La (ri)costruzione dei Miami Heat è cominciata. E c'è ottimismo a South Beach

Quando a gran parte degli addetti ai lavori si chiede una valutazione sulle prospettive dei Miami Heat per la stagione in arrivo, l’espressione comune è: "Mah…". Curioso, per una franchigia che ha fatto della continuità e della stabilità il suo modo di essere. Una franchigia moderna, attenta allo scouting, alla gestione del salary cap e, anche per questo, tre volte campione NBA. La perplessità è però esterna perché in realtà all’interno degli Heat la sensazione è certamente più positiva. Costruttiva, per usare il termine più adeguato. Due chiacchiere con Adam Simon — Vice President Basketball Operations e Assistant GM alla sua 29^ stagione con l’organizzazione — regalano, se non proprio totale ottimismo su una stagione di successo, la certezza che come sempre c’è un piano chiaro. E che di quello che hanno costruito sono più che soddisfatti. Basta per competere per il quarto anello? Ovviamente no, ma è una base studiata per mettersi nelle condizioni di farlo prima di quanto non vengano accreditati. Il coach giusto, la forza della proprietà e della dirigenza, il "sistema" ci sono sempre stati; adesso la sensazione all’interno della parte sportiva è che ci sia anche il roster a far da fondamenta a momenti che siano all’altezza delle ambizioni degli Heat. Le mosse estive degli Heat Tutte le mosse di questa estate sono state orientate a questo. Il rinnovo pluriennale di Nikola Jovic, per esempio. Il serbo è un talento sviluppato in casa che ha fatto vedere anche in nazionale ai recenti Europei la sua crescita. Nonostante un infortunio lungo e fastidioso, ha messo in archivio le migliori medie in carriera per punti, assist, palle rubate e percentuale al tiro. Incarna dentro e fuori dal campo i valori della franchigia ed è stato ricompensato con un contratto quadriennale. "Sono molto orgoglioso del rinnovo di contratto, ma la fiducia di questa splendida franchigia per me adesso si chiama responsabilità. So quali sono le mie qualità, posso passare bene il pallone, dare il via alla transizione, tirare da fuori, difendere, ma la migliore versione di me la devo mettere al servizio della squadra perché la prima cosa che impari quando metti la maglia degli Heat è il concetto di team basketball". Per l’indisponibilità contemporanea di ben cinque guardie, coach Spoelstra nella preseason lo ha provato anche palla in mano a organizzare gioco per esaltare un’altra delle sue caratteristiche, la versatilità. Termine che si sta facendo strada nello spogliatoio a Biscayne Blvd e nella mente del coaching staff. Jovic che potrebbe disimpegnarsi dall’1 al 4, Bam Adebayo, al 3° anno da capitano della squadra, che partirà come sempre da 5 di movimento, ma che in varie situazioni — specialmente con al fianco Kel’el Ware — lascerà a lui i compiti da centro per avere più spazio offensivo di movimento e avversari meno fisici. Poi Jaime Jaquez, che si è già disimpegnato da guardia e da ala per finire con il rientrante Precious Achiuwa, che per rimbalzi e posizione è già stato adoperato anche da centro. Versatilità per compensare la mancanza di muscoli e centimetri, uno dei problemi più evidenti. Un team non fisico però baserà molto della sua parte offensiva su un basket verticale e di grande velocità, probabilmente anche senza una vera e propria point guard. Ruolo che a rotazione interpreteranno Tyler Herro Pelle Larsson, Davion Mitchell, Terry Rozier e Dru Smith, a sua volta rientrato dall’infortunio al tendine d’Achille. Una volte per tutte bisognerà mettere anche un cerotto sul problema più evidente: quello delle palle perse. Lo scorso anno sono state 13.6 di media a partita e quest’anno si è ripartiti male nelle prime amichevoli prestagionali. Il ruolo di Fontecchio nei nuovi Heat Ai punti dovranno pensare in tanti, ma chiaramente in un sistema così, con molto basket in transizione, grande responsabilità finirà sulle spalle degli esterni: Andrew Wiggins, rimasto a dispetto delle sensazioni della fine della passata stagione che lo volevano partente, e i due nuovi arrivati più importanti del mercato estivo: Norman Powell e proprio Simone Fontecchio. Il ragazzo di Pescara è ormai vicino alla sua 200^ partita in NBA e incarna tutte le caratteristiche che richiede questa squadra: lavoro duro, serietà, velocità e tiro. Si è adattato rapidamente a squadra, compagni e nuovo sistema e sarà un’aggiunta potenzialmente fondamentale per questi Heat che devono anche tornare a rendere il Kaseya Center quella fortezza che negli ultimi anni ha abbassato un po’ troppo facilmente il ponte levatoio. Si è passati dalle 29 vittorie della stagione 2021/22 alle 27 dell’anno successivo, poi 22 nel '23/24 per arrivare alle sole 19 della passata stagione, il minimo storico dal 2007/08. Quello che certamente è cambiato è l’internazionalizzazione di una squadra che per anni non ha avuto stranieri e oggi ne proietta nel roster per la stagione addirittura di sei nazioni diverse . Squadra internazionale per una città internazionale, ma anche squadra che negli ultimi anni ha anche un pochino sconfessato la concezione non proprio solida sui rookies e le scelte di Pat Riley. Si è passati dallo scambiare le scelte abbastanza a cuor leggero ad avere in questo roster sette scelte dal 2017 in poi, da Bam Adebayo fino alla 20^di quest’anno, il lituano Kasparas Jakucionis, uno che ai tempi del Barcellona divideva la stanza con Lamine Yamal, con cui è rimasto amico. Gli altri sono Jaquez, Herro, Achiuwa, Jovic e Ware. Quest’ultimo è un giocatore divisivo e affascinante. Talentuoso come pochi e in grado di trasformare la franchigia, se saprà estrarre da se stesso il massimo del potenziale senza accontentarsi. Spoelstra lo ha spronato anche pubblicamente, la dirigenza l’ha pungolato: ora tutti attendono un cambiamento per un ragazzo che comunque nel suo anno da rookie ha totalizzato 473 rimbalzi di cui 357 in difesa , 15 doppie doppie e 23 partite con rimbalzi in doppia cifra. Se saprà quantificare con dedizione e continuità tutto il suo talento allora il paragone con Wembanyama non sarà poi così distante. Non sarà una stagione facile, ma sarà una stagione da Heat: corsa, sudore e difesa. No superstar, no ego? Tutto sommato per la cultura del lavoro del club è perfetto e il volto copertina della squadra resta il capitano Bam Adebayo, che per la prima volta ha riempito nelle ultime settimane le pagine del gossip sportivo col fidanzamento con A’ja Wilson, oggi la più forte giocatrice della WNBA, ma che ora vuole tornare a farlo sul parquet. C’è un claim nuovo per la stagione, studiato del reparto marketing per strizzare l’occhio al mondo ispanico della città sfruttando il nome dell’intrattenitore da anni dell’arena quindi…. "DALE Heat"!!!

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La (ri)costruzione dei Miami Heat è cominciata. E c'è ottimismo a South Beach

Massimo Marianella