In Wyoming è esistita la 'squadra dei dannati' di baseball

Se ci si tuffa come topi di biblioteca nell’enorme massa di scartoffie che riguardano gli atti ufficiali del senatore Joseph Maull Carey come governatore del Wyoming, l’ottavo dello Stato, eletto per conto del Democratic Party dopo una lunga militanza fra i Repubblicani, lo si ritrova tra i firmatari più convinti della dichiarazione a sostegno di una legislazione più progressista che imprimesse una svolta in tal senso a una politica di rilancio dell’ex presidente Theodore Roosevelt. Un’operazione fallita in termini congressuali, ma un’opzione ripercorsa nelle linee guida della sua gestione del mandato amministrativo. Fu in base ai propri princìpi e alle proprie convinzioni, esposti pubblicamente, che Carey impostò la gestione esecutiva del suo incarico, a cominciare dalla conduzione del sistema penitenziario nello Stato e in particolare nel carcere di frontiera di Rawlins, sulle Montagne Rocciose, dove erano stati rinchiusi alcuni fra i detenuti più pericolosi in circolazione. Rapinatori di treni, assassini del vecchio west, artisti delle evasioni di casa nella prigione con annessa camera a gas, chiusa solo nel 1981. Diventata insieme mito, orrore e punti di riferimento per la piccola comunità edificata dal generale dell’Unione John Aaron Rawlins, accampatosi in quel luogo nel 1867. Nel Wyoming State Penitentiary hanno ‘soggiornato’ William L. Carlisle – uno degli ultimi predatori di treni d’America – e il famigerato Big Nose George, ma anche la prima dottoressa dello Stato Lilian Heath, che di Big Nose rubò e custodì parte del cranio come souvenir. Chiunque si trovasse vicino all’antico confine settentrionale della Repubblica del Texas, che erano all’epoca contigui, badava a girare alla larga da Rawlins, la cui utilità era tutta riconducibile alla Union Pacific Railroad, la linea ferrata per le merci, che aiutava a spostarsi velocemente e – fino al 1997 – venne affiancata presto da un servizio passeggeri . Il Wyoming State Penitentiary era un insieme di celle senza elettricità né acqua corrente. Si trattava in verità di una vecchia fabbrica riadattata a prigione, dove i condannati producevano scope in cambio di 57 centesimi al giorno . A beneficiare dello sfruttamento dei detenuti era l’industriale milionario Otto Gramm, alla vista un rispettato uomo d’affari di Laramie che aveva diversificato i propri affari , poi si era gettato in politica e aveva ottenuto ai primi del 1900 la gestione del Penitenziario di Rawlins. Il processo di speculazione avviato non fu mai particolarmente gradito ai prigionieri, che nel 1912 arriveranno a incendiare la fabbrica, reclamando poiché oramai il loro corrispettivo si era ridotto al cibo appena necessario a sopravvivere. Cosa che già nel 1911 aveva indotto Carey a serie riflessioni sulla risoluzione del contratto con Gramm, avviata lentamente e – per tenere buoni i detenuti – attraverso un programma sportivo interno alla prigione, incominciando dalla sostituzione del direttore della struttura, affidata a un nuovo responsabile Felix Alston, in attesa di sollevare del tutto Gramm da ogni incarico. La ‘sporca dozzina’ Alston, per tirare su il morale degli ‘ospiti’ del penitenziario aveva pensato di dare vita a una squadra di baseball, sport divenuto ormai popolarissimo negli Stati Uniti e di cui era un grande appassionato. Una rapida indagine fra i detenuti gli aveva permesso di identificare figure che sembravano adatte allo scopo e per questo si circondò di dodici detenuti, fra i diciotto e i trentanove anni. Tale Joseph ‘Babe Ruthless’ Seng, per dirne uno, era l’esterno destro, ma anche un condannato a morte per aver ucciso il marito della sua amante. Aveva ventinove anni. L’esterno centro Sidney Potter era in carcere per contraffazione, il ricevitore James Powell per stupro. E poi John Crottie, che giocava in terza base, aveva riflessi pronti e fedina penale sporca per furto aggravato, l’interbase Joe Guzzardo era dentro per omicidio preterintenzionale. Il miglior lanciatore, Thomas Cameron, era un minatore di vent’anni condannato per violenza