NFL, la rinascita dei Buffalo Bills

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Massimo Marianella

Massimo Marianella

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Nonostante la sconfitta nell'ultimo turno contro i Baltimore Ravens, Buffalo rimane in corsa per un posto nei playoff. Cosa c'è dietro la rinascita di una franchigia fra le più iconiche dell'NFL

A Buffalo sono andato una volta nella mia vita. Per vedere le cascate del Niagara e due partite dei Sabres di hockey visto che per la NFL era la off-season. Non una città affascinante. Freddo, neve, vento e una downtown in evidente decadenza. Forse la più brutta dove sia mai stato. Nel giorno di mezzo tra le partite dei Sabres per un attimo avevo pensato di fare un salto allo Zoo per vedere (ovviamente) i bufali e dare da mangiare alle giraffe. Non c’è proprio nulla a Buffalo. Solo (ai miei occhi comunque non è poco) una storica franchigia di football che però quasi cambia la percezione della zona. Una grande tradizione, non vincente, ma decisamente importante. Da troppi anni non era però più protagonista, praticamente dall’inizio del nuovo millennio, ma adesso la sensazione è che sia cambiato davvero tutto.

La skyline di Buffalo
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Si torna a respirare aria di playoff

Giocare partite importanti e da protagonisti, guardare alla post-season concretamente da novembre e scendere in campo con realistiche ambizioni contro qualsiasi avversario. Una sensazione sconosciuta da quasi vent’anni. Vero, 2 stagioni fa erano arrivati a giocare una partita di playoff dopo 18 anni e fu emozionante, ma quasi casuale con i giocatori che ottennero la certezza di aver superato la stagione regolare “dalle radioline” una volta rientrati negli spogliatoi dopo l’ultima partita. Ora altra struttura, altra realtà ed altre prospettive visto che dall’inizio di dicembre arriva la possibilità di strappare il biglietto per i playoff. Non solo, era a esempio dal dicembre 1991 (allora contro i Detroit Lions) che ad Orchard Park non entravano in campo nell’ultimo mese della stagione due squadre con una percentuale di vittorie sopra il 73% come nella sfida contro Baltimore. Un record come quello attuale mancava dal 1996, addirittura da 53 anni non vincevano 5 partite in trasferta con una sola sconfitta e con la prossima vittoria raggiungeranno la doppia cifra cosa che non si materializzava dal 99.

Il click di McDermott

Le premesse in primavera non erano poi così rosee. Venivano da una stagione da 6 vittorie, perso per ritiro dopo 13 anni un uomo chiave della difesa come il DT Kyle Williams e sul mercato il TE Charles Clay, il running back LeSean McCoy e il tackle Jordan Mills a fronte di un’incognita come 18 free agent firmati nella off-season. Dal mercato dei free agent sono arrivati 2 buoni ricevitori come John Brown e Cole Beasley da inserire però in un sistema totalmente nuovo. Altra (grande) incognita. Invece tutto ha fatto click non per magia, ma per il lavoro di coach McDermott un altro dei capo allenatori della nuova generazione che ha portato idee, ma soprattutto disciplina. Ha disegnato i suoi Bills in modo da esaltare le qualità del suo quarterback. Non perdono palloni poi facilmente e non forzano mai le scelte evitando così di battersi da soli. Come il DNA della storia della franchigia e tutto sommato della gente della zona. Mente difensiva con esperienze importanti a Philadelphia e Carolina Mc Dermott li ha già portati ai playoff nel 2017 e adesso sta costruendo qualcosa di più importante. In prospettiva neanche troppo lontana perché nel progetto di tornare grandi e di ritrovare un posto al Super Bowl hanno dimostrato in questa stagione di essere avanti nei tempi.

Sean McDermott, head coach di Buffalo dal 2017
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Run Josh Run

La chiave sarà trovare almeno un ottimo ricevitore, migliorare nell’affidabilità della linea difensiva e nello special team, ma soprattutto continuare a sviluppare il QB su cui hanno scommesso: Josh Allen. Il fatto che sia una squadra che punta principalmente sul gioco di corsa non è casuale perché Allen non ha certo nelle sue qualità principali il lancio per i suoi ricevitori. L’ex QB di Wyoming sta lavorando sulla precisione nel gioco in profondità e ha già dato segnali straordinari di crescita nella lettura delle difese pre-snap e nelle decisioni post-snap. Allen resta però una delle note positive di questi Bills. Dei 5 quarterback scelti al primo giro del Draft 2018 è stato l’ultimo a diventare titolare dopo Rosen, Mayfield, Darnold e Jackson, ma proprio con il suo avversario dei Ravens domenica. Nelle ultime 8 partite ha lanciato 12 TD pass con un solo intercetto e nella partita del Thanksgiving in prime time nazionale contro Dallas Allen, oltre ad aver realizzato un TD lui su corsa, ha stabilito il record personale di percentuale di completi (79,2%) di yard per passaggio (10,5) e di rating di passaggi (120,7). Un QB che ha attributi, fisico e ottime gambe, ma che soprattutto riesce a comunicare emozioni

Josh Allen
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La leadership di Frank Gore

Grande aggiunta estiva è stato Frank Gore, il leader silenzioso di questo gruppo, che contro Denver alla 12esima giornata è salito sul podio per yard corse nella storia della NFL. Running back di potenza, ha superato le 15.269 di Barry Sanders e ora più di lui nella storia ne hanno corse solo Emmitt Smith e Walter Payton. Una storia in salita come tante la sua nel mondo sportivo americano. Scelto, dopo anni importanti, ma troppi infortuni alla University of Miami solo con la 65esima chiamata nel draft del 2005. Al suo anno da rookie ha giocato una sola partita da titolare, ma nelle ultime due ha totalizzato 2 TD e 176 yards. Sono state le ultime dalla panchina. Nelle seguenti 14 stagioni sempre titolare in tutti i match giocati e 5 convocazioni per il Pro Bowl. Si è rotto 2 volte il crociato nel percorso e questo aveva fatto dubitare tanti del suo futuro NFL, adesso 15 anni dopo e più di 15 mila yard dopo, l’unico dubbio è se diventerà o meno il numero in assoluto nella storia di questa lega per yard corse. I libri dei record il suo grande avversario e la sua più grande motivazione al tempo stesso. Parla pochissimo, ma il suo posto nella storia se lo è già conquistato. Era arrivato da Miami (questa volta dai Dolphins) in primavera per giocare col suo amico LeSean McCoy and invece si ritrova a fare meravigliosamente il mentore dell’ottimo Devin Singletary altro ragazzo che arriva dalla Florida come lui.

Frank Gore
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Una storia impreziosita da tante leggende

Da Jim Kelly a Thurman Thomas, da Bruce Smith (11 volte al Pro Bowl e ancora oggi leader dei sacks nella storia della Lega) a OJ Simpson che prima purtroppo di diventare famoso per “altro” si era aperto qui la sua strada per la Hall of Fame, dal ricevitore Andrè Reed a coach Marv Levy. Una storia arricchita anche dai 4 Superbowl consecutivi più di quanto non sia stata macchiata dal fatto di averli però persi tutti. Una storia che però adesso come non mai sembra pronta a strutturarsi per scrivere altri capitoli importanti.

OJ Simpson, ai Bills dal 1969 al 1977
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I titoli della week 14

Qualche piccola annotazione statistica regalata dalla domenica. I Kansas City Chiefs con la vittoria a Foxborough ha vinto la loro Division, la AFC West, per la quarta stagione consecutiva. Matt Ryan, il QB degli incostanti Falcons, è diventato il decimo della storia a superare le 50.000 yard lanciate e, dopo Drew Brees, il secondo più rapido a riuscirci. Adrian Peterson invece il sesto della storia a superare le 14 mila yard corse. La maggior parte di queste ovviamente con la maglia dei Vikings ed il fatto che abbia tagliato il traguardo statistico al Lambeau Field, pur se con la maglia dei Redskins, rende probabilmente il fatto per lui ancora più speciale. A voler fare una battuta gratuita (e non necessaria) si potrebbe aggiungere che per la prima volta da decenni New England può lamentarsi concretamente di un arbitraggio che forse gli è costato la vittoria di una partita che avevano con bravura recuperato e fatto girare a loro favore. Purtroppo quello dei cattivi arbitraggi sta diventando però un problema evidente nella NFL nonostante l’ausilio della tecnologia e non c’è davvero nulla da ironizzare.

WEEK 14 - RISULTATI E CLASSIFICHE