Viaggio in una delle 7 città americane ad aver vinto in ognuna delle 4 leghe professionistiche. La passione, le rivalità, la geografia del tifo. E tante, ‘gustose’ curiosità…
Per andare a prendere la Metro che dall’O’Hare International Airport porta direttamente in centro (proseguendo sulla stessa linea azzurra poi si arriva anche allo United Center) bisogna utilizzare l’ascensore del parcheggio principale del Terminal 3. Entrando si scopre che ogni piano è dedicato ad una squadra locale. Mentre scendevo mi ha preso un dubbio però. Con quale criterio sono stati assegnati i piani? Numero di tifosi, di vittorie, anni di esistenza….
Riflettendoci lungo il viaggio fino alla fermata Washington ho realizzato che la scelta è stata volutamente casuale. Non c’è una logica né sentimentale, né di palmares. E’ un semplice riconoscimento all’animo sportivo della città. Chicago è una delle 7 città americane (NY, Boston, LA, Phila, Washington e Detroit) ad aver vinto un titolo in ognuna delle 4 leghe professionistiche (allargando la foto con i Chicago Fire una delle 3 con LA e Washington ad averci aggiunto anche quello delle MLS). Scegliere o dare un ordine sarebbe impossibile. Tutte hanno vinto, tutte hanno regalato emozioni e qualche lacrima. Semplicemente sport diversi, amori diversi. La sensazione dando però un’occhiata alla gente, ai cappellini, le sciarpe, le felpe e le giacche a vento indossate (adesso caldo non fa) è che la squadra più “vestita”, quella con i decibel più alti del tifo allo United Center sia comunque quella dei Blackhawks.
Nome scelto dal primo proprietario in onore del suo battaglione di cui era comandante conosciuto appunto come Blackhawks, nella loro storia, dal 1926 a oggi, hanno vinto 6 Stanley Cup. Negli anni tanti campioni Bobby Hull, Stan Mikita, Phil e Tony Esposito, il leggendario portiere dell’Armata Rossa Vladislav Tretiak, Chris Chelios che hanno creato la leggenda e accompagnato la squadra alla generazione che dal 2010 al 2016 ha sollevato 3 volte la Coppa di Lord Stanley.
La geografia del tifo
Tutte le franchigie hanno comunque il loro grande seguito nella città del vento dove il tifo è radicato davvero e dove solo i supporters in trasferta sostengono le squadre che vengono a giocare qui. Insomma non è Miami, la città tifa Chicago e anzi a differenza anche di NY dove la divisione del tifo Knicks/Nets, Mets/Yankees o Islanders/Rangers non è geografico, ma una scelta individuale o una tradizione familiare, qui nel baseball dove esistono due grandi squadre, spesso c’è l’effetto “Europeo” di quartiere. Come a Londra, dove di team professionistici nel calcio ce ne sono tanti, è comune tifare per il club vicino allo stadio dove sei nato o hai vissuto, ecco a Chicago, come testimonia il Presidente Obama fan dichiarato dei White Sox e cresciuto nel South Side della città, la fede nell’MLB è “aiutata” se sei nato o cresciuto nel sud (White Sox) o nel nord (Cubs). South side peraltro non la parte bella della città. E’ la più povera, la più pericolosa e quella che dagli anni 40 ha accolto la maggior parte dell’immigrazione europea (irlandesi, tedeschi e serbi). Lì sono nate in quegli anni le terribili bande cittadine che fino a qualche anno fa hanno reso Chicago la città col record mondiale di omicidi.
A sinistra: due tifose di Cubs e White Sox si 'sfottono' allo stadio; a destra la mappa della città
Urbs in Horto
Curioso come gli impianti delle varie franchigie disegnino quasi una croce sulla mappa della città se dovessimo unire le location con una riga o, se volete, ognuna punti verso un punto cardinale differente. Detto del nord e del sud, ad Ovest della piantina c’è lo United Center di Bulls e Blackhawks, in riva al lago ad Est il Soldier Field. Quasi a voler abbracciare tutta la città. Bello che tutti gli stadi si raggiungano facilmente con le linee della metro, vabbè per il Soldier Field bisogna anche aggiungerci anche una passeggiata in uno dei tanti parchi per cui la città è famosa. Non a caso dal 1837 nel logo della città c’è il moto “Urbs in Horto” (città in un parco). Chicago vanta nel suo distretto più di 570 parchi diversi e se ci mettiamo anche le 31 spiagge diverse che offre alla città il Lago Michigan è facile capire perché questa è una città dove non ci si limita a tifare nel mondo dello sport, ma anche molto a praticarlo.
Uno dei tornei di beach volley sulla North Avenue Beach di Chicago
Chicago’s Pizza
“Partecipare” agli eventi sportivi vuol dire anche accompagnarli con fiumi di pinte di Green Line, la birra locale nei tantissimi locali della città. Gli Sports Bar, tra cui quello al Pier aperto dal leggendario telecronista Harry Carey, il pub irlandese Timothy O’Tools alle spalle del Magnificent Miles o l’ottimo Murphy’s Bleachers al Wrigley Field, sono l’anima del tifo e non è un caso che, tra le grandi città, Chicago sia una di quelle ad averne di più. Altro modo tipico di festeggiare una vittoria o analizzare un match prima o dopo è davanti ad una Chicago’s Pizza. E’ ripiena, è buonissima, è pesantissima, è……Chicago dal 1943.
La pizza Chicago style è una variante con bordi molto alti e burrosi, riempita di formaggio, salsa di pomodoro e salsiccia e successivamente cotta in teglia. E’ considerata una specialità della cucina del Midwest
Le leggende
La tradizione è data dal tempo e per Chicago la storia parla chiaro per lo sport locale. I Bears quest’anno festeggiano il centenario, candeline sulle quali hanno già soffiato i Cubs e i White Sox, i Blackhawks si vantano di essere una dello original 6 dell’NHL e i Bulls sono quelli grazie ai quali con Jordan negli anni 90 hanno rimesso la città sulla mappa sportiva del mondo nell’era moderna. Chicago vive di sport e lo vedi, lo senti ogni giorno. Il mito negativo poi infranto della “maledizione del Caprone” al Wrigley Field, l’incredibile anello vinto al Superbowl dell’85 da Ditka, McMahon “Refrigerator” Perry e Singletary, lo scandalo delle World Series del 1919 con i White Sox di “Shoeless” Joe Jackson accusati di essersi venduti le finali ai Cincinnati Reds e molti di quei giocatori squalificati a vita, i Chicago Bulls sul tetto del Mondo negli anni 90, le 3 Stanley Cup in 6 anni del Blackhawks di Toews, Kane, Keith. Il numero 23 di Jordan, il 34 di Walter Payton. Tutte leggende belle e brutte dello sport americano, pagine di storia sportiva che sono state scritte qui e qui restano a cementare la passione. Perché sono state talmente grandi che neanche l’altrettanto leggendario vento della città ha mai potuto spingerle via