sessuale. Ecco, la sporca dozzina era più o meno tutta così. E ad allenarla Alston aveva messo il capitano George Saban, condannato per l’omicidio di tre pastori. Era il meglio che si fosse trovato tra le mura della prigione per metter su una squadra, con l’obiettivo non di vincere un titolo, quanto piuttosto vincere per commutare la pena di morte in ergastolo. Fu così che nacquero i WSP All Stars, i Wyoming State Penitentiary All Stars. George Saban, condannato all’ergastolo, come detto, per il massacro noto come ‘Spring Creek raid’, non poteva giocare perché aveva le dita amputate, aveva grande intelligenza tattica e grandissime doti psicologiche: aveva promesso ai giocatori che ogni errore in campo ne avrebbe aumentato la pena detentiva. Saban aveva carta bianca, era un vecchio conoscente di Alston, le due famiglie vivevano vicine e fra i due c’era stata una antica amicizia. Saban era stato persino fra gli invitati al matrimonio di Felix Alston. In realtà i WSP All Stars giocarono soltanto contro i Rawlins Juniors . Ma, nonostante la disparità di forze e di età, vinsero tutte e quattro le partite giocate. La Wyoming Supply Co. era la ditta di Daniel C. Kinneman che si occupava di costruzioni, impianti idraulici e servizi e aveva lavori appaltati dall’istituto. Era una delle migliori squadre amatoriali dello Stato, eppure i Wyoming State Penitentiary All Stars vinsero la prima partita 11-1. Anche la seconda partita fu vinta 11-1. La terza fu vinta 11-4. E la quarta – giocata eccezionalmente all’Overland Park – per 15-10. Fra il 18 luglio e il 29 agosto 1911 i WSP All Stars scrissero a loro modo una pagina romantica dello sport. La stampa locale tentò di giustificare a lungo le disfatte della Wyoming Supply Co. con l’atmosfera irreale e particolare che si respirava in carcere. Ma il 15-10 nel quarto match fugò ogni altro dubbio. Quei detenuti erano dannatamente bravi, e molto motivati. Del resto anche gli antichi gladiatori – anche perdendo – si guadagnavano delle possibilità di sopravvivenza se di estremo valore. I giornalisti incominciarono a guardare allora i WSP con occhi diversi. E già dopo il secondo incontro scoprirono cose nuove. A esempio che Seng realizzava dei fenomenali fuoricampo, e che aveva degli occhi chiarissimi e bellissimi che stonavano con l’immagine di assassino che si era costruito. E che gli altri detenuti cominciavano a nutrire invidie piuttosto evidenti per quel manipolo di ‘privilegiati’ che solo per sapere posare in fotografia con divise impeccabili con cappellini, guanti e mazze abbinati, quasi quasi facevano dimenticare al mondo di essere dei detenuti condannati a morte. E che alcune di quelle condanne erano state rimandate perché stavano vincendo tutte le partite. In pochissimi giorni la tensione si alzò. Seguirono un paio di attentati alla vita del direttore, altrettante evasioni sventate e l’uccisione di una guardia. Il nervosismo di molti aumentò quando si sparse, appunto, la notizia che – tra il primo e il secondo incontro – l’esecuzione della condanna di Seng era stata sospesa a data da destinarsi e che dietro questa ‘incertezza’ ci fossero le lettere della mamma di Seng indirizzate al governatore Carey, e appoggiate dal cappellano spirituale e dal medico della prigione, nelle quali si richiedeva che la pena del figlio venisse commutata in ergastolo. Per tutti Joseph Seng rimase vivo, senza sapere se e quando la condanna sarebbe stata eseguita. Nella sfida all’Overland Park la squadra venne scortata e il direttore Alston impose che i tifosi restassero sugli spalti e non avessero contatti coi detenuti. Il campo neutro non cambiò il risultato: la squadra del carcere vinse 15-10. Poi riconsegnò le attrezzature. La squadra del penitenziario non avrà però vita lunga. La Wyoming Supply Co., dopo 39 successi in 45 partite e alle soglie del titolo della Western Division, una lega amatoriale, verrà travolta da uno scandalo scommesse che coinvolgerà anche il direttore. Quando il governatore Joseph M. Carey completerà la sua indagine la squadra verrà smantellata e con essa anche il progetto collaterale ‘All Stars’. Da quel momento il nuovo obiettivo della prigione non sarà più il baseball, ma l’educazione e per i detenuti non ci sarà più la possibilità di avere sconti di pena né di variare il proprio destino. Fu allora che vennero firmati gli ordini di esecuzione delle condanne, i giocatori tornarono detenuti e ripartì il conto alla rovescia sulle loro vite. Seng fu impiccato quasi un anno dopo quella trionfale estate di quattro vittorie su quattro delle All Stars, in una fredda notte di maggio, sulla stessa forca usata per giustiziare il famoso cacciatore di taglie Tom Horn. Alcuni compagni finirono di scontare la pena. L’allenatore George Saban riuscì a evadere dal carcere a pochi giorni dal Natale del 1913. Per Seng il ‘batti e corri’ finì tragicamente nella casa base del braccio della morte. Finiva lì quell’interessante esperimento che aveva aumentato le quantità di cibo, promosso l’esercizio fisico e dato vita a un sogno. Il sogno di stupratori, falsari, ladri e assassini di diventare dei campioni, le cui vittorie servivano solo a prolungarne la vita. Mentre le sconfitte ne accorciavano l’attesa dalla condanna a morte o dal carcere a vita. L’incentivo della vittoria funzionò finché bookmakers e parenti delle vittime – indignati dai rinvii – non costrinsero un giudice a fermare le scommesse e calendarizzare le esecuzioni o i fine pena. Per gli assassini Joseph Seng, Joe Guzzardo e George Saban; gli stupratori Thomas Cameron, James Powell, Eugenio Rowan; per i rapinatori Conte Stone, Ora Carman, John Crottie, Frank Ftizgerald ed Harry A. Pendergraft; per il falsario Sidney Potter, il sogno dunque finì in una bolla di sapone. Già così lontano il tempo in cui il ‘Carbon County Journal’, in quel 21 luglio 1911 scriveva: “Alston ha una squadra veloce, i nostri Juniors sono considerati una delle migliori squadre amatoriali dello stato e ci vuole una buona squadra per sconfiggerli, anche se giocavano su un terreno nuovo per loro e in una delle partite più strane mai giocate nello stato; cosa che li ha resi un po' nervosi”. Chi l’avrebbe mai detto: un killer che segna due fuoricampo, un barile di limonata per fare festa che sembra champagne… E oggi ancora esiste quella vecchia lapide con i dati di Seng che si trova nella vecchia ‘Prigione di Frontiera’ di Rawlins, nella quale fino alla chiusura del carcere, quarantaquattro anni fa, sono morti 250 detenuti – fra cause naturali, suicidi e vittime di violenze – e 14 condannati a morte. A Pendergraft e Rowan venne concessa la libertà vigilata; Guzzardo venne graziato; Cameron, Carman, Stone e Potter scontarono la loro pena; i nomi di Powell, Fitzgerald e Crottie vennero invece calendarizzati per salire sul patibolo. La storia della squadra della morte arrivò e colpì gli States in un momento della storia americana in cui la popolarità del baseball stava iniziando a diffondersi in tutto il Paese. A cavallo tra il 1900 e il 1910, il baseball stava diventando di gran moda. Ogni bambino voleva essere come Honus Wagner, Ty Cobb e Christy Mathewson. Gli uomini seguivano religiosamente i risultati degli incontri, le partite erano una gran bella occasione di evasione mentale, offrivano prospettive di futuro tutte da scoprire. I detenuti erano una ‘società a sé’, confinata in realtà molto dure e lontane dalla società reale. L’immaginario collettivo fu colpito e attratto da questa novità: l’idea, cioè, che una squadra di baseball nata in un penitenziario, la ‘Death Row All Stars’, potesse diventare a suo modo leggendaria. Il clamore suscitato dall’iniziativa fu enorme, le testate più prestigiose della Costa Est si incuriosirono e se ne occuparono, il ‘Washington Post‘ titolò al limite del buongusto “Assassino mette a segno fuoricampo”. Non bastò ad evitargli la forca il 24 maggio 1912. I Wyoming State Penitentiary All Stars, giocavano per guadagnarsi la vita, condannati a vincere, affidandosi a talento e disperazione. Ogni partita, una sentenza. Ogni sconfitta, una condanna. Andata e ritorno, su e giù per l’inferno in una squadra di dannati…

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Lucio Rizzica