NFL, intesa giocatori-proprietari: 2 squadre in più ai playoff e 17 gare dal 2021

Sport USA
Massimo Marianella

Massimo Marianella

©Getty

Palloni di ogni dimensione e forma ora, a livello professionistico, sono rispettosamente e rigorosamente fermi ad ogni latitudine. Ovviamente anche quelli pizzuti della NFL che però, pur essendo inattivi sia prudenzialmente che per la offseason, hanno testimoniato oggi il touchdown più importante delle prossime stagioni.

Con difficoltà e polemiche l’associazione giocatori ha votato nel primo pomeriggio italiano di domenica il nuovo accordo con i proprietari: quindi non ci sarà nessuno sciopero, holdout o ritardi delle prossime stagioni. E’ stato un accordo importante, ma sofferto e difficile. L’associazione giocatori (NFLPA) ha ratificato l’accordo col 51,5% dei sì e 48,5% dei voti contrari, nel dettaglio 1019 contro 959 dei quasi 2500 giocatori eleggibili per il voto.

Nelle ultime settimane molti campioni tra cui Richard Sherman, JJ Watt, Russell e Aaron Rodgers si erano apertamente schierati per il no ed avevano fatto una campagna pubblica e dietro le quinte serrata per convincere colleghi di tutte le squadre a rifiutare, ma questa partita l’hanno persa. Ancora una volta verrebbe da pensare ha vinto Tom Brady tra i più in vista di quelli che avevano appoggiato il voto positivo. Una proposta contrattuale e una firma ovviamente molto legate ai soldi anche se lo spirito di molti contrari era più guidata dalla salute dei giocatori.

A sinistra Brady (il partito dei sì), a destra Rodgers (quello dei no)

1 partita in più e più soldi per i giocatori

I punti principali di questo nuovo accordo che scadrà nel 2030 sono però legati tutti a quei biglietti verdi col volto dei presidenti (George Washington, Thomas Jefferson, Abraham Lincoln, Alexander Hamilton, Ulysses Grant, Andrew Jackson e Benjamin Franklin) disegnati sopra. I proprietari avranno forti guadagni dalla partita in più che verrà aggiunta in calendario e i giocatori l’hanno scambiata sostanzialmente con un “volete che prendiamo più rischi una stagione già dura e pericolosa fisicamente allora pagate”. Il nuovo accordo, un contratto di 456 pagine preparato dagli avvocati delle due parti a Washington e stilato il 5 marzo scorso, prevede l’aggiunta della 17esima partita di regular season a partire dalla stagione 2021, ma tanti punti di scambio per l’NFLPA. Innanzitutto per i giocatori aumenterà dal 47 al 48,5 % la percentuale delle entrate totali che divideranno con la Lega, poi il roster dei giocatori “attivi” il giorno della partita salirà da 46 a 48 giocatori (di cui uno di quelli in più deve obbligatoriamente essere un uomo di linea offensiva), la Practice Squad (una sorta di formazione riserve cui poter attingere) aumenterà da 10 a 12 giocatori questa estate e a 14 dal 2022), quindi quando ci sarà la 17esima partita in calendario le squadre saranno limitate nel training camp a solo 16 allenamenti “padded” (divisa completa, contatti e ritmo partita) e mai più di 3 consecutivi (oggi sono 28).

Franchise tag e transition tag

Altro effetto immediato a vantaggio dei giocatori, in questo caso quelli più forti, che da subito le squadre potranno usare solo uno e non 2 dei “franchise tag e transition tag” ossia la possibilità di tenere legati giocatori già a roster per un solo anno ad una cifra superiore al loro ultimo contratto impedendogli però di sondare il mercato dei free agent quindi di ottenere altrove un contratto pluriennale più ricco. Vero che nel recente passato giocatori come Kirk Cousins a Washington si sono arricchiti con pesanti contratti “franchise tag” consecutivi, ma in generale l’occasione della free agency per i giocatori di vertice di firmare contratti milionari garantiti evitando il rischio di un infortunio nella stagione col Tag è troppo ghiotta per compararla con una sola stagione forzata anche se ben retribuita.

Kirk Cousins ai tempi dei Redskins
©Getty

Più free agent sul mercato

Per fare un esempio concreto adesso i Dallas Cowboys dovranno scegliere uno tra il ricevitore Amari Cooper e il QB Dak Prescott a chi dare il franchise Tag e chi rischiare di perdere sul mercato perché col salary cap probabilmente non saranno in grado di pareggiare l’offerta di qualche altra squadra.

Amari Cooper (sinistra) e Dak Prescott (destra), stelle dei Cowboys
©Getty

Salary Cap che per altro con effetto immediato dovrebbe crescere di $10 milioni a squadra rispetto alla scorsa stagione. La prossima stagione però inizialmente avrà la stessa struttura perché ci saranno 4 partite di pre-season (poi scenderanno a 3) e un calendario di stagione regolare di 16. La prima novità evidente arriverà con i playoff dove diventeranno 14 e non solo 12 come fino alla stagione appena conclusa le squadre a qualificarsi per la post season con un team in più per Conference. Si giocheranno 2 match in più nel Wild Card weekend perché solo la testa di serie numero 1 di ogni Conference avrà il bye (oggi sono due) e la seconda andrà a giocarsi la wild card con la testa di serie numero 7. Avere tutte le date già fissate col numero di partite in più permetterà da domani alla Lega, quindi alle proprietà di iniziare le trattative di rinnovo dei contratti TV, miliardi di dollari, che sono in scadenza 2022.

Quella di oggi quindi in un momento in cui sono molte di più quelle preoccupanti, è una notizia che un minimo permette di pensare anche al futuro. Per una volta hanno vinto tutti. Le franchigie, la lega e i giocatori che sono riusciti anche a tutelare gli interessi di quelli più prestigiosi come di coloro che non sono uomini copertina e lottano per un contratto perché per loro ce ne saranno di più a disposizione. Proprietari e giocatori si sono affrontati sul tavolo delle trattative per i dollari, gli appassionati di tutto il mondo per guardare al futuro con ottimismo. Quello di cui abbiamo tutti molto bisogno arriva sullo sfondo dalla NFL.