Sei Nazioni, perché Dupont è il pericolo n. 1 della Francia

THE IMPORTANCE OF BEING DUPONT Il livello delle sue prestazioni è talmente alto che quando gioca ‘soltanto’ bene gli addetti ai lavori storcono il naso. Paragonato alle superstar della storia ovale come Lomu e Wilkinson per impatto sul gioco, oppure a Messi o Maradona per chiarire la quantità di talento anche ai digiuni di rugby. All’ultimo mondiale, svoltosi proprio in Francia nel 2023, i Blues dopo l’esordio vittorioso con gli All Blacks hanno perso Dupont: frattura allo zigomo contro la Namibia. Allarme nazionale, recupero lampo in 24 giorni e partita dei quarti contro il Sudafrica giocata con maschera protettiva. Prestazione normale per una volta… E Francia eliminata 29-28 dagli Springboks. Sa fare tutto: passare, calciare, placcare, attaccare in prima persona la difesa avversaria, batterla con linee di corsa elusive per poi fornire assist decisivi ai compagni e anche finalizzare all’occorrenza . PETIT GENERAL Capitano nel club e con la Francia, alto 1,74, un peso che oscilla attorno agli 85 kg. Dupont è l’evoluzione della specie dei mediani di mischia francesi: piccoli, frenetici e dotati di spiccata leadership, a partire da Jacques Foroux . Numero 9 sulle spalle, ma compiti ben diversi da quelli dei centravanti nel calcio. Deve coordinare, indirizzare, dare il tempo al lavoro degli uomini di mischia, i più grossi tra i compagni. Il primo giocatore a recuperare il pallone da terra e rilanciare il gioco dopo un placcaggio. RADICI Nato a Lannemezan, dipartimento degli Alti Pirenei non lontano dal confine con la Spagna, 45’ d’auto da Lourdes, Antoine è sicuramente baciato dal talento. Inizia la sua storia d’amore col rugby a 4 anni nel Castelnau-Magnoac, team del paesino dove cresce con la famiglia. Radici da cui non si è mai staccato, per stare vicino alla mamma e al fratello Clement, con cui ha anche riaperto nel 2021 l’albergo storicamente gestito da generazioni della sua famiglia. Affetti cui stringersi ancora di più alla morte del padre, avvenuta nel 2023 dopo otto anni di coma farmacologico, come rivelato a France 2 dallo stesso Antoine, solitamente molto riservato sulla sua vita privata. FORGIARE IL TALENTO Un’ascesa fulminea la sua, dalle giovanili dell’Auch , fino al Castres dove debutta in campionato non ancora 18enne. Consacrazione e titoli arrivano con Tolosa, una delle grandi storiche del rugby francese, dove approda nel 2017 e inizia la partnership in mediana col figlio d’arte Romain Ntamack, trasportata direttamente dal club alla nazionale. Il mondiale under20 del 2016 è una tappa di passaggio. Un anno dopo è già titolare della Francia senior in tour in Nuova Zelanda, ma la sua carriera in Blues ha tanti riflessi azzurri: debutta proprio a Roma nel Sei Nazioni 2017. E sempre contro l’Italia, due anni dopo, marca la sua prima meta internazionale. BACHECA MONSTRE A 28 anni già non sa più dove mettere i trofei: a livello di club, con Tolosa, ha conquistato 4 campionati e 2 Champions Cup. Con la Francia ha vinto senza perdere un match il Sei Nazioni 2022, una delle 3 volte in cui è stato nominato miglior giocatore del torneo negli ultimi cinque anni. E nel 2024 non era in corsa, non avendo partecipato. Per infortunio? No, per prepararsi alle Olimpiadi di Parigi nel rugby a 7. 7 IN BELLEZZA Con ordine: il Seven è una versione del Rugby Union giocato appunto in sette invece che in quindici; le dimensioni del campo sono le stesse, ma cambiano ovviamente alcune regole, a partire da mischie e rimesse laterali. Qui la Francia aveva una tradizione buona, ma non vincente. Dalla fine della citata Coppa del Mondo 2023 all’appuntamento olimpico 2024 mancava però meno di un anno. Tanto è bastato per inserire Dupont, che ha dovuto lasciare momentaneamente la nazionale a 15. Niente maglia numero 9, che era già occupata: qui ha la 11 o la 25. Con lui nel motore la squadra francese ha vinto per la prima volta le World Rugby Seven Series e poi trionfato a Parigi. Oro e titolo di miglior giocatore 7’s del 2024, che si somma a quello best player a 15 del 2021. Come lui nessuno mai. Due modi di intendere e giocare il Rugby, interpretati in maniera ugualmente vincente: “Mi è piaciuto ripartire dal basso, essere il ragazzo nuovo del gruppo, quello che deve imparare tanto e in fretta”. Chapeau.

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