Pechino 2022: un'Olimpiade nella 'bolla', ma ricca di sogni ed emozioni
pechino 2022Si sono chiusi dopo ventitré giorni i Giochi invernali di Pechino 2022, un'Olimpiade caratterizzata dalle rigide norme cinesi anti Covid e dalle condizioni climatiche estreme. Ma dentro la 'bolla', e nonostante il gelo, non sono mancate le emozioni: per gli atleti, ma anche per chi questa strana Olimpiade l'ha raccontata
Ventitré giorni. Dal 30 gennaio, antivigilia del Capodanno cinese, al 21 febbraio quando ci siamo imbarcati destinazione Malpensa con la bandiera a cinque cerchi del Cio verso il quadriennio che ci porterà a Milano-Cortina 2026. In mezzo questa strana, ma a suo modo unica Olimpiade cinese nell’anno della tigre. Ventitré giorni come quelli trascorsi dall’infortunio di Sofia Goggia a Cortina a una memorabile medaglia d’argento. Un arco di tempo sufficiente a una montagna russa di emozioni. Così è stata anche la nostra Olimpiade. Dal freddo di Yanqing, alle tempeste di vento di Zhangjiakou, fino alla Pechino vista dal finestrino. Perché tutto è stato vissuto in una bolla surreale per il rigido protocollo anti Covid.
Ma dentro quella bolla di autentico sono rimaste le emozioni degli atleti. Nudi di fronte ai loro sogni. È stato evidente in ogni parola raccolta a caldo in mezzo a quel gelo. Lacrime d’oro come quelle di Arianna Fontana, Stefania Costantini e Amos Mosaner. O come quelle di Giuliano Razzoli o Elena Curtoni che invece il podio lo hanno solo accarezzato. Non ci si può nascondere ai Giochi, perché come poche volte nella vita l’obiettivo di ognuno è dichiarato. Come è stato semplice riconoscere le vibrazioni degli animi di donne e uomini che si sono messi in discussione per un sogno. E per questo è stato un privilegio. Da tutti c’era qualcosa d’apprendere. E in ogni risposta c’era quella rara attenzione alle sfumature di ogni singola domanda. Difficile trovare qualcosa di artefatto nelle parole post gara.
E anche per questo non sono mancate le polemiche. Perché quando si gareggia con il cuore poi si parla senza filtri. E per questo ci siamo alimentati di qualcosa di vero per ventritrè giorni. Senza poter neppure attraversare la strada in libertà. Ma aspettando coincidenze di bus olimpici, spesso per ore, a 20 gradi sotto lo zero, sorvegliati e recintati in luoghi in mezzo al nulla. Perché c’era tutto da raccontare. Come solo in un’Olimpiade.