Olimpico sempre pieno, la grande vittoria del rugby azzurro
RugbyAnche se l'Italia di Brunel continua a perdere, ha saputo trasmettere l’idea che una partita sia sempre una festa. Una vera e propria rivoluzione culturale. Anche contro l'Inghilterra, dove la sconfitta sembra scontata, lo stadio sarà stracolmo
di Francesco Pierantozzi
Il rugby ha vinto una partita in Italia: quella culturale. La nazionale perde? Allora si va lo stesso allo stadio, anzi, lo si riempie come nemmeno il calcio riesce nelle partite che contano davvero. Il rugby ha saputo trasmettere, non “vendere” ( il marketing per una volta non c’entra), l’idea che una partita sia sempre una festa, comunque vada: se si vince è meglio, ma se si perde è nelle regole del gioco. Se incontrate qualcuno che parla solo del risultato non è un rugbista, è qualcuno che si spaccia per appassionato.
Altrimenti come spiegare i quasi ottantamila che saranno all’Olimpico di Roma sabato per Inghilterra-Italia? La partita fatta su misura per il cucchiaio di legno, che l’Italia ha lasciato agli altri per 5 anni, con l’Inghilterra che deve vincere e con tanti punti di scarto, in vista di un testa a testa con l’Irlanda o con la Francia. Una sconfitta più annunciata delle altre. Una partita con un’Italia più che incerottata. Gli azzurri hanno vinto una sola volta (Fiji, novembre) nelle ultime 10 partite giocate.
Inspiegabile questo affetto per chi non conosce il rugby e i suoi valori. Poi si può discutere, rigorosamente con birra alla mano, sulle difficoltà in conquista, nelle fasi in attacco, sull’efficacia nel placcaggio. Sulle cose positive dei giovani, sugli infortunati, sui giocatori con chilometraggio troppo elevato. Un’unica certezza: bisogna ripartire dal sostegno, uno dei fondamentali del gioco, del pubblico. L’ultima risorsa a cui aggrapparsi.
Il rugby ha vinto una partita in Italia: quella culturale. La nazionale perde? Allora si va lo stesso allo stadio, anzi, lo si riempie come nemmeno il calcio riesce nelle partite che contano davvero. Il rugby ha saputo trasmettere, non “vendere” ( il marketing per una volta non c’entra), l’idea che una partita sia sempre una festa, comunque vada: se si vince è meglio, ma se si perde è nelle regole del gioco. Se incontrate qualcuno che parla solo del risultato non è un rugbista, è qualcuno che si spaccia per appassionato.
Altrimenti come spiegare i quasi ottantamila che saranno all’Olimpico di Roma sabato per Inghilterra-Italia? La partita fatta su misura per il cucchiaio di legno, che l’Italia ha lasciato agli altri per 5 anni, con l’Inghilterra che deve vincere e con tanti punti di scarto, in vista di un testa a testa con l’Irlanda o con la Francia. Una sconfitta più annunciata delle altre. Una partita con un’Italia più che incerottata. Gli azzurri hanno vinto una sola volta (Fiji, novembre) nelle ultime 10 partite giocate.
Inspiegabile questo affetto per chi non conosce il rugby e i suoi valori. Poi si può discutere, rigorosamente con birra alla mano, sulle difficoltà in conquista, nelle fasi in attacco, sull’efficacia nel placcaggio. Sulle cose positive dei giovani, sugli infortunati, sui giocatori con chilometraggio troppo elevato. Un’unica certezza: bisogna ripartire dal sostegno, uno dei fondamentali del gioco, del pubblico. L’ultima risorsa a cui aggrapparsi.