Italrugby, ora o mai più: all'Aviva Stadium serve un'impresa
RugbyC'è voglia di fare qualcosa di storico nell'ambiente azzurro. Sabato la squadra di Brunel nella tana dell'Irlanda per la terza giornata del Sei Nazioni: un avversario mai battuto dalla nostra nazionale in questo torneo e mai affrontato in questo stadio
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di Antonio Raimondi
C'è voglia di fare qualcosa di storico nell'ambiente azzurro. Come lo scorso anno, quando il Flaminio ha festeggiato i 150 anni di Unità d'Italia, battendo la Francia e conquistando il trofeo Garibaldi. Qualcosa di storico, come ciò che è stato sfiorato contro l'Inghilterra, qualcosa di storico come battere una squadra che nel torneo delle Sei Nazioni non abbiamo mai battuto. Giusto sabato prossimo arriva l'Irlanda, nella terza giornata del torneo 2012, squadra che abbiamo battuto a ripetizione, prima dell'era Sei Nazioni, ma che nel torneo invece non siamo ancora stati capaci di battere. Nessuno ci rifonderà dalla delusione subita nell'ottobre scorso a Dunedin nella partita decisiva per l’accesso ai quarti di finale della Rugby World Cup, ma andare a vincere all'Aviva Stadium, dove gli azzurri giocheranno per la prima volta, sarebbe una soddisfazione enorme, nonché qualcosa di veramente storico.
Non è certo un'impresa facile, ma l'Irlanda arriva a questa partita con enorme pressione, quella che potrebbe anche farti fallire. Come l’Italia non ha ancora vinto in quest’edizione del torneo, avendo perso in casa all’esordio contro il Galles, mentre in Francia non ha potuto giocare per il gelo e recupererà soltanto il prossimo quattro di marzo. La pressione è data dal fatto che dal Grande Slam del 2009, l'Irlanda non ha mai convinto fino in fondo, non rispecchiando quanto di davvero grande hanno invece fatto le province, che tra Munster e Leinster hanno ad esempio conquistato per quattro volte il titolo della Heineken Cup. Da dopo il Sei Nazioni del 2009 l'Irlanda ha vinto soltanto il 55% delle partite e i critici più severi sottolineano che le partite di qualità sono state soltanto tre: la vittoria che ha negato il Grande Slam all'Inghilterra lo scorso anno, il successo ai mondiali sull’Australia e la vittoria sull’Italia, sempre alla Coppa del Mondo.
La differenza più evidente è quella tra il rendimento delle province irlandesi e la Nazionale, la qualità delle prime non si rispecchia nei risultati della seconda. Leinster, Munster e Ulster sono nei quarti di finale di Heineken Cup, ma l’Irlanda ha perso contro il Galles, che al contrario ha portato una sola squadra nei quarti della principale competizione per club europea, dimostrando al tempo stesso di essere in crisi, non solo di risultati, nel livello appena inferiore alla nazionale. Una contro tendenza che andrebbe indagata e studiata, anche per comprendere meglio quale direzione il nostro rugby dovrebbe prendere.
Ad inizio settimana è difficile immaginare in modo completo che tipo di partita sarà quella di sabato prossimo. Intanto attendiamo di vedere quali saranno le scelte del coach Declan Kidney in alcune posizioni chiave, non ancora risolte. A partire dal mediano d’apertura. Ci aspettiamo di vedere Jonathan Sexton, tenuto a riposo nell’ultimo week end, ma farebbe paura vedere dall’inizio Ronan O'Gara che ha vinto tutte le 13 partite che ha giocato contro l'Italia, segnando 180 punti, praticamente in media 14 a partita, compreso quel drop che lo scorso anno ci ha sottratto il successo al Flaminio.
Vedremo poi chi metterà questa volte le scarpe di Brian O'Driscoll, ma l'altra selezione fondamentale è quella della terza linea. Inizia a sentirsi la mancanza di uno specialista "grillotalpa" di quel giocatore che gli anglosassoni chiamano fetcher, capace di andare a forzare turn-over nella situazione di break-down. Con Stephen Ferris, Sean O'Brien e Jamie Heaslip il reparto di terza linea ha una potenza straordinaria, ma non riesce ad alimentare il gioco del reparto arretrato con palloni di recupero, quelli che diventano micidiali per le difese avversarie. Non sono pochi quelli che vorrebbero in campo Peter O'Mahony di Munster, che invece è proprio quel tipo di giocatore che segue il solco dei grandi grillitalpa, anche se ancora manca dell’esperienza di alto livello.
Altra situazione in cui c'è un punto interrogativo è quello della seconda linea, dove a fianco di Paul O'Connell resiste Doncha O'Callaghan, nonostante la forma recente e la critica spingano per l’inserimento di Donnacha Ryan. Scelta che ha influenza anche sul livello della mischia ordinata, a volte punto debole irlandese, perché senz'altro O'Callaghan è una di quelle seconde linee che si sentono, quando si tratta di spingere. Domani il coach irlandese Declan Kidney annuncerà la formazione, e potremo iniziare ad immaginare e sognare, come realizzare qualcosa di davvero storico.
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Non è certo un'impresa facile, ma l'Irlanda arriva a questa partita con enorme pressione, quella che potrebbe anche farti fallire. Come l’Italia non ha ancora vinto in quest’edizione del torneo, avendo perso in casa all’esordio contro il Galles, mentre in Francia non ha potuto giocare per il gelo e recupererà soltanto il prossimo quattro di marzo. La pressione è data dal fatto che dal Grande Slam del 2009, l'Irlanda non ha mai convinto fino in fondo, non rispecchiando quanto di davvero grande hanno invece fatto le province, che tra Munster e Leinster hanno ad esempio conquistato per quattro volte il titolo della Heineken Cup. Da dopo il Sei Nazioni del 2009 l'Irlanda ha vinto soltanto il 55% delle partite e i critici più severi sottolineano che le partite di qualità sono state soltanto tre: la vittoria che ha negato il Grande Slam all'Inghilterra lo scorso anno, il successo ai mondiali sull’Australia e la vittoria sull’Italia, sempre alla Coppa del Mondo.
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Ad inizio settimana è difficile immaginare in modo completo che tipo di partita sarà quella di sabato prossimo. Intanto attendiamo di vedere quali saranno le scelte del coach Declan Kidney in alcune posizioni chiave, non ancora risolte. A partire dal mediano d’apertura. Ci aspettiamo di vedere Jonathan Sexton, tenuto a riposo nell’ultimo week end, ma farebbe paura vedere dall’inizio Ronan O'Gara che ha vinto tutte le 13 partite che ha giocato contro l'Italia, segnando 180 punti, praticamente in media 14 a partita, compreso quel drop che lo scorso anno ci ha sottratto il successo al Flaminio.
Vedremo poi chi metterà questa volte le scarpe di Brian O'Driscoll, ma l'altra selezione fondamentale è quella della terza linea. Inizia a sentirsi la mancanza di uno specialista "grillotalpa" di quel giocatore che gli anglosassoni chiamano fetcher, capace di andare a forzare turn-over nella situazione di break-down. Con Stephen Ferris, Sean O'Brien e Jamie Heaslip il reparto di terza linea ha una potenza straordinaria, ma non riesce ad alimentare il gioco del reparto arretrato con palloni di recupero, quelli che diventano micidiali per le difese avversarie. Non sono pochi quelli che vorrebbero in campo Peter O'Mahony di Munster, che invece è proprio quel tipo di giocatore che segue il solco dei grandi grillitalpa, anche se ancora manca dell’esperienza di alto livello.
Altra situazione in cui c'è un punto interrogativo è quello della seconda linea, dove a fianco di Paul O'Connell resiste Doncha O'Callaghan, nonostante la forma recente e la critica spingano per l’inserimento di Donnacha Ryan. Scelta che ha influenza anche sul livello della mischia ordinata, a volte punto debole irlandese, perché senz'altro O'Callaghan è una di quelle seconde linee che si sentono, quando si tratta di spingere. Domani il coach irlandese Declan Kidney annuncerà la formazione, e potremo iniziare ad immaginare e sognare, come realizzare qualcosa di davvero storico.
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