Azzurri contro Neri, Milano capitale della palla ovale
RugbyA San Siro sabato 14 (diretta su SKY) saranno in 77mila. Per uno sport diverso dal calcio è accaduto solo una volta. Era il 1° settembre 1960: 53mila spettatori, per vedere Duilio Loi. Ecco come prepararsi.GUARDA GLI HIGHLIGHTS DELLA HEINEKEN CUP
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Non fatevi ingannare dalle apparenze. Li vediamo enormi, possenti, veloci, nell'immaginario comune sono diventati il prototipo degli uomini veri, appassionati anche quando cantano a squarciagola l'inno di Mameli. Gli azzurri del ct Nick Mallet sono quasi tutti nati negli anni 80. E quindi immaginateli bambini, quando imparavano i fondamentali del placcaggio.
Se aveste detto loro che avrebbero giocato in un San Siro tutto esaurito, vi avrebbero preso per pazzi. Impossibile. Metteteci pure che il sogno di ogni ragazzino è sfidare gli All Blacks, la squadra dei tutti-neri, dei guerrieri che danzano l'haka, che anche chi non sa un'acca di rugby ti sa dire cos'è. Ecco, appunto.
A San Siro sabato saranno in 77mila. Per uno sport diverso dal calcio è accaduto solo una volta. Era il 1° settembre 1960: 53mila spettatori, per vedere Duilio Loi conquistare il titolo mondiale dei welter contro il portoricano Ortis. Una bolgia - scriveva Dino Buzzati sul Corriere della Sera - una bolgia, diremo noi, sabato 14 novembre. Davanti alla tv, su Sky, o sugli spalti, magari con a fianco qualche calciatore per una volta relegato in tribuna da spettatore.
Del Piero non si perde una partita degli All Blacks. Seedorf e Gattuso sono degli appassionati. C'è l'Inter che è una colonia argentina e quindi il rugby ce l'ha nel sangue. Nella Fiorentina il migliore amico di Vargas è un rugbista. E con gli esempi ci fermiano qui. Non fermatevi voi sul fatto che magari non sapete tutte le regole. Pazienza. Quelle si imparano. La passione, quella azzurra, no. Quella ce l'abbiamo dentro.
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Non fatevi ingannare dalle apparenze. Li vediamo enormi, possenti, veloci, nell'immaginario comune sono diventati il prototipo degli uomini veri, appassionati anche quando cantano a squarciagola l'inno di Mameli. Gli azzurri del ct Nick Mallet sono quasi tutti nati negli anni 80. E quindi immaginateli bambini, quando imparavano i fondamentali del placcaggio.
Se aveste detto loro che avrebbero giocato in un San Siro tutto esaurito, vi avrebbero preso per pazzi. Impossibile. Metteteci pure che il sogno di ogni ragazzino è sfidare gli All Blacks, la squadra dei tutti-neri, dei guerrieri che danzano l'haka, che anche chi non sa un'acca di rugby ti sa dire cos'è. Ecco, appunto.
A San Siro sabato saranno in 77mila. Per uno sport diverso dal calcio è accaduto solo una volta. Era il 1° settembre 1960: 53mila spettatori, per vedere Duilio Loi conquistare il titolo mondiale dei welter contro il portoricano Ortis. Una bolgia - scriveva Dino Buzzati sul Corriere della Sera - una bolgia, diremo noi, sabato 14 novembre. Davanti alla tv, su Sky, o sugli spalti, magari con a fianco qualche calciatore per una volta relegato in tribuna da spettatore.
Del Piero non si perde una partita degli All Blacks. Seedorf e Gattuso sono degli appassionati. C'è l'Inter che è una colonia argentina e quindi il rugby ce l'ha nel sangue. Nella Fiorentina il migliore amico di Vargas è un rugbista. E con gli esempi ci fermiano qui. Non fermatevi voi sul fatto che magari non sapete tutte le regole. Pazienza. Quelle si imparano. La passione, quella azzurra, no. Quella ce l'abbiamo dentro.
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