LA RUBRICA. Un angolo tutto ovale da condividere con Antonio Raimondi in vista del Sei Nazioni 2013. Per tutta la durata del torneo, ecco un mix speciale di notizie, video, idee e curiosità
di Antonio Raimondi
Ci sono tanti modi di raccontare il Sei Nazioni. Noi proveremo a raccontarlo attraverso le parole che caratterizzano il mondo del rugby. D’altronde per far parte di una comunità, bisogna riconoscerne codici e leggi, sia scritte sia tramandate oralmente. Il popolo del rugby è accogliente, ma non puoi confondere il rugby con il football americano, non puoi più permetterti di dire: “Sì, il rugby, quello con le armature”, magari accompagnando la frase con il gesto che indica il volume delle protezioni all'altezza delle spalle.
Così iniziamo da breakdown, che è anche il titolo di questo spazio, perché nella sua traduzione rugbistica in italiano significa punto d’incontro. La rete e in particolare sky.it ci offre la possibilità di incontrare questo mondo, perché il Torneo delle Sei Nazioni è un viaggio e come disse Sant’Agostino il mondo è un libro e chi non viaggia legge solo una pagina. Il popolo del rugby viaggia, eccome, perché per la Nazionale arriva a Roma da ogni angolo d’Italia, e si ritrova, in questa stagione, a Edimburgo e Londra.
Analogamente, aggiungeremo pagine al nostro libro, proprio raccontandovi quel mondo che gira intorno, prendendo in prestito le parole di Ivano Fossati. Il nostro punto d’incontro è per curiosi e va oltre gli ottanta minuti della partita. Quella ve la racconteremo su Sky Sport con il massimo della qualità. Qui costruiremo il racconto di questo Sei Nazioni, anche con il vostro contributo, prendendo spunto dalle parole, ma utilizzando di volta in volta testi scritti, filmati o file audio.
Eccoci allora, break down, uno degli elementi caratterizzanti del rugby moderno, perché è la fase che si ripete di più in una partita. Tutto inizia con il placcaggio, regola 15. Poi diventa una specie di guerriglia, dove la squadra che è in possesso del pallone cerca di riciclarlo nel modo più veloce possibile e quella che difende prova a rubarlo o comunque a rallentarlo il più possibile. Uno dei principi è di giocare in piedi, quindi successivamente al placcaggio, solo chi è in piedi, può recuperare il pallone con le mani. Avvertenza. Per intervenire i giocatori che arrivano sul punto d’incontro, devono entrare dal “gate” immaginario, che si disegna dai due lati dello schieramento, prendendo come riferimento la posizione del placcato e del placcatore. L’unico che non ha l’obbligo di entrare dal gate è il placcatore, che può provare a recuperare il pallone, una volta che ha lasciato il placcato e si è rimesso in equilibrio sui piedi. Quando a contendersi il pallone a terra, si ritrovano due giocatori, uno per squadra, a contatto tra loro, inizia la ruck (regola 16), un raggruppamento spontaneo, che mette fine alla possibilità di giocare il pallone con le mani. Gli eroi del rugby moderno, sono proprio gli specialisti della zona grigia del breakdown. Il neozelandese Richie McCaw, forse il più grande di tutti i tempi, ma anche il francese Thierry Dusatoir, che potremmo ritrovare nel match di domenica contro la Francia. Per noi il nome nuovo è quello di Simone Favaro, ma qui stiamo già raccontandovi un’altra storia, quella del grillotalpa, ma avremo modo di parlarne in altre occasioni.
Ci ritroveremo qui: il punto d’incontro del Torneo delle Sei Nazioni.
Ci sono tanti modi di raccontare il Sei Nazioni. Noi proveremo a raccontarlo attraverso le parole che caratterizzano il mondo del rugby. D’altronde per far parte di una comunità, bisogna riconoscerne codici e leggi, sia scritte sia tramandate oralmente. Il popolo del rugby è accogliente, ma non puoi confondere il rugby con il football americano, non puoi più permetterti di dire: “Sì, il rugby, quello con le armature”, magari accompagnando la frase con il gesto che indica il volume delle protezioni all'altezza delle spalle.
Così iniziamo da breakdown, che è anche il titolo di questo spazio, perché nella sua traduzione rugbistica in italiano significa punto d’incontro. La rete e in particolare sky.it ci offre la possibilità di incontrare questo mondo, perché il Torneo delle Sei Nazioni è un viaggio e come disse Sant’Agostino il mondo è un libro e chi non viaggia legge solo una pagina. Il popolo del rugby viaggia, eccome, perché per la Nazionale arriva a Roma da ogni angolo d’Italia, e si ritrova, in questa stagione, a Edimburgo e Londra.
Analogamente, aggiungeremo pagine al nostro libro, proprio raccontandovi quel mondo che gira intorno, prendendo in prestito le parole di Ivano Fossati. Il nostro punto d’incontro è per curiosi e va oltre gli ottanta minuti della partita. Quella ve la racconteremo su Sky Sport con il massimo della qualità. Qui costruiremo il racconto di questo Sei Nazioni, anche con il vostro contributo, prendendo spunto dalle parole, ma utilizzando di volta in volta testi scritti, filmati o file audio.
Eccoci allora, break down, uno degli elementi caratterizzanti del rugby moderno, perché è la fase che si ripete di più in una partita. Tutto inizia con il placcaggio, regola 15. Poi diventa una specie di guerriglia, dove la squadra che è in possesso del pallone cerca di riciclarlo nel modo più veloce possibile e quella che difende prova a rubarlo o comunque a rallentarlo il più possibile. Uno dei principi è di giocare in piedi, quindi successivamente al placcaggio, solo chi è in piedi, può recuperare il pallone con le mani. Avvertenza. Per intervenire i giocatori che arrivano sul punto d’incontro, devono entrare dal “gate” immaginario, che si disegna dai due lati dello schieramento, prendendo come riferimento la posizione del placcato e del placcatore. L’unico che non ha l’obbligo di entrare dal gate è il placcatore, che può provare a recuperare il pallone, una volta che ha lasciato il placcato e si è rimesso in equilibrio sui piedi. Quando a contendersi il pallone a terra, si ritrovano due giocatori, uno per squadra, a contatto tra loro, inizia la ruck (regola 16), un raggruppamento spontaneo, che mette fine alla possibilità di giocare il pallone con le mani. Gli eroi del rugby moderno, sono proprio gli specialisti della zona grigia del breakdown. Il neozelandese Richie McCaw, forse il più grande di tutti i tempi, ma anche il francese Thierry Dusatoir, che potremmo ritrovare nel match di domenica contro la Francia. Per noi il nome nuovo è quello di Simone Favaro, ma qui stiamo già raccontandovi un’altra storia, quella del grillotalpa, ma avremo modo di parlarne in altre occasioni.
Ci ritroveremo qui: il punto d’incontro del Torneo delle Sei Nazioni.