Ancora una volta mano nella mano: il sogno per l'ultima di Nadal

Ci sono storie e immagini nel mondo dello sport che resteranno impresse per sempre nella memoria di tutti gli appassionati. E chissà quanti gesti sono stati perduti perché la copertura televisiva nei primi decenni del ‘900 non era ancora quella di oggi, oppure, semplicemente, perché non sono stati immortalati dai fotografi presenti. Fare una selezione dei momenti più belli di sempre dello sport è quasi impossibile, perché gli episodi da raccontare sarebbero centinaia e un’ipotetica giuria si dividerebbe facilmente. C’è chi, probabilmente, metterebbe al primo posto la famosa rete segnata con il pugno destro da Diego Armando Maradona nei quarti di finale contro l’Inghilterra ai mondiali del 1986: ‘la mano de Dios’. Altri, magari, opterebbero per la foto immortalata nel 1968 ai giochi di Città del Messico dove, Tommie Smith e John Carlos, primo e terzo nei 200 mt, alzano il pugno chiuso guantato in nero per protestare contro il razzismo. E come lasciare fuori il 10 alle parallele asimmetriche di Nadia Comaneci ai giochi di Montreal del 1976, oppure, il morso di Mike Tyson all’orecchio di Evander Holyfield nel 1997 sul ring di Las Vegas. La scelta sarebbe ardua limitandoci anche semplicemente alla storia dello sport italiano. Gli appassionati di ciclismo, probabilmente, sceglierebbero la foto storica del Tour de France del 1952 con il passaggio della borraccia sul passo del Galibier tra Gino Bartali e Fausto Coppi. I tifosi di calcio, invece, opterebbero per l’urlo di Marco Tardelli alla rete del 2-0 nella finale contro la Germania ai mondiali del 1982, che fece impazzire anche il nostro Presidente della Repubblica Sandro Pertini, oppure, la rete del 4-3 di Gianni Rivera contro la Germania ai mondiali del 1970. E non finisce qui perché, lasciando il calcio e passando, per esempio, all’atletica leggera, dovremmo ricordare l’oro di Berruti nei 200 metri ai giochi di Roma del 1960, i record dei 200 metri di Pietro Mennea con 19’ ’e 72 centesimi il 12 settembre 1979, o quello del salto in alto di Sara Simeoni con 2,01 metri a Brescia il 4 agosto 1978. Da una top ten potrebbe restare fuori la schiacciata di Lollo Bernardi che, nel 1990, ci consentì di conquistare per la prima volta il gradino più alto del podio ai mondiali di pallavolo? Oppure, la famosa rete di Nando Gandolfi ai giochi di Barcellona nell’infinita finale della pallanuoto contro la Spagna dopo ben sei tempi supplementari. Una lista infinita di imprese che hanno fatto impazzire l’Italia sportiva. Tra questi eventi, in mezzo a questa montagna di fermo immagini, però, possiamo riavvolgere il nastro dei ricordi al 23 settembre 2022, il giorno dell’ultima partita di tennis dello svizzero Roger Federer. Un campione, non solo per numero di tornei vinti in carriera, tra i quali vale la pena ricordare venti Slam, ma per lo stile e l’eleganza che ha caratterizzato tutta la sua carriera dentro e fuori dal campo. L’annuncio del suo addio al tennis, il 15 settembre di quell’anno, fu uno shock per tutti gli sportivi e non solo per gli appassionati di tennis. Lasciava questo sport non solo un campione ma un uomo con un carisma eccezionale. Il giorno dell’addio, durante la Laver Cup di Londra, l’uscita dal campo fu un colpo al cuore per tutti. E quel giorno non poteva mancare al suo fianco, l’amico e l’avversario di sempre: Rafa Nadal. I due avversari si sono presi a pallate quaranta volte in carriera con 24 successi per lo spagnolo. Hanno raccontato pagine di tennis indimenticabili, finali pazzesche, ma fuori dal campo, li univa una grande amicizia che nasceva dalla stima reciproca. Chi non si è commosso nel vederli seduti, in panchina, mano nella mano piangendo come due bambini ai quali era stato tolto il giocattolo preferito. Allora, dopo il fresco annuncio dell’addio al tennis di Rafa Nadal, abbiamo un altro sogno: “We have a dream”. Vogliamo commuoverci ancora come a Londra. Vogliamo vedere Roger Federer al fianco di Rafa Nadal per la sua ultima partita che, probabilmente, sarà disputata a Malaga in Coppa Davis. Ancora una volta mano nella mano, con gli occhi pieni di lacrime a commuovere il pubblico presente sugli spalti e i tifosi collegati in televisione. E che bello sarebbe se al loro abbraccio si unissero anche Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, i due leader della nuova generazione, i due campioni che faranno grande questo sport nei prossimi anni. Tutti e quattro insieme, mano nella mano, in un abbraccio infinito, in un ideale passaggio di testimone dove passato e futuro si uniscono all’insegna della pace e della fraternità in un mondo lacerato da guerre scatenate solo dal fanatismo.