Tra Italia e Senegal il sogno olimpico di Ami

Olimpiadi
Aminata Gabriella Fall, se dovesse raggiungere la qualificazione, sarebbe la prima donna senegalese a partecipare ai Giochi Olimpici Invernali (Foto Ami Fall)
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LA STORIA A tre mesi dall'inizio dei Giochi Aminata Gabriella Fall, sciatrice nata a Salò ma di origine senegalese, cerca il pass per Sochi. Tra la banca e la pista, il lungo cammino per diventare la prima donna africana nera alle Olimpiadi invernali

di Roberto Brambilla

“Non so se andrò alle Olimpiadi ma per sicurezza l'inno del Senegal l'ho imparato a memoria”. Aminata Gabriella Fall, 34 anni, è nata a Salò, in provincia di Brescia e il Senegal non l'ha mai visitato. Ma il 7 febbraio prossimo a Sochi, durante la cerimonia d'apertura dei Giochi Olimpici invernali, la ragazza potrebbe sfilare sotto la bandiera dello stato africano. Figlia di papà senegalese e mamma italiana Ami, professione bancaria, sta cercando di qualificarsi per lo slalom gigante olimpico femminile con la divisa della nazione di suo padre. Ecco la storia di una sfida nata quasi per scherzo che potrebbe diventare una favola a cinque cerchi.

Tutto merito di papà – Se Aminata Gabriella (“Il primo nome è quello della nonna paterna senegalese, il secondo di quella materna italiana" spiega divertita) è sulla via di Sochi lo deve un po' a suo padre Serigne. Che quando aveva più o meno quattro anni l'ha messa sugli sci. “Mi portò in montagna ad Andalo– racconta - e mi fece fare una prima lezione con il maestro, ricordo ancora il brutto tempo e una discesa a spazzaneve”. Poi, dopo la morte prematura del padre un lungo stop, fino ai 16 anni. Quando Ami si innamora dello snowboard e grazie a un fidanzato (Fabio Brontesi ora suo marito) con la passione della montagna ricomincia con gli sci, riprendendo lezioni, anche se per puro divertimento.

Un gioco che diventa una sfida –
La scintilla che la porta a tentare l'impresa olimpica scocca però ai Giochi di Vancouver 2010. “Scoprii che in Canada aveva gareggiato uno sciatore senegalese ma cresciuto in Austria, Leyti Seck – spiega – e mi sono detta: perchè non provarci anch'io?”. Dopo averci pensato per qualche tempo Aminata contatta il gigantista e slalomista di origine africana e lui lo indirizza verso Lamine Guèye, presidente della Federazione sport invernali del Senegal e primo nero a prendere parte nel 1984 a Sarajevo a un'edizione dei Giochi invernali. “Lamine mi rispose subito – racconta la ragazza, laureata in giurisprudenza – e mi invitò a richiamarlo dopo aver accumulato punti nella classifica FISI” (Federazione italiana sport invernali n.d.r).

Professione bancaria, sciatrice part-time – Ottenuti i punti "richiesti" da Guèye nel 2011 il Senegal decide di tesserare Ami, che nel frattempo ha ottenuto anche il passaporto del paese africano (“Al consolato - spiega ridendo - mi hanno preso in giro dicendo che sono l'unica italiana che richiede la cittadinanza senegalese). E dal dicembre 2011 la vita di Ami cambia per inseguire il sogno. Con un nuovo allenatore, l'ex nazionale azzurro Omar Longhi e una giornata tipo senza un minuto libero.

"La mia giornata è così"- “Normalmente mi alzo alle cinque – raccolta la ragazza di Salò – esco alle 6, vado in palestra e poi al lavoro in banca fino alle 19. E per chiudere ancora palestra”. Allenamenti intensi e week end sugli sci. “Negli ultimi due anni, estati comprese – spiega Ami-ho fatto almeno due allenamenti alla settimana e ho utilizzato ogni giorno di ferie accumulato per andare in pista”. Una preparazione fatta totalmente a proprie spese. “A parte gli sponsor che mi forniscono i materiali – precisa – mi pago allenamenti e trasferte da sola, anche se sto aspettando il rimborso dato dal CIO attraverso l'Olympic Solidarity Project”.

Obiettivo 140 punti – Tanta fatica e ancora due mesi per raccogliere il punteggio necessario per andare a Sochi (Gli ultimi punti utili saranno in palio a metà gennaio). “La Federazione senegalese ha diritto a 4 posti per gigante e slalom speciale: due per le donne, due per gli uomini – spiega Ami – però per conquistarli servono 140 punti FIS”. “Quanti ne ho? Non ci penso, cerco solo di fare del mio meglio” dice la ragazza. “Se non dovesse andare bene - conclude parlando della sua corsa verso Sochi - Almeno avrò imparato a sciare meglio. E poi potrei riprovarci, il 2018 non è così lontano..”