Italia, silenzio e lavoro: ora gli Azzurri fanno paura

Rugby
Parisse invita al silenzio, si festeggia a risultato acquisito (Getty)
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Antonio Raimondi in "Punto di incontro" prende spunto dal gesto del capitano azzurro Parisse al momento della meta contro la Francia. Fatti e non parole per l'Italia che proverà a vincere in Scozia

La vittoria di domenica sulla Francia ha segnato per la Nazionale italiana di rugby il consolidamento di un livello di gioco. Come in un video game, gli azzurri hanno tutto per stare in una nuova fascia, e puntare finalmente, con più credibilità a quell’ottavo posto del ranking mondiale, oggi distante solo una posizione, dopo l’ufficializzazione dello scavalcamento del Galles. E’ finita l’epoca delle sconfitte onorevoli e dei successi storici, inizia una nuova stagione nella quale bisogna essere sempre e comunque competitivi e vincenti con maggior continuità. Ogni processo di crescita, passa attraverso la fase di apprendimento (servono anche le sconfitte onorevoli) e non ha mai un andamento regolare, infatti, sono sempre possibili cadute improvvise, questo per sottolineare che sabato prossimo a Edimburgo potremmo avere il ruolo di favoriti, ma non è scontata la vittoria, neppure giocando bene, ma una secondo successo darebbe la misura di questa crescita.

Jacques Brunel non ha fatto miracoli e non ci sono segreti nella sua gestione, se non la serietà del lavoro e la capacità di capire e gestire le persone, dai collaboratori ai giocatori. E’ riuscito a creare un clima di fiducia rispetto al passato. Il gruppo è più sicuro e abituato a competere a un livello più alto. Sicuramente sul piano tecnico, la Celtic League e le due “franchigie” hanno funzionato, perché ora tutti i giocatori, non solo quelli che sono all’estero, sperimentano l’intensità internazionale ogni settimana.

Che cosa è cambiato nella squadra che ha battuto la Francia all’Olimpico è soprattutto la solidità mentale, anche perché la parte di storia raccontata dalle statistiche, non è poi così chiara, e non potrebbe essere differente se consideriamo come la partita sia finita 23 a 18. Infatti, i numeri a confronto con quelli francesi, sono speculari, o quasi. C’è un solo dato che racconta del coraggio differente degli azzurri, quello degli Off Load (il passaggio dopo il contatto) che sono stati quattordici, anche se qualcuno un po’ troppo rischioso e altri che sono andati ad arricchire la statistica degli errori.

Il momento chiave della partita è arrivato poco prima di entrare nell’ultimo quarto. Quando i cambi programmati dei francesi, hanno prodotto l'alzamento del ritmo, che nei piani degli avversari, avrebbe dovuto portarci al punto di rottura. Invece gli azzurri hanno alzato il ritmo della difesa, hanno respinto l’assalto, senza permettere ai francesi di superare la nostra linea dei dieci metri. Il contrattacco e la meta del sorpasso realizzata da Castrogiovanni sono una conseguenza dell’aumentata fiducia degli azzurri che ha tolto coraggio e sicurezza ai francesi. Siamo quasi al paradosso, nella giornata in cui la nazionale ha fatto le più belle cose in attacco, la difesa è stata il motore del successo. Qui entriamo in un’area in cui non si possono fare misurazioni, ma piuttosto si va a sensazioni. Gli errori ci sono stati: ad esempio in rimessa laterale abbiamo faticato, ma i francesi ancora di più, abbiamo sbagliato qualche placcaggio con una percentuale non ancora eccellente (88%), ma sono tutte cose che si possono aggiustare, senza l’affanno di dover inseguire un livello che non era completamente nostro.

Altro momento chiave, anzi, simbolico, l’atteggiamento di Sergio Parisse dopo la prima meta, un richiamare tutti al silenzio, perché prima di festeggiare per davvero, c’era ancora molto lavoro da fare. E’ un’attitudine vincente, da riportare ancora questa settimana, dove sarà importante il lavoro di tutto lo staff, per far recuperare i giocatori, per curare quelli acciaccati e studiare gli avversari di sabato prossimo. Zitti, zitti, come ci ha indicato Sergio, è la Scozia che avrà paura di perdere sabato a Edimburgo.