai essere competitivi nella serie. A rispondere a queste critiche è stato lo stesso Riley in una lunga intervista con Dan Le Batard. "Chiunque abbia detto una cosa del genere non è finito sotto ai miei occhi perché non sono su nessun sito di social media, e nemmeno mi interessa" ha detto Riley. "I Celtics mi hanno preso a calci in c…o abbastanza già da quando allenavo, sono una grande squadra. Non mi preoccupo di quello che dicono i critici perché forse è vero che sono finito? Forse dovrei andare da qualche parte e mettere i piedi a penzoloni, ma poi diventerei ossessionato dal fare qualcos’altro”.
Riley: "I giocatori sotto contratto devono dare a Cesare quel che è di Cesare"
Riley non ha affrontato direttamente la questione Jimmy Butler, ma è chiaro da alcune sue parole cosa pensi di quello che stia succedendo attorno al suo giocatore franchigia. In particolare le sue parole sono state interessanti riguardo le stelle del giorno d’oggi: ”Capisco questa generazione di giocatori e come vogliono vivere la loro vita", ha detto Riley. "È diverso nella musica che ascoltano e nel modo in cui si propongono, in cosa indossano e come si vestono. Potrebbe essere un po' più appariscente di quello che piace a me, ma è quello che sono e lo rispetto”. Con il suo solito stile, però, è stato anche molto chiaro su quali siano le aspettative quando un giocatore ha un contratto multimilionario: “Puoi essere quello che vuoi, ma come si dice in uno dei grandi termini biblici: bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare. Allo stesso modo, i giocatori devono dare agli Heat quello che è degli Heat. Mentre vanno là fuori e fanno tutte queste altre cose, non ci sono scorciatoie con noi”. Il messaggio è chiaro: finito o non finito, a Miami comanda sempre Pat Riley.