Autumn Nations Series 2024, Il bilancio dell’autunno di rugby internazionale

Rugby

Sebastiano Pessina

Le squadre partecipanti ai due maggiori tornei mondiali hanno vissuto il consueto dualismo tra emisfero nord ed emisfero sud. Ecco come ne escono dopo un intenso mese di partite

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Le Autumn Nations Series 2024 si sono concluse, offrendo spettacolo, partite di alto livello e nuove indicazioni in vista della stagione internazionale 2025. Dopo quattro settimane di attività, il bilancio delle 10 nazionali più importanti del panorama rugbistico racconta una situazione di equilibrio, con le squadre europee che tutto sommato continuano a crescere e quelle dell’emisfero sud che mantengono una leggera supremazia.

Il Sudafrica sopra tutti, la Francia torna a fare la voce grossa

I campioni del mondo hanno mostrato ancora una volta la loro dominanza fisica, un’ invidiabile profondità e hanno vinto tutte le partite disputate contro Scozia, Inghilterra e Galles, confermandosi in testa al ranking. Gli Springboks chiudono il 2024 da primi assoluti della classe, con una mischia imbattibile e un attacco pragmatico. Irlanda e Nuova Zelanda, rispettivamente seconda e terza della classifica mondiale, restano delle potenze, ma chiudono la finestra autunnale con alcune pecche da risolvere. Gli All Blacks, reduci dalla vittoria sull’Italia, sono all’inizio di una nuova era. La nuova guida tecnica di Scott Robertson inizia a dare i suoi frutti e in quattro partite i neozelandesi hanno portato a casa tre vittorie, tutte ottenute con grande forza mentale e resilienza di fronte a competitor molto consistenti come Irlanda e Inghilterra. Gli irlandesi invece hanno vinto tre partite su quattro (perdendo proprio contro gli All Blacks) e possono ancora essere considerati come la miglior formazione europea in termini di precisione e strategia. Quello che manca all’organico di Andy Farrell sono le alternative in alcuni ruoli chiave, dove i veterani iniziano a sentire il peso degli anni. Alla fine dei conti però è molto difficile escludere l’Irlanda e la Francia dalle favorite per il prossimo Sei Nazioni 2025. I Bleus hanno messo in archivio una prima parte del 2024 in chiaroscuro e durante i Test Match di novembre si è vista una netta inversione di tendenza. Tre successi, di cui uno molto entusiasmante sulla Nuova Zelanda, e una rinnovata forza nelle fasi statiche sono state alla base della Francia di fine anno, con Antoine Dupont sempre più leader indiscusso. La qualità dei ricambi, sommata ad un gruppo di giovani talenti emergenti, rimane il punto di forza del gruppo allenato da Fabien Galthiè. Subito dietro ci sono i Pumas che continuano a essere una squadra sorprendente, capace di mettere all’angolo tutte le altre avversarie del ranking nel corso dell’anno. Nonostante alcune difficoltà difensive, i sudamericani hanno terminato le Autumn Nations Series con un bilancio positivo, grazie alla vittoria contro l’Italia, ad una solida prestazione contro l’Irlanda e al sussulto di orgoglio con la Francia.

L’Inghilterra alla ricerca di identità, il Galles in profonda crisi, l’Italia un cantiere aperto

Il secondo blocco della top 10 mondiale è capeggiato dalla Scozia, ancora una volta tra le compagini più efficaci nel produrre un rugby offensivo tanto gradevole quanto vincente. Gli uomini allenati da Gregor Townsend escono rinfrancati dalle partite di novembre: quattro match in cui hanno dovuto cedere solo al Sudafrica a fronte di tre brillanti vittorie sulle Fiji, il Portogallo e l’Australia. Se i Dark Blues hanno buoni motivi per sorridere, lo stesso ottimismo non aleggia dalle parti di Londra, dove il CT dell’Inghilterra Steve Borthwick deve fare i conti con un digiuno di vittorie che inizia a essere pesante. Nel 2024 il XV della Rosa ha alzato le braccia al cielo cinque volte su dodici incontri (l’ultima con il Giappone il 23 novembre), ma se consideriamo solo la finestra autunnale, le battute di arresto con gli All Blacks, il Sudafrica e l’Australia non fanno poi così male. A Twickenham si è rivisto un collettivo ricco di atleti intraprendenti, a tratti in grado di giocare un rugby molto intelligente ed in buon bilanciamento tra fisicità ed uso del piede. Preoccupano di più gli svarioni in difesa, il vero problema da risolvere per non scivolare più in basso nelle gerarchie internazionali. Segnali di ripresa invece arrivano dall’Australia, una squadra che ha attraversato forse il più biennio turbolento della sua storia e sotto la guida di Joe Schmidt sta tornando ai suoi livelli più consoni. La percentuale di vittorie nelle Autumn Nations Series è del 50%, con le affermazioni ai danni di Inghilterra e Galles che hanno regalato forti emozioni ai tifosi dei Wallabies. Le due debacle contro Scozia e Irlanda sono arrivate al termine di sfide combattute e non possono essere descritte come delle disfatte. In vista del Tour estivo dei British&Irish Lions ci sono legittime speranze affinché i ‘canguri’ ritrovino la loro proverbiale combattività.

Tra i bocciati di novembre spicca il nome di Warren Gatland, il coach di un Galles che dalla Rugby World Cup 2023 in poi è incappato in una crisi nera di risultati. I Dragoni stanno faticando più del previsto ad assemblare un nuovo gruppo di talenti, così le sconfitte sono diventate tante ed inevitabili. Il tempio del Principality Stadium di Cardiff è diventato territorio di caccia per Fiji, Australia e Sudafrica, le tre nazionali che hanno piegato inesorabilmente la resistenza dei gallesi. L’undicesimo posto nel ranking li colloca tra le delusioni più cocenti di questa stagione. Infine l’Italia di Gonzalo Quesada, una posizione sopra al Galles nella graduatoria mondiale e reduce da un trittico di Autumn Nations Series giocato in crescendo. Gli Azzurri hanno battuto la Georgia con una prova di carattere e hanno perso con le big dell’emisfero sud, Argentina e Nuova Zelanda. La squadra ha risposto bene dopo l’esordio sfortunato di Udine, riuscendo progressivamente a replicare quell’attitudine che l’aveva portata a concludere il Sei Nazioni 2024 con uno storico quarto posto.

Il progetto tecnico di Quesada è in piena evoluzione e passa anche da una naturale alternanza tra prestazioni buone ed altre meno buone; intanto una nuova generazione di talenti come Ross Vintcent, Mirco Spagnolo e Giulio Bertaccini si sta ritagliando il suo spazio. La strada verso il 2025 in ogni caso è tracciata: l’Italia dovrà affidarsi ad un gruppo sempre più maturo, chiamato a lavorare sodo per raggiungere nuovi importanti traguardi.

 

A cura di OnRugby.